Cosa succede quando realtà teatrali apparentemente distanti si avvicinano creando relazione? In un paese nei pressi dell’Aquila il Teatro Nobelperlapace ospita due spettacoli del progetto Mind The Gap della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi.
Quello che guardiamo del teatro è sempre una relazione, che sia aderente alla logica attore/spettatore o a quella più ampia delle relazioni umane. In ogni caso: congiunture, in cui si annida l’idea di teatro come bene comune, spesso elevato a valore. Ma altrettanto frequenti sono le occasioni in cui a qualcosa di prezioso il buon senso risponde con la logica consolatoria della sovvenzione e della razionalizzazione ministeriale da una parte, o del silenzio dall’altra. È in questo quadro che sbiadisce il bene della cultura, che dona una propria metà di valore al sistema. Il potere assertivo di certe frasi sembra ormai superstizione che giocando su un senso comune rischia di fiaccare gli entusiasmi e assorbire l’audacia – se dei più o dei pochi non sta qui dirlo.
Prudenza vorrebbe che superstizione non si sfidasse continuando così a galleggiare in una semi-normalità accomodante, ma sono proprio i casi in cui si evitano gli obbligati compromessi che fanno riemergere più forte l’idea del teatro a partire dall’etica della relazione.
A qualche chilometro dalla città dell’Aquila, in un paese (San Demetrio ne’ Vestini) che sta cercando ancora dopo troppi anni la pace nella quasi-normalità post-sisma, a domeniche alterne il Teatro Nobelperlapace ospita la rassegna Strade. Un appuntamento che evita la logica delle domeniche d’intrattenimento a teatro, e sperimenta invece la congiuntura come occasione di confronto.
Tempo fa qui avevamo incontrato César Brie per parlare del potenziale della separatezza, di quella voluta marginalità come chiave di accesso non solo al teatro ma alla vita (leggi intervista).
La forza di alcune periferie è nell’accesso privilegiato in questi territori indipendenti, in cui si realizzano programmi spesso audaci, che non vogliono essere alternativi, ma complementari al resto. Per questo motivo l’Associazione Arti e Spettacolo di San Demetrio, insieme ad altri partner di tutta Italia, quest’anno ha iniziato a dialogare con un’altra realtà ben più nota – di certo non periferica – la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi. Il punto di incontro è nel progetto Mind the Gap che la scuola sta portando avanti a partire dal 2017. Si vuole mettere in relazione il lavoro dei diplomati dell’accademia – che siano singoli, gruppi o compagnie, attori, autori, organizzatori, registi e danzatori – con i partner che hanno aderito al protocollo d’intesa. La parola d’ordine è rete, nell’idea che favorire la circuitazione nel mondo del teatro sia altrettanto importante che lavorare sulla formazione.
Al Teatro Nobelperlapace sono arrivati così due spettacoli: Il baciamano di Manlio Santanelli, con la regia di Domenico Onorato (che vede proprio l’Associazione Arti e Spettacolo tra i produttori) e Sogliole a piacere scritto e interpretato da Gloria Giacopini. L’open call della scuola, che serve a selezionare i progetti, si fa garante di qualità e stimolo per gli ex-allievi a intraprendere un percorso di creazione personale per misurarsi con spettatori di diverse realtà. I partner, ma a noi piace pensarli come sostenitori, disegnano un panorama teatrale che si muove trasversalmente tra grandi e piccoli centri: AMAT (Associazione Marchigiana Attività Teatrali), Fondazione Piemonte Dal Vivo, Associazione Culturale Arti e Spettacolo, Teatro Biblioteca Quarticciolo, Sardegna Teatro, CLAPS -Spettacolo dal vivo, Circuito Lombardia Arti Pluridisciplinari Spettacolo dal Vivo, Fucina Culturale Machiavelli, Sementerie Artistiche, Cubo Teatro, Teatro Binario 7, Festival Utovie, Dominio Pubblico Teatro, Teatro Libero, Karakorum Teatro, Mamimò, Circuito Contemporaneo/Chronos3, Teatro Palapartenope. Una struttura che conta di ampliarsi e consolidarsi negli anni, aperta ad altri che vorranno sottoscriverne il protocollo.
Questa costellazione di nomi disegna un intreccio che ha un sapore virtuoso. A renderlo tale non sono solo le intenzioni ma il sostegno. Persino quello economico, lo dice il presidente Giampiero Solari: «La Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, a titolo di investimento per la promozione del progetto nella sua fase di startup, ha istituito un Fondo cui potranno avere accesso i Partner per la copertura di quota parte del cachet indicato nel tariffario». Si tratta chiaramente di un modello diverso di diffusione, che potrebbe essere esempio per altre scuole e accademie che volessero fare ponte creando occasioni di incontro tra giovani artisti e nuovo pubblico, vario e differenziato.
D’altro lato è anche un modo per spingere gli allievi a indagare sulle motivazioni del fare teatro inquinando di buon senso un percorso futuro. Inquinare? Sì, perché tra il fare e il creare si lasci spazio alla contaminazione, all’alterazione dell’io correndo il rischio di “insozzare” le proprie forme. Allora ci piacerebbe parlare non più di sola rete, e con un’impennata di audacia scomodare definizioni virtuose, che si legano ad altri periodi storico teatrali, e parlare di microsocietà, ma non di soli attori (la definizione è chiaramente di Claudio Meldolesi), piuttosto volendo includere tutto il mondo teatrale, produttori e organizzatori, attori e registi, spettatori. È questa l’immagine obiettiva della difficoltà, portavoce di spaesamento. Nel momento in cui si cercano nuove terre ci si accorge che il valore è l’approdo, ma in “territori liberati”.
Doriana Legge