Così fan tutte di W. A. Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte diretto da Graham Vick in scena al Teatro Costanzi di Roma. Recensione
Fu applaudito dallo sconcerto W. A. Mozart il 26 Gennaio 1790 al Teatro Nazionale austriaco di Vienna quando, durante la prima rappresentazione di Così fan tutte, Lorenzo Da Ponte mostrò un libretto trivialmente inadeguato all’opera mozartiana; tanto che sulle prime si cercò di interdirlo sostituendogli persino una versione riadattata al francese di Love’s Labour’s Lost di Shakespeare, tanto più che il testo in origine era stato concepito per Salieri che rinunciò volentieri di musicarlo. Fu lo scorso modernissimo secolo a rivalutare il librettista, nonostante l’Illuminismo avrebbe dovuto essere in grado di riconoscere nel sistema palinodico, citazionistico e allusorio, usando alcuni dei versi più celebri del libretto, un omaggio enciclopedico alla cultura letteraria.
Così fan tutte toglie le vesti alle madame settecentesche, certo non per derisione, piuttosto per Rivoluzione (francese, senza dubbio), della cui polvere è storicamente intrisa l’opera.
Con poco più di due secoli a separarli, Graham Vick al Teatro Costanzi di Roma allestisce la personale dimostrazione di un’opera che tutta è incentrata sulla didattica muliebre, cosparsa d’enfasi burlesca pur mantenendo un simmetrico equilibrio partecipativo tra presenza attoriale e orchestrazione, intrisa di varietà emozionali in perfetta sintonia con quelle strumentali. È il Maestro Speranza Scappucci a verificare le leggi di accordo senza bacchetta, a mostrare le mani per rammentarci dell’incredibile simbiosi plasmata dai gesti.
Poco più in alto, sul palco, Vick insiste sul sottotitolo mozartiano La scuola degli amanti, il risultato è dei più imaginifici: uno scritto scientifico sull’evoluzione umana e libertaria della donna – sebbene una cattiva interpretazione consigliò il pubblico femminile d’ignorarlo per oltre un secolo, l’Ottocento – dove il regista astrae ogni scenografia in degli asettici banchi di scuola, campo aperto di immaginazione e finzione, restringe il numero di presenze in scena a sei personaggi, esclude il coro. La materia di Vick è unicamente il sentimento e la giovane capacità di fronteggiarlo nel momento della sua evoluzione in responsabilità: egli ribadisce una scuola degli amanti che non insegna l’innocenza della felicità alla donna, imperversando sulla sua natura fievole e caparbia, o parimenti all’uomo la brutalità del tradimento operato da costei; insegna di un egotico individualismo che per atto d’amore evolve nella sperimentazione di ritrovarsi insieme in un rapporto consapevolmente scambievole. Si chiede a Guglielmo (Mattia Olivieri) e Ferrando (Antonio Poli) di abbandonare l’età scherzosa, quella in cui l’amore è più facile da scriversi sul muro piuttosto che sulla coscienza e comprendere, osservando la nuova e riscoperta natura delle donne che non appartiene affatto all’infedeltà ma a una fin troppo taciuta indipendenza sessuale. A guidarli “ex cathedra” è Don Alfonso (Paolo Bordogna) l’abito del professore ginnasiale e un’esperienza, in fatto di gonnelle, che Da Ponte mutua dai bordelli in cui ha vissuto. Despina (Daniela Pini) è serva fedele e parlante, ci dice che Fiordiligi (Federica Lombardi) e Dorabella (Paola Gardina), rispettive compagne dei soldati innamorati, sarebbero state infedeli soltanto proibendosi l’innato percorso di maturazione affettiva che passa da una veste scolare a quella scollata, castrando l’ineluttabile: “così fan tutte” perché anche noi lo facciamo, perché di ognuno non è temibile la necessità del cuore.
Francesca Pierri
Visto al Teatro Costanzi, Roma – gennaio 2017
COSÌ FAN TUTTE
MUSICHE
Wolfgang Amadeus Mozart
LIBRETTO
Lorenzo Da Ponte
DIRETTORE
M° Speranza Scappucci
REGIA
Graham Vick
MAESTRO DEL CORO
Roberto Gabbiani
SCENE E COSTUMI
Samal Blak
LUCI
Giuseppe Di Iorio
INTERPRETI PRINCIPALI
FIORDILIGI Federica Lombardi
DORABELLA Paola Gardina
GUGLIELMO Mattia Olivieri
FERRANDO Antonio Poli
DESPINA Daniela Pini
DON ALFONSO Paolo Bordogna
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma