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Licia Lanera, regina senza fiaba

Licia Lanera presenta in prima regionale The Black’s Tales Tour al Teatro Comunale di Novoli durante la terza edizione de I Teatri della Cupa. Recensione

Foto di Eliana Manca

C’è una ragione per cui le fiabe si leggono ai bambini prima di andare a dormire: è di notte, dopo le cose viste, conosciute, temute e sudate, che affiorano i pensieri, le aspettative e le ansie accumulate durante la veglia. Quando si è piccoli qualcuno ce le legge, quando si cresce, ce le raccontiamo da soli per ritrovare un ordine risolutivo – già analizzato da Vladimir Propp nel 1928 nel saggio Morfologia della fiaba – per desiderare un lieto fine, dando alle nostre paure il volto di mostri, streghe o orchi. È l’insonne teatro di un’esistenza che spera nella fiaba, per certi aspetti più crudele della vita stessa ma quantomai determinata a un numero di pagine finito, con eroi, principesse, aiutanti e cattivi dai tratti compiuti. Seguirete allora The Black’s Tales Tour per riascoltare di nuovo i racconti di Andersen e dei fratelli Grimm nel corpo, voce e gesto di Licia Lanera (Premio Ubu come miglior attrice under35 nel 2014) dopo aver debuttato in prima nazionale a giugno al Festival delle Colline Torinesi, ha proseguito la tournée di questo ultimo spettacolo prodotto da Fibre Parallele presentandolo in prima regionale nella sua terra, in Puglia, a I Teatri della Cupa, nel Teatro Comunale di Novoli. Il Festival del Teatro e delle arti nella Valle della Cupa è giunto al suo terzo anno, nato dalla residenza artistica delle due compagnie Factory e Principio Attivo Teatro e diretto da Tonio De Nitto e Raffaella Romano, con il sostegno del Teatro Pubblico Pugliese.

Foto di Eliana Manca

Entreremo nell’antro abitato da una creatura di femminea natura, di latex vestita e con scarponi ai piedi; di furia aggressiva e mostruosa come sanno esserlo le bestie ferite che non riescono a prendere sonno… Licia legge le fiabe era lo studio in forma di reading – alcuni lo avranno visto lo scorso anno qui a Roma durante Short Theatre 11 – che anticipava, con ben altra forma, The Black’s Tales Tour nel quale ora Licia Lanera quelle stesse fiabe le ha decisamente incorporate fino a farsi loro incarnazione. «Io la notte non dormo e vorrei che stanotte non dormissi nemmeno tu»: l’agognato tormento è un incantesimo che non riposa, stretto nei pugni, sbattuto nei piedi, contratto nei muscoli. L’eco della voce nel microfono è sorretta dalla musica onirica e elettronica di Tommaso Qzerty Danisi che unita al disegno luci di Martin Palma, creano un crescendo sinestetico in cui la luce scolpisce e il tessuto sonoro avvolge la figura dell’attrice, unica padrona della scena di Giorgio Calabrese. Con sensualità terrigna, Lanera racconterà delle donne attorno le quali sono nate le fiabe di Cenerentola, La Sirenetta, Biancaneve, Scarpette rosse e La regina delle nevi: sarà nella voce perduta di Ariel, nella solitudine di Cenerentola, nel sonno di Biancaneve, nella corsa inarrestabile e infernale di Karen, nel ghiaccio impenetrabile della regina delle nevi. Più che nel gesto, è nella voce e poi nel canto che si concentra il lavoro attoriale esplicitato attraverso un’equilibrata sintesi drammaturgica nata dalla riscrittura inedita e personale di ciascuna fiaba, unita a risate, grida, biascichi, sussurri. Lanera dà prova di sensibile introspezione, di essere riuscita a scendere nel fondo macabro di ciascuno dei racconti cogliendone quella crudeltà che è cifra popolare e dunque rituale. Le fiabe di Licia sono testimonianze di un rito di passaggio (come quelli analizzati nel 1909 dell’antropologo Van Gennep) compiuto in scena dalla stessa attrice, elaborazione di un percorso iniziatico costituito da diverse fasi e stati d’animo, ciascuno rappresentato a sua volta da una diversa protagonista. “Black” non è tanto la forma scelta, non è l’involucro accattivante col quale si racconta di queste storie, quanto piuttosto è l’inevitabile risultato di un lavoro intimo e stimolatore di domande e riflessioni per le quali la biografia dell’attrice incontra quella delle protagoniste delle fiabe.

Foto di Eliana Manca

Licia sarà ognuna di loro, diva ferita alla ricerca stavolta della sua di fiaba. Non riuscendo a vivere, né a scrivere, lei, di quel desiderio di infinito rappresentato in scena da otto lettere posizionate in proscenio che l’attrice anagrammerà dapprima in modi diversi per poi finalmente riuscire a comporre, nel finale, la parola eternità. «Arriva un tempo in cui le fiabe che conosci da sempre sono una scusa per dire
di te. E dici ciò che mai, altrimenti, avresti avuto il coraggio di dire». Ciò che nessuno oserebbe dire. Per questo quando ritroviamo in scena quel “non detto condiviso” di umore nero ora bagnato di luce, sconvolti e emozionati restiamo in silenzio con le nostre fiabe, coi sogni diventati bisogni di futuro, con l’illusione di un “e vissero felici e contenti” nonostante siamo incapaci, tutti, di concepire l’eternità in quanto tempo che non ha né inizio né fine.

Lucia Medri

Teatro Comunale di Novoli, I Teatri della Cupa – luglio 2017

THE BLACK’S TALES TOUR

di e con ​Licia Lanera
e con ​Qzerty
sound design ​Tommaso Qzerty Danisi
luci ​Martin Palma
scene ​Giorgio Calabrese
costumi ​Sara Cantarone
consulenza artistica ​Roberta Nicolai
organizzazione ​Antonella Dipierro
regista assistente ​Danilo Giuva
regia ​Licia Lanera
produzione ​Fibre Parallele
coproduzione CO&MA Soc. Coop. Costing & Management
e con il sostegno di ​Residenza​ ​IDRA​ e ​Teatro AKROPOLIS​ nell’ambito del progetto ​CURA 2017
e di​ Contemporanea Festival/Teatro Metastasio
La compagnia è sostenuta dal MIBACT

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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