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Fuori dai margini ci si addentra nel bosco, Morganti e Biagini: ultimo giorno a Castiglioncello

Un tormento mi coglie da domenica, prima della serata conclusiva di Ai margini del bosco, a Castiglioncello. Avevo da poco pubblicato l'articolo della serata di sabato alle Spiagge Bianche di Rosignano, quando un quasi anonimo commento mi ricordava una colpevole dimenticanza, ossia che quella bianchezza di rena è dovuta ai veleni del bicarbonato Solvay, che intossica poco lontano...

Teatro e non: Roberto Latini e Patrizia Cavalli sulle Spiagge Bianche di Castiglioncello

È ancora pomeriggio e un collega marinaio, nato da questi luoghi, mi dice che se le rondini inizieranno a girare in tondo e puntare verso l'alto, vorrà dire che il tempo non terrà e verrà pioggia, tanta da impedire la poesia della sera, sul greto delle Spiagge Bianche. Ma le rondini, stavolta, hanno fatto il loro giro lontano da qui...

Scaccia le tenebre il fuoco della poesia: Iaia Forte e Mariangela Gualtieri Ai margini del bosco

È già quasi sera, quando Iaia Forte intona il suo omaggio a tre donne straordinarie, diverse per epoca e geografie, unite dalla parola significante e vera: Saffo, Dickinson, Morante, nella prima sera della sua voce è al verso contrario, dall'ombra alla pace, dalle tenebre alla luce, il viaggio della poesia. Inizia dalla diversità, questo Festival di Poesia di Castiglioncello, Ai margini del bosco sul confine della naturalità la sottrazione del corpo...

Schegge dai Teatri di Vetro: riflessioni postume di un diarista all’ultimo giorno

Gli amici con il cappotto già indosso, sulla porta di casa, dispensano gli ultimi sorrisi prima di infilarsi per le strade che li porteranno alle loro case, nelle loro vite, qualcuno si intrattiene per una battuta di più, qualcuno s'era già addormentato sul divano un'ora fa, sulla tavola in salotto, sotto le luci accese dei faretti incastonati nel soffitto e per le pareti, restano muti e inerti, avanzi e stoviglie da lavare...

Sette giorni di Vetro, i teatri del corpo che cambia

Teatri di Vetro 5, giorno numero sette. Sette in punto è anche l'orario che ti ha visto in piedi. Una giornata calda ti ha accompagnato avanti e indietro per Roma al punto che quando, dodici ore più tardi, raggiungi il Palladium, Garbatella ha le sembianze di una vasca di tranquillità. Ti concedi due chiacchiere al desk accrediti, prima di entrare in sala. Ad aprire la serata è Paola Bianchi, danzatrice e coreografa indipendente alla ricerca di sempre nuove connessioni tra la danza contemporanea e le arti che la sottendono, dalla musica alla multimedialità. Il suo Duplica è uno studio sul doppio e sulla solitudine di chi si va cercando dentro un codice per auto-interpretarsi. La danza è fisica e netta ed è semplice ma efficace il rapporto dialogico intrattenuto con il velatino, dietro al quale il corpo può sparire e riapparire come ombra, come illusione ottica, come immagine dipinta su una grotta...

Sesto giorno a Teatri di Vetro: il corpo sacrale, torna ad essere corpo

Per la strada ne parlo, sento che mi sto avvicinando, non mi capita quasi mai di sentire il passo scandito dell'arrivo in teatro, ma questa volta ne dico anche troppo, prima di vederlo, trascino con me qualche collega, qualche appassionato che si fida, sassi lungo il corso di un fiume in piena: lei attende sul palco, in un angolo, unico luogo da cui una storia può cominciare, il centro lo guadagnerà col tempo, e con il movimento. La suggestione è di una potenza esclusiva, il quadro si alimenta della presenza della danzatrice, l'animazione della forma pittorica diventa vera e propria esplorazione dell'immaginifico, un fiore rosso dell'anima perduta le ruota attorno, il segno della vita ch'è stata pian piano si fa sostituire dai fiori bianchi, della vita abbandonata...

Il tonfo della caduta e il colpo di teatro: quinto giorno a Teatri di Vetro

Tutto inizia dai maestri, decisi a presentare un libro alla stessa ora dello stesso giorno. Ma un libro diverso in un luogo diverso. Così mentre Attilio Scarpellini (impegnato invece da oggi nel convegno CORE sulla danza all'Opificio Telecom Italia) è a presentare il romanzo di Raffaella Battaglini (L'aria di casa, per Fandango), Antonio Audino apre questa seconda settimana di Teatri di Vetro introducendo la raccolta di conversazioni con dieci drammaturghi cui Silvana Matarazzo ha dato titolo La parola e la scena. Ad ascoltare «drammaturgia» salto in piedi e mi presento a La Villetta, poco lontano dal Palladium, per ascoltare Chiti, Manfridi, Santanelli e Tarantino discorrere del grande rimosso del teatro contemporaneo: la parola, da capire invece il suo rapporto con la scena...

Giro di boa sotto la pioggia, nel quarto giorno di Teatri di Vetro

Giro di boa. Il quarto giorno a Teatri di Vetro coincide con la fine della prima settimana: è domenica e tutti sono andati al mare a prendere acqua da sopra invece che da sotto, la stessa acqua temporalesca che induce a restarsene chiusi in casa, poi domani è lunedì e si lavora di nuovo, in più oggi è domenica di maggio e c'è l'ultima di campionato in serale e se non per la partita dopo una giornata in giro ad imprecare nel traffico del ritorno, davvero a chi va di uscire? Questo devono aver pensato tutti quelli che invece della Garbatella, stasera hanno scelto altre zone, presumibilmente quelle dei loro quartieri dentro le loro case, a giudicare dalla desolante carenza di pubblico – strana per il festival – da dover annotare. Ed è un vero peccato perché l'auspicio era dei migliori, proponendo due tra i lavori sulla carta più interessanti dell'intera programmazione...

Interiors: Lenton e il grande freddo dell’anima

La recensione di Interiors di Matthew Lenton andato in scena al Teatro Eliseo di Roma. Arriva a Roma al Teatro Eliseo una riuscita e fortunata creazione del collettivo scozzese Vanishing Point. Interiors prende le mosse da un testo del 1895 firmato da Maurice Maeterlinck, naturalista e letterato inscrivibile in quella copiosa corrente simbolista che invase il Nord-Europa al giro del secolo scorso...

Terzo giorno a Teatri di Vetro: la storia in fuga, di una storia d’amore

Non si fugge mai davvero, dai grandi amori. Il progetto mi balenava già dal mattino del sabato, quando mi sono trovato fra le mani un pezzo di Franco Cordelli, rintracciato sull'archivio del Corsera, di qualche giorno fa (16 maggio), in cui tracciava un parallelo splendido per valutare gli ultimi film di Nanni Moretti e di Emidio Greco. Finito l'articolo una tristezza infinita, a dirmi da quanto tempo non riuscivo, per una sorta di teatrodipendenza, ad andare al cinema. Meditabondo corro di nuovo, a sera, verso la Garbatella e questo terzo giorno di Teatri di Vetro. Susanna mi dice che oggi è un giorno in cui c'è molta danza, Susanna è una ragazza che cerchia e sottolinea, Susanna è un giornalino che sembra una stampa clandestina...

Secondo giorno a Teatri di Vetro: buoni e cattivi sentimenti nell’Italia dei vecchi

Comincia tutto dalla platea, dove tutto finisce. Nei festival c'è questa speciale capacità comunitaria che si articola nei luoghi meno consoni, quelli in cui si dovrebbe stare in silenzio, e invece l'atmosfera familiare penetra anche oltre la sacralità dell'evento: sedersi di fianco è come scambiarsi una bottiglia di vino, ognuno è al centro di filamenti sorridenti ad ogni lato, parole come monetine lanciate in una fontana, per di nuovo tornare qui. È nella platea di questo secondo giorno di Teatri di Vetro 2011, il primo spettacolo di questo festival urbano. Nell'attesa che MusellaMazzarelli diventino Figlidiunbruttodio, il critico di quotidiano stretto in mezzo da due (non più troppo) giovani della rete...

Una promessa rimandata, l’accoglienza del primo giorno di Teatri di Vetro

È dall'accoglienza che misuri l'intero soggiorno, ma non ci si può fermare lì. Prende per mano uno per uno gli spettatori, questa Quinta Edizione di Teatri di Vetro, li accompagna dal buio di una percezione non ancora esprimibile al buio della sala, dove percezione sarà.

Il buio è per i sessanta minuti di Asprakounelia di ErosAntEros, giovane compagnia ravennate che ha pensato bene di permettere la migliore percezione fin dal principio, dalla lettura del titolo di questo testo scritto nel 1991 da Philip Ridley (Killer Disney), per cui forse bastava dire Treno Fantasma. Il buio è la condizione naturale di uno spettatore, la sua incoscienza è disarticolata, immersa in una stagnante mancanza cui l'arte si pone di sopperire...

HIC IACET CORPUS: Riccardo Caporossi in mostra – Una riflessione sullo statuto dell’arte teatrale partendo dal confronto con le arti figurative

La mostra Hic iacet corpus, ospitata dal museo Bilotti, mette in luce il confronto tra un artista visivo, Alfredo Pirri (prestato al teatro all’inizio della sua carriera con la compagnia Kripton…) e un’artista performativo, Riccardo Caporossi, che abitualmente assorbe l’arte visiva in quella scenica, chiamato, nel suggestivo spazio dell’aranciera di Villa Borghese, ad esprimere la propria visione in una forma ed in uno spazio statici, quello espositivo...

Christa Wolf nelle mani di Frattaroli: il dolore nell’anima della pietra

La recensione dello spettacolo andato in scena al Taetro India di Roma. Nella pietra è conficcato l'uomo, nella pietra l'anima si strugge di libertà e il corpo n'è carceriere: l'anima della pietra dibatte con la materia e il suo uso, si plasma la forma per mano del suo correttore di asperità, emerge di vitalità fuori dalla misura in cui è confinata. Enrico Frattaroli porta in scena Nella pietra di Christa Wolf, il testo della separazione tra corpo e anima parlante...

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