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Le eresie de Leviedelfool a Fabbrica Europa

A Fabbrica Europa, Leviedelfool ha presentato in anteprima Heretico – Dopo questo apparente nulla. Recensione.

Foto Manuela Giusto
Foto Manuela Giusto

«Il contrario di fede è ragione. Il contrario di ragione è torto». Heretico, la nuova creazione de Leviedelfool prodotta da Orizzonti Festival e presentata in anteprima all’interno del cartellone di Fabbrica Europa, si chiude con un inoppugnabile sillogismo: la stringente equazione rivela, con la sottigliezza dell’aforisma e la leggerezza del gioco linguistico, l’afflato razionalista che ne anima la drammaturgia. Istanze che, con un lessico ormai non così comune, potrebbero essere definite “illuministe” e “positiviste” emergono infatti dalla tessitura che Simone Perinelli ricama su quattro interpreti e decine di personaggi: matrici teoriche che squarciano il velo di conclamata ignoranza e vacua superstizione dietro il quale si cela il vero volto della religione, e che tuttavia sembrano essere espressione di epoche ormai lontane, quando bestemmiare Dio era un’azione da pagare con la vita. L’acre odore che il 17 febbraio 1600 appestò Campo de’ Fiori, mentre il corpo e il genio di Giordano Bruno ardevano a immagine del potere di Santa Romana Chiesa, è adesso soltanto fumo di scena, che affascina senza più inquietare.

Foto Manuela Giusto
Foto Manuela Giusto

Il postindustriale spazio Alcatraz della Stazione Leopolda, trasformato dalla perizia di Fabio Giommarelli in un palco con quinte all’italiana e fondali mobili dove le file di mantovane si alternano a quelle di lampade a incandescenza, è la scena nella quale adolescenti americane, vittime di abusi, e cinici conduttori televisivi si alternano e sovrappongono in una struttura a episodi. I fulminanti quadri che si susseguono in Heretico spaziano da monologhi che irridono bonariamente i racconti contenuti nella Bibbia a brevi frammenti nei quali l’indicibile scandalo della pedofilia, l’ossessione omofoba o il controllo della sessualità femminile appaiono tratteggiati dalla regia di Perinelli con tinte surreali, esaltate dagli efficaci innesti sonori di Massimiliano Setti.

Foto Manuela Giusto
Foto Manuela Giusto

Più ancora che nell’imporre come verità favole bislacche, o nel diffondere un’irrazionale e pericolosa fiducia nei miracoli, è infatti nella secolare violenza esercitata nei confronti del diverso, dell’emarginato, del debole, che sembra celarsi il peccato irredimibile del cristianesimo. E il gesto con cui Daniele Turconi apre lo spettacolo, quel suo spingere con fatica la piattaforma che troneggia al centro del palco, sembra preannunciare le quotidiane miserie di individui che, come Sisifo, scontano condanne loro comminate da divinità assenti e irraggiungibili.
Dove la scrittura sembra prendere le distanze dalle questioni religiose e seguire i percorsi esistenziali di persone comuni, Heretico si rivela come un affresco di commovente potenza. Il doloroso infrangersi dei sogni e dei desideri contro la grigia realtà o l’inestricabile nodo tra il genio e la sofferenza fisica e psichica prendono corpo nella danza di Elisa Capecchi, e soprattutto nei goffi movimenti di Perinelli in tutù bianco e All Star ai piedi. Il suo riconoscibile modo di portare il testo, di amplificarne le pause con studiate indecisioni della voce e di accompagnarne il dettato con una gestualità emozionata, mai coerente con la vicenda narrata, conferiscono lo strano realismo del sogno, e del ricordo, ai segmenti dei quali è protagonista.

Foto Manuela Giusto
Foto Manuela Giusto

L’attenzione alla saturazione cromatica della scena, complici gli straordinari costumi di Labárt Design, evidenzia per contrasto la ferocia insita nelle parole con cui Claudia Marsicano, lieve e magnetica, affastella triti luoghi comuni sugli omosessuali, o elenca tra fragorose risate le strambe vicende narrate nelle Scritture: e tuttavia questi momenti patiscono forse un’eccessiva adesione a un registro farsesco, in grado di ottenere un entusiastico coinvolgimento del pubblico ma non di affondare lo sguardo nella materia trattata. Tra l’apparizione di una madonna di plastica, innocua nei suoi sgargianti colori, o l’ambigua e minacciosa visione di un alto prelato, Heretico denuncia, attraverso l’arma dell’ironia e della parodia, la persistenza di un pensiero che attribuisce patine di sacralità a ciò che sembra sfuggire qualsiasi spiegazione razionale.
Sotterranee agiscono però nella drammaturgia di Perinelli altre tematiche, soltanto accennate: dalla feroce satira contro l’infotainment al razzismo interreligioso, l’artista romano sbugiarda ipocrisie e vuote convenzioni, dileggia l’ingenuo credulone e offre la possibilità di contemplare un mondo senza Dio né sacerdoti, dove la bellezza e la poesia sono prerogative soltanto umane. Come un giullare postmoderno: vicino al crocifisso e alla corte del sovrano, ma sempre dalla parte del popolo.

Alessandro Iachino

Stazione Leopolda, nell’ambito di Fabbrica Europa, Firenze – maggio 2017

HERETICO – DOPO QUESTO APPARENTE NULLA
drammaturgia e regia Simone Perinelli
con Claudia Marsicano, Elisa Capecchi, Daniele Turconi e Simone Perinelli
aiuto regia e consulenza artistica Isabella Rotolo
musiche originali Massimiliano Setti
disegno luci e scene Fabio Giommarelli
progetto audio e tecnico del suono Niccolò Menegazzo
costumi Labárt Desing
immagine Nico Lopez Bruchi
foto Manuela Giusto
produzione OrizzontiFestival / Chiusi
in coproduzione con Fabbrica Europa, Armunia, Triangolo Scaleno Teatro / Teatri di Vetro, Gli Scarti / FuoriLuogo
e con il sostegno di Pim OFF, Straligut Teatro, Teatro Era – CSRT, NTC Nuovo Teatro delle Commedie
un ringraziamento per la disponibilità e i suggerimenti a Roberto Castello

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Alessandro Iachino
Alessandro Iachino
Alessandro Iachino dopo la maturità scientifica si laurea in Filosofia presso l’Università degli Studi di Firenze. Dal 2007 lavora stabilmente per fondazioni lirico-sinfoniche e centri di produzione teatrale, occupandosi di promozione e comunicazione. Nel novembre 2014 partecipa al workshop di visione e scrittura critica TeatroeCriticaLAB tenuto da Simone Nebbia e Andrea Pocosgnich nell’ambito della IX edizione di ZOOM Festival, al termine del quale inizia la sua collaborazione con Teatro e Critica. Ha partecipato inoltre al laboratorio Social Media Strategies for Drama Review, diretto da Andrea Porcheddu e Anna Pérez Pagès per Biennale College ‑ Teatro 2015, e ha collaborato con Roberta Ferraresi alla conduzione del workshop di critica della Biennale College ‑ Teatro 2017. È stato membro della commissione di esperti del progetto (In)Generazione promosso da Fondazione Fabbrica Europa, ed è tutor del progetto Casateatro a cura di Murmuris e Unicoop Firenze.

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