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I poeti in fiamme di Lacasadargilla

Lacasadargilla con Les Adiuex! affronta i poeti della Russia rivoluzionaria: Esenin, Blok, Majakovskij e Pasternak rivivono sulla scena di Romaeuropa Festival 2017. Recensione

Foto Sveva Bellucci

Nel 1953 Ray Bradbury mescolava realtà e surrealtà definendo l’oltremargine di un Novecento al punto di svolta: l’età della devastazione fragorosa aveva lasciato il campo a un sistema di logoramento sterilizzante, l’annientamento si veicolava attraverso forme meno esposte, silenziose, non meno lancinanti. La sua idea fu quella di immaginare un futuro presente, piuccheppresente, in cui il possesso o la conoscenza dei libri fossero considerati reato, sotto il diretto controllo di particolari vigili del fuoco all’inverso, esecutori dell’ordine di mettere al rogo i libri, proibiti. Per corroborare tale idea, lo scrittore statunitense decise di dare nome al romanzo di fantascienza Fahrenheit 451, desumendo tale sigla dalla presunta temperatura di accensione della carta. Ma se il romanzo – poi film di altrettanto successo firmato François Truffaut – ha fatto la storia e tale titolo si è fatto proverbiale, pochi sanno che esso poggiava in realtà su un errore, perché la temperatura di accensione della carta varia secondo la qualità, lo spessore, della materia.

Foto Sveva Bellucci

Nella platea che assiste a Les Adieux! – parole salvate dalle fiamme di Lisa Ferlazzo Natoli (lacasadargilla) e Gianluca Ruggeri, al debutto negli spazi romani de La Pelanda per Romaeuropa Festival 2017, si avverte una simile sensazione. L’impianto scenico raffinato pone tre attori (Fortunato Leccese ed Emiliano Masala e la stessa Natoli) dietro una velatura di nero che chiude il proscenio, ai cui lati interni stanno i musicisti diretti dal compositore Ruggeri e sulla cui superficie sono proiettate le immagini curate da Alessandro Ferroni e Maddalena Parise; l’intenzione linguistica è quella di comporre un “melologo per il nuovo millennio”, ripercorrendo i versi dei maggiori poeti russi che hanno attraversato il tempo della Rivoluzione dagli inizi fino ai residui post staliniani: Esenin, Blok, Majakovskij e Pasternak, secondo l’ordine cronologico di incidenza del loro operato sul popolo sovietico. La struttura dunque è interamente poggiata sulle loro poesie, declamate dai tre attori in una fortissima flessione di afflato con l’evocazione dei tempi in cui tuonavano per tutta la Russia; attorno, la presenza di un intero ensemble musicale di quattro strumenti (viola, flauti, bayan e percussioni) crea un manto sopra gli ossuti versi, mentre il corpo di proiezioni richiama, in una forma talvolta poetica – come nel caso dei disegni di Francesca Mariani – talvolta documentaria, le scene di un’epopea novecentesca.

Foto Sveva Bellucci

Se dunque la struttura è così ben congegnata, l’oliatura perfetta impedisce una partecipazione più attiva, relegando il pubblico al ruolo di ascoltatore un po’ estraneo, ammiratorio nei confronti della grande finezza che gli passa di fronte. Sembra come se l’eleganza raggiunta dall’assemblaggio degli elementi, difficilissimo eppure rigoroso, tolga in contrario a un dinamismo capace di vedere quei versi agiti, realizzati, finalmente dinamici come nel cuore di chi li ha scritti. L’acutezza dei contenuti non buca quel velo, ci si smarrisce nel considerare il piano formale che rende in un territorio un po’ sterile, borghese, l’animata ferocia di scrittori affondati nel fango di una Rivoluzione – o post – contadina e popolare. Dunque di certo alta e sincera è l’intenzione, assecondata da una tecnica gestita con qualità, lo è meno l’impatto magniloquente che non sostiene il superamento di una esuberanza stilistica: come accadde quindi a Bradbury di sbagliare gradazione, anche questo lavoro non raggiunge la giusta temperatura di accensione per una carta già di per sé incandescente, ma che sulla scena si blocca in un afflato più freddo del rogo promesso dall’esplosività dei riferimenti, dalla poesia degli uomini, dalla ferita di un intero popolo.

Simone Nebbia

La Pelanda, Romaeuropa Festival 2017 – Ottobre 2017

LES ADIUEX! – parole salvate dalle fiamme
Ideazione Lisa Ferlazzo Natoli, Gianluca Ruggeri
Regia Lisa Ferlazzo Natoli
Voci recitanti Lisa Ferlazzo Natoli, Fortunato Leccese, Emiliano Masala
Musiche a cura e di Gianluca Ruggeri
Flauti, Midi devices Gianni Trovalusci
Bayan Samuele Telari
Viola Luca Sanzò
Percussioni, Live electronics Gianluca Ruggeri
Soprano Galina Ovchinnikova
Disegno luci Luigi Biondi
Immagini Alessandro Ferroni, Maddalena Parise
Regia, Spazializzazione del suono Giuseppe Silvi
Consulenza scenografica Romualdo Moretti
Consulenza ai costumi Gianluca Falaschi
Disegni Francesca Mariani
Consulenza video Maria Elena Fusacchia
Aiuto regia Camilla Carè Assistente alle luci Francesca Zerilli Assistente alle immagini Luca Staiano Consulenza per le ricerche Alessio Bergamo, Sasha Arlorio Assistente volontario Eleonora Semeraro Coproduzione Romaeuropa Festival, Ars Ludi Ensemble, lacasadargilla Residenze Kollatino Underground, Ars Ludi Studio Con la partecipazione di Cineteca di Bologna Sostegno Teatro di Roma Fotografie di scena Sveva Bellucci Realizzazione scene Maestri di Scena s. r. l.

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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