A Cosenza si è svolta un’interessante tre giorni di showcase di gruppi teatrali calabresi, accompagnata dagli incontri con un osservatorio critico. Dopo aver partecipato, ecco qualche riflessione.
Il panorama culturale italiano è sempre stato caratterizzato da una forte frammentazione, in parte specchio di quella sociale e politica, poi di certo espressione di quella economica, che affligge le arti di questo nostro paese mettendo in luce forti disparità. Nel teatro, la vitalità e la capacità di emergere di un territorio è determinata da un insieme di fattori complesso anche solo da definire perché dinamico, tenacemente attaccato alle oscillazioni della coscienza sociale o a reti di distribuzione piene di buchi. E così accade che, a fronte di realtà regionali poste sotto i riflettori da possibilità e scelte produttive vincenti, ve ne siano altre quasi del tutto in ombra, illuminate soltanto da squarci di luce aperti da esperienze resistenti.
È senza dubbio il caso della Calabria, ben più presente di quanto non si creda nelle biografie di molti artisti migrati altrove e che, abbiamo avuto modo di scoprire, conserva in sé qualche gioiello di pensiero scenico da valorizzare.
Oltre a un pregevole lavoro di produzione artistica, la compagnia Scena Verticale (fondata nel 1992 da Dario De Luca e Saverio La Ruina) è forse il gruppo calabrese più noto sul territorio nazionale, anche e soprattutto grazie al festival Primavera dei Teatri, che da diciassette anni convoca nel piccolo borgo di Castrovillari artisti, operatori, critici e pubblico da tutta Italia. Ma non è tutto. Nel 2012, in collaborazione con il Comune di Cosenza, prendeva vita il Progetto More, un calendario di programmazione artistica, animazione culturale e formazione negli spazi del capoluogo, curata da Scena Verticale, poi in residenza triennale fino al maggio 2015 (ne facevamo accenno anche qui con De Luca). Quest’anno More ha cambiato pelle, tramutandosi nel Focus Calabria, una showcase di compagnie del territorio selezionate da De Luca e La Ruina in grado di offrire al pubblico un campione variegato dei linguaggi e delle urgenze di una regione ancora troppo fuori dal circuito nazionale. Teatro e Critica è stata invitata a partecipare con Graziano Graziani (Rai Radio3, minima&moralia) e Nicola Viesti (Hystrio) a un fecondo osservatorio critico.
Lo schema è stato quello già sperimentato da altri festival (Kilowatt Festival su tutti), nel quale un gruppo di critici incontra le compagnie selezionate di fronte al pubblico del festival. Negli spazi dello splendido Castello Svevo, che splendente nel suo recente restauro domina Cosenza da uno dei “sette colli”, si sono avvicendati dieci diversi esperimenti teatrali, dal teatro sensoriale itinerante alla lettura scenica: lavori più o meno compiuti, tutti comunque aperti – grazie alla grande generosità degli artisti – a un confronto che si è rivelato vivo e che sembra non aver saziato la propria sete, rilanciando proposte future.
A dare conto della complessità e della preziosa fragilità di questi artisti si sono appunto occupate queste sedute di conversazione, virtuosamente circolari e non estranee a qualche dibattito anche acceso. È allora forse utile utilizzare questo spazio per rimettere in fila, uno per uno, i lavori visti, per farne intuire l’eterogeneità.
Il lavoro di Confine Incerto / Conimieiocchi, La città e il desiderio, è un percorso itinerante che invita lo spettatore a individuare i propri sogni, lasciando memorie personali alla ricerca di un nuovo senso di comunità attorno a un immaginario; le Formiche del Nastro di Möbius (Saverio Tavano, anche direttore del Festival Innesti Contemporanei di Squillace – CZ) sono metafora del tormento esistenziale di due fratelli rinchiusi in una casa ai margini di un mondo in rovina e totalmente spopolato, tra Beckett e Pinter ma dentro una lingua del tutto originale; Scena Nuda propone invece Un vecchio gioco, parabola grottesca con toni da grand guignol che, in un folle montaggio drammaturgico, ragiona sulla violenza atavica dell’essere umano.
Compagnia Ragli, romana d’adozione, ha portato un primo abbozzo della nuova produzione, TETTE – Mastoplastica alimentare, riflessione su un distorto futuro in cui il mondo naturale ha un sapore completamente sintetico; il Teatro della Maruca con lo spettacolo di Gaspare Nasuto ha guardato alla vicenda di Amleto dal buco della serratura, attraverso il monologo per attore (Alessio Totaro) e oggetti Il servo di Amleto; poi spazio al Rock Oedipus di Manolo Muoio (prodotto da Rossosimona), una complessa operazione di innesto tra arte (molto) performativa e concerto rock tra Sofocle, T.S. Eliot, Guy Debord e Jim Morrison. La terza giornata si è aperta con una lettura molto ben curata de L’incidente – Io sono stato già morto di Francesco Aiello, attore tra teatro e cinema che qui dimostra di avere una penna agile e ritmica; la presenza sicura e coinvolgente di Nino Racco (Piccolo Teatro Umano) ha dato vita a Opera aperta, un vero e proprio arazzo narrativo per corpo, voce e maschera intorno alla vicenda di Rocco Gatto, militante comunista assassinato dalla mafia nel 1977. Un omicidio sventato è invece protagonista di La mia idea. Memoria di Joe Zangara di Zahir: la vita dell’immigrato calabrese che tentò di uccidere Roosevelt nel 1933 è raccontata con la voce di Ernesto Orrico (anche autore) e le musiche di Massimo Garritano, dall’infanzia di lavoro nei campi all’odissea di un precario anarchico negli Stati Uniti post-depressione. Di certo fuori dal coro è stata la produzione della Compagnia Arciere, con Francesco e il Re di Vincenzo Ziccarelli diretto da Adriana Toman, la storia del frate taumaturgo Francesco di Paola ricostruita per quadri statici e voci microfonate sul palco del fulgido Teatro Morelli.
Durante gli incontri, ricevendo il microfono per introdurre il proprio lavoro, più di un partecipante ha denunciato l’emergenza in cui si trova a lavorare: non soltanto un’emergenza economica (di certo testimoniata da un’ingegnosa ricerca su messinscene essenziali ma efficaci) ma un’emergenza comunicativa, la generale insufficienza di occasioni di confronto che mostrino se e come poter sperimentare sui propri linguaggi, entrando in connessione con altre realtà. Il senso primo e ultimo di queste righe è stato dunque porre l’accento sulla varietà delle proposte, da un lato per renderne merito alla direzione artistica, dall’altro per invitare gli artisti calabresi a farvi affidamento per riscoprire le potenzialità di un territorio e farlo fiorire, anche ben oltre la Primavera di Castrovillari.
Sergio Lo Gatto
Castello Svevo / Teatro Morelli, Cosenza, ottobre 2016
CONFINE INCERTO / CONIMIEIOCCHI
La città e il desiderio
con Emanuela Bianchi, Maria Grazia Bisurgi, Audrey Chesseboeuf, Monis Pandhu Hapsari, Lello Russo, Ganchimeg Tsedevdorj, Francesco Votano
direzione e organizzazione Emanuela Bianchi
aiuto direzione e organizzazione Lubì
NASTRO DI MÖBIUS
Formiche
Scritto e diretto da Saverio Tavano
con Alessio Bonaffini e Saverio Tavano
collaborazione artistica Armando Canzonieri, Gianluca Vetromilo, Nicola Buonomo
SCENA NUDA
Un vecchio gioco
scritto da Tommaso Urselli
regia di Filippo Gessi
con Luca Fiorino, Filippo Gessi e Teresa Timpano
scene e costumi Giulia Drogo
luci Antonio Rinaldi
musica originale e suoni Simone Squillace
COMPAGNIA RAGLI
Tette – Mastoplastica alimentare – (STUDIO #1)
con Andrea Cappadona e Dalila Cozzolino
voce Big Mouth Marlen Pizzo
regia Rosario Mastrota
drammaturgia Cappadona/Cozzolino/Mastrota
progetto grafico Marco Martini
organizzazione Marzia Nencioli
TEATRO DELLA MARUCA
Il servo di Amleto
di e con Alessio Totaro
regia Gaspare Nasuto
MANOLO MUOIO/TEATRO ROSSOSIMONA
Rock Oedipus
di e con Manolo Muoio
sound engineering and live music Luca Pietramala
consulenza costumi Rita Zangari
trucco Marinella Giorni
FRANCESCO AIELLO
L’incidente – io sono già stato morto
di Francesco Aiello
con Francesco Aiello, Giulia Pera, Francesco Rizzo
PICCOLO TEATRO UMANO
Opera aperta – in memoriam Rocco Gatto
di Nino Racco
con Nino Racco e Angelica Racco
ZAHIR
La mia idea. Memoria di Joe Zangara
di e con Ernesto Orrico
musiche originali eseguite dal vivo Massimo Garritano
collaborazione artistica Emilia Brandi
realizzazione scena Ernesto Orrico e Antonio Giocondo
foto originali presenti nella scena Matteo Ianni Palarchio
luci e audio Antonio Giocondo
COMPAGNIA ARCIERE
Francesco e il Re
di Vincenzo Ziccarelli
regia Adriana Toman
con Giovanni Turco, Marco Silani, Paolo Mauro, Francesco Aiello, Alessandra Chiarello, Francesco Rizzo, Antonio Conti e Natale Filice
multimedia director Pino Perri
direzione tecnica Eros Leale
in collaborazione con Associazione Lilli Funaro e Spot Channel