QUINTA DI COPERTINA. 25 anni di Motus raccontati nel libro Hello stranger, edito da Damiani a gennaio 2017.
Applicare la diacronia alla materia sfuggente della performance, dare forma stabile e composizione di catalogo a una dimensione in cui tutto è estemporaneità, in cui a essere celebrata è la strutturale e irripetibile iridescenza dell’atto scenico.
Hello Stranger. Motus 1991-2016 – edito da Damiani, “a latere” del progetto omonimo che, a ottobre scorso, ha visto a Bologna l’accendersi di un programma di incontri, spettacoli e installazioni per festeggiare i 25 anni della compagnia – si articola in otto capitoli e sceglie di condurre il racconto prevalentemente attraverso il linguaggio dell’immagine.
Sono 248 le foto che costruiscono la prima parte del volume e raccolgono i bagliori di quasi un centinaio di spettacoli, consegnate al lettore in una mise en page geometrizzata, in cui il testo compare solo liminarmente, che ricorda da vicino la composizione grafica dei cataloghi d’arte. L’assenza di didascalie – spettacoli, date e crediti si trovano nella List of illustrations in appendice – concorre a una sottrazione di riferimenti che, privilegiando la dimensione iconica, conferma l’operatività di un linguaggio espressivo che fa della ricerca figurale la vera chiave d’accesso alla significazione.
Hello stranger è la formula attraverso la quale vengono documentati, per frammenti sciolti, lo spazio e il tempo che sono intercorsi tra il litorale riminese dei primissimi anni ‘90 – luogo dell’incontro fondativo tra Enrico Casagrande e Daniela Nicolò – e i palcoscenici di tutto il mondo che – dal debutto del 2015, a Sant’Arcangelo, fino ad oggi – hanno consacrato il successo intercontinentale di MDLSX.
Il meccanismo scelto per fissare un ordine in questa rassegna è, non a caso, una declinazione per capitoli degli utilizzi scenici e delle implicazioni simboliche del corpo: cybernetico, nudo sotto le interrogazioni dello sguardo, polimorfizzato in una pluralità di riflessi, colto nel mo(vi)mento trasmigrante, liberato dal sistema binario delle identità, collocato dentro lo spazio quadrato delle Rooms, duplicato dall’apparato video.
In questa logica di restituzione performativa e fortemente cosciente del proprio passato, rientra anche un particolare approccio al momento ricettivo: come in un gioco sulle soglie dello spazio di intercettazione, la parte dedicata alle riflessioni di critici e giornalisti viene integrata al testo, fatta precedere a quella che raccoglie le testimonianze dei membri della compagnia, senza segnare con troppa precisione le sezioni ma, al contrario, come fluidificando il confine tra emissione e captazione.
La foto – che, per citare Barthes, della contingenza è «involucro trasparente e leggero» – è infine il dispositivo che ci ricorda che, se vogliamo cogliere la profondità del cambiamento dei linguaggi, dentro il lungo orizzonte di 5 lustri, non necessariamente avremo bisogno di uno sguardo filologico, della decriptazione degli elementi, dello studio al microscopio dell’ordigno squadernato.
Sulla pagina satinata, ancor più che nella dimensione effimera della messa in scena, lo spettacolo diventa fenomeno accaduto e non più raggiungibile. Eppure questa azione a ricomporre tutte le tracce, a costruire nuove fluttuanti sequenze, a performare il passato è, ancora una volta, movimento e viaggio.
Ilaria Rossini
HELLO STRANGER – Motus 1991-2016
ideato da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
composto graficamente da Damir Jellici
curato da Laura Gemini e Giovanni Boccia Artieri
coordinato da Elisa Bartolucci
edizione Damiani, 2017
ISBN 978-88-6208-518-2
prezzo € 30,00
pagine 274