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Tropicana. Storia di una meteora

Tropicana, nuovo lavoro di Frigoproduzioni presentato a Primavera dei Teatri 2017, interpreta lo stato dell’arte e il rischio di scomparire, sulle orme della hit omonima del Gruppo Italiano, successo del 1983 che ha sancito lo scioglimento della band. Recensione

tropicana
Foto Angelo Maggio

Un tempo l’apparizione nel variopinto mondo dello spettacolo, su larga scala, supponeva che l’incapacità di restare oltre la fiammata iniziale relegasse in breve allo stato di meteora, con attorno però un firmamento di sicura luminosità. Ma con la crescita di un sistema sempre più rapido di elaborazione e rimozione, il peso delle apparizioni è scemato a farsi quasi ologrammatico, evanescente prima ancora di esplodere nello spazio siderale, povero dello spessore su cui poggiare una qualche resistenza all’oblio dovuto ai replicanti. In tale struttura, dunque, si concretizza il rischio di veder tramontare non solo le esperienze destinate a scomparire, ma anche quelle il cui fragile germe creativo aveva solo bisogno di una cura maggiore per maturare e generare la propria tempra all’erosione dell’ombra che sempre più facilmente mangia pezzo a pezzo lo spazio della luce. È in un simile contesto che una giovane compagnia come Frigoproduzioni, autori di un interessante primo lavoro con Socialmente, riconosce il limite del proprio ingresso nel panorama artistico nazionale, comparando il proprio processo a quello del Gruppo Italiano, ensemble musicale che agli inizi degli anni Ottanta sbancò il mercato con Tropicana, una hit ancora oggi considerata e trasmessa dalle radio italiane ma che sancì di fatto lo scioglimento del gruppo, incapace di sostenere quel successo e di replicarlo oltre.

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Foto Angelo Maggio

Tropicana, presentato al Teatro Sybaris di Castrovillari per Primavera dei Teatri 2017, prende lo stesso nome della canzone e la interroga, la fa scorrere sul tempo scenico dei quattro attori, uniti sotto il vuoto cielo di un verde carico, netto, senza sfumature. Francesco Alberici, drammaturgo della compagnia, si carica la responsabilità di quel testo, nato dal nome di una bibita alla frutta, sagomato da un ritmo calypso in cui è intimamente compresso ma animato da ben altre intenzioni, ad averne ascoltato i temi apocalittici e non certo riconducibili all’estate gaudente come invece solitamente accade. I ragazzi di Tropicana decostruiscono gli elementi di cui sono composti e dichiarano di non comprendere né il successo né la sparizione, su quali caratteri poggiano, l’uno e l’altra sfera, la proprio evoluzione; la loro dichiarazione è un grido silenzioso, accordano al tempo il compito di scadere nella relazione con il pubblico, estendono oltre il “lecito” quel coinvolgimento degli spettatori come per affidargli la maggiore responsabilità da cui dipende ciò che la loro proposta artistica saprà diventare.

C’è una sospensione sommessa, un sentimento di sfiducia nei volti di Alberici, di Claudia Marsicano, Daniele Turconi e Salvatore Aronica – la cantante, il musicista e il corista – c’è la paura di finire nello stesso modo, di restare intrappolati in un rogo per il solo gesto di aver acceso una fiamma artistica nella curiosità altrui. La fase teatrale, assente e quasi rimossa dalla scena, è dunque negata da tale sentimento, come non potesse accadere, come si richiudesse in sé stessa l’energia per generarla e non restasse altro che una vitalità repressa, un sottile imbarazzo malinconico nell’assenza di sfumature, sotto il peso del verde uniforme.

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Foto Angelo Maggio

«Tutti l’hanno ballata, nessuno l’ha mai veramente ascoltata», recita la compagnia. Con una verve critica coraggiosa si interroga così sul proprio ruolo, sul senso e il sostegno della qualità, sull’identità dell’arte a contatto con una realtà che immagina prodotti e non processi, indaga nelle parole di un’esplosione promessa e per trasposizione metaforica poi mantenuta la propria ostinazione di artisti che cercano di contrastare lo svilimento, l’annientamento della complessità, della densità, di tutto ciò che il mondo contemporaneo non assimila e pertanto espelle: sulle note di una canzone allegra, si sgretola la civiltà occidentale.

Simone Nebbia

Primavera dei Teatri, Castrovillari – Giugno 2017
Al Teatro i di Milano 14-26 giugno 2017

TROPICANA
un progetto di FRIGOPRODUZIONI
produzione Teatro i – Associazione Culturale Gli Scarti
con Claudia Marsicano, Daniele Turconi, Salvatore Aronica, Francesco Alberici
drammaturgia di Francesco Alberici
creazione collettiva a cura di Francesco Alberici
aiuto regia Daniele Turconi, Claudia Marsicano

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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