Scritto tra il 1948 e il 1949, inizialmente in lingua francese con il titolo di En attendant Godot, venne pubblicato nel 1952 e portata in scena per la prima volta l’anno seguente al Theatre de Babylon, bisogna aspettare due anni per la traduzione inglese curata dallo stesso autore e il debutto. Dopo un periodo di critiche negative il testo iniziò ad essere rappresentato nei più importanti palcoscenici mondiali diventando un classico.
E’ qui che si inserisce lo spettacolo con la regia di Annalisa Bianco e Virginio Liberti in scena dal 6 all’11 aprile al Teatro Out Off di Milano. In una messa inscena che punta a spolverare via quel grigiore che decenni di spettacoli e repliche hanno depositato su un testo rivoluzionario. Il progetto, nato dall’incontro di due importanti formazioni: Egumteatro e laLut (ha debuttato infatti al festival Voci di Fonte organizzato da laLut), si avvale dell’interpretazione di Massimiliano Poli e Francesco Pennacchia nel ruolo di Vladimiro ed Estragone ; Angelo Romagnoli e Sergio Licatalosi nei panni di Pozzo e Lucky.
Dalle note di accompagnamento:
Aspettando Godot di Samuel Beckett è un’icona della storia del teatro.
Un testo di rottura, di rischio artistico, di alto valore morale, con un immaginario che negli anni 50 ha indicato la strada da seguire e molti l’hanno percorsa. Ma quella strada non è più percorribile. Sono passati 60 anni da quando è stato scritto il dramma di Vladimiro, Estragone, Pozzo, Lucky e quelle parole hanno perso la loro dirompente forza, la loro iniziale freschezza.
Tutto è stato gravato dalla monotonia di messe in scena, anno dopo anno, sempre uguali, a causa della decisione dell’autore e dei suoi eredi di controllare non soltanto l’integrità delle frasi ma anche le ormai vetuste idee registiche presenti nelle didascalie. Questa comprensibile autodifesa contro i registi disubbidienti, incuranti dell’autentico spirito beckettiano, ha trasformato la novità in una noia sempre uguale e la vitalità di un tempo in morte museale.
Ecco la beckettiana rottura con la tradizione diventata negli anni una tradizione della rottura e a volte un’autentica rottura tradizionale…
Aspettando Godot si è trasformato in una mummia artistica, da conservare in un teca a temperatura costante, lontana dagli odori e dai turbamenti della vita. E se diciamo tutto questo è per dichiarare apertamente la nostra profonda tristezza per un grande testo teatrale diventato un mediocre testo letterario che si agita sul plateaux, ridicolo come quelle persone che non accettando lo scorrere del tempo vogliono restare sempre uguali. Il nostro Aspettando Godot nasce da queste considerazioni. Non è detto che riusciremo a realizzare un buono spettacolo ma faremo del nostro meglio, nel rispetto delle norme contrattuali, per diminuire lo stato vegetativo in cui si trova da anni. E ci guideranno le parole di Beckett quando in una poesia scrive: morte nel mezzo/delle sue morte mosche/l’alito di uno spiffero/dondola il ragno
in scena
dal 6 all’ 11 aprile 2010
Teatro Out Off [Vai al programma 2009/2010 del Out Off]
Milano
Aspettando Godot
di Samuel Beckett
laLut/Egumteatro
copyright Editions de Minuit
traduzione Carlo Fruttero
regia Annalisa Bianco e Virginio Liberti
con Martino Biagi, Sergio Licatalosi, Francesco Pennacchia, Massimiliano Poli, Angelo Romagnoli
regista assistente Amandio Pinheiro (Stagista della borsa di studio “Inov–Art” promossa dal Ministero della Cultura/DGartes portoghese)
produzione Egumteatro, laLut Centro di Ricerca e Produzione Teatrale, Festival Voci di Fonte
con il sostegno di Regione Toscana – Sistema Regionale dello Spettacolo