Teatro in video 46° appuntamento. Il 24 agosto del 1903 nasceva a Napoli Peppino De Filippo; proponiamo la versione televisiva della commedia del 1931 Don Raffaele il trombone (Don Rafele ‘o trumbone).
Nato in un giorno d’estate nella Napoli del 1903, in seno a una strada probabilmente avvampata di Chiaia, Peppino De Filippo – al secolo Giuseppe – ebbe la rogna e l’occasione di portarsi appresso un cognome che poi sarebbe divenuto distintivo per il teatro italiano. Sotto l’egida genitoriale, si sa, di una paternità negata dall’illegittimità (quella di Eduardo Scarpetta) e scoperta per caso con le mani in petto alla madre Luisa, paternità incisiva che alla sua vicenda artistica e personale si è ascritta come un lascito complesso e conflittuale, come il viatico genetico per una carriera. Una vita fatta di palcoscenici e riflettori, assoli e connubi felici, non senza le amarezze e le separazioni che necessitano alla definizione di un protagonista dentro e fuori dalla “scatola ottica”.
Il portato maggiore della familiarità del suo volto si deve alla settima arte, al sodalizio con Totò tra gli altri, a quella celeberrima lettera in cui «…punto, due punti! Ma sì fai vedere che abbondiamo!» che segue un altrettanto noto «Noio volevam savuar l’indiriss….noi volevamo sapere per andare dove dobbiamo andare per dove dobbiamo andare?!».
Caratterista e spalla impeccabile, comico per elezione naturale quindi, ma pure interprete per Soldati (Policarpo, ufficiale di scrittura), Monicelli (Totò e le donne), Fellini e Lattuada (Le luci del varietà, Boccaccio ’70), marito di tre mogli, padre di famiglia, direttore di compagnia, gestore di spazi, commediografo, biografo di se stesso (Una famiglia difficile, Marotta, 1977), insigne, discusso e difficile fratello d’arte, di germani altrettanto impegnativi. Dopo gli esordi e la gavetta vengono gli anni e i successi del Teatro Umoristico: i De Filippo e la rottura definitiva nel 1944 con Eduardo, inevitabile conseguenza dell’avverarsi di ricerche e vocazioni diverse, forse poco conciliabili, di certo poco concilianti. Passa così, con qualche perplessità e ingaggi da capogiro, alla rivista prima, al cinema e alla televisione poi, mentre prosegue di pari passo la sua attività teatrale e la messa a punto delle doti di autore di farse e commedie: Miseria bella (1931), Amori e balestre! (1931), A Coperchia è caduta una stella (1933), Quaranta ma non li dimostra (1933), Prestami cento lire (1941), Gennarino ha fatto il voto (1950), Pater familias (1955), L’amico del diavolo (1965) solo per citarne alcune. Don Rafele ‘o trumbone (in italiano Don Raffaele il trombone) è un atto unico scritto nel 1931, stesso anno della fondazione della compagnia con Eduardo e Titina che lo porta al debutto al Teatro Kursaal di Napoli. Qui lo proponiamo interamente, nella versione televisiva del 1972 ripresa dalla RAI.
Il portato maggiore della familiarità del suo volto si deve alla settima arte, al sodalizio con Totò tra gli altri, a quella celeberrima lettera in cui «…punto, due punti! Ma sì fai vedere che abbondiamo!» che segue un altrettanto noto «Noio volevam savuar l’indiriss….noi volevamo sapere per andare dove dobbiamo andare per dove dobbiamo andare?!».
Caratterista e spalla impeccabile, comico per elezione naturale quindi, ma pure interprete per Soldati (Policarpo, ufficiale di scrittura), Monicelli (Totò e le donne), Fellini e Lattuada (Le luci del varietà, Boccaccio ’70), marito di tre mogli, padre di famiglia, direttore di compagnia, gestore di spazi, commediografo, biografo di se stesso (Una famiglia difficile, Marotta, 1977), insigne, discusso e difficile fratello d’arte, di germani altrettanto impegnativi. Dopo gli esordi e la gavetta vengono gli anni e i successi del Teatro Umoristico: i De Filippo e la rottura definitiva nel 1944 con Eduardo, inevitabile conseguenza dell’avverarsi di ricerche e vocazioni diverse, forse poco conciliabili, di certo poco concilianti. Passa così, con qualche perplessità e ingaggi da capogiro, alla rivista prima, al cinema e alla televisione poi, mentre prosegue di pari passo la sua attività teatrale e la messa a punto delle doti di autore di farse e commedie: Miseria bella (1931), Amori e balestre! (1931), A Coperchia è caduta una stella (1933), Quaranta ma non li dimostra (1933), Prestami cento lire (1941), Gennarino ha fatto il voto (1950), Pater familias (1955), L’amico del diavolo (1965) solo per citarne alcune. Don Rafele ‘o trumbone (in italiano Don Raffaele il trombone) è un atto unico scritto nel 1931, stesso anno della fondazione della compagnia con Eduardo e Titina che lo porta al debutto al Teatro Kursaal di Napoli. Qui lo proponiamo interamente, nella versione televisiva del 1972 ripresa dalla RAI.
Marianna Masselli
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