Tiago Rodrigues con By heart presentato a Short Theatre 11 indaga la memoria coinvolge il pubblico in un gioco per imparare un sonetto di Shakespeare. Recensione.
Quando all’appello del silente pensiero
io cito il ricordo dei giorni passati,
La memoria vive dentro canali sensibili, ripone il lustro della propria indagine in una nuvola fluttuante, verso il passato, verso il futuro, verso quanto di sé si è in grado di trasportare di qua e di là dal tempo; ma se questa è la vaghezza di natura che raccoglie per i sensi le briciole di pane, lo stimolo emotivo non rifugge certo la tecnica, ossia il punto di contatto tra memoria come stato esistenziale e memoria come esercizio per sentirlo accadere. Eppure, questa memoria, perché se ne attivi l’impulso, ha bisogno di una spinta passionale fortissima, se ne deduce pertanto che la tecnica fredda raggiungerà il proprio obiettivo esclusivamente se in accordo con la sfera sensibile, in relazione diretta e unidirezionale (non, per esempio, dalla tecnica all’emozione).
sospiro l’assenza di molte cose bramate
e a vecchie pene lamento lo spreco della mia vita:
Sa questo e forse di più il portoghese Tiago Rodrigues che in By heart, in scena ancora questa sera a Short Theatre 11, affronta il tema tenendo insieme entrambi i livelli di pressione: il ricordo per accendere la memoria, la memoria per rintracciare – e forse cristallizzare – il ricordo. A muovere la trasformazione un innesco privato e una passione dinamica, vivificante, per il libro come incubatore di vita, sonda di abissi sperduti e notturni che in grazia di ragione e sentimento sa compiere il viaggio di ritorno, a un’esperienza di superficie.
allora, pur non avvezzi, sento inondarsi gli occhi
per gli amici sepolti nella notte eterna della morte,
Gli spettatori non sanno, entrando, che dieci di loro dovranno salire sul palco. Rodrigues ha bisogno di una squadra, sembra che abbia voglia di giocare e, in parte, è così; ma il suo è un gioco serio, un tributo alla meccanica come veicolo emotivo: dieci persone sedute alle sue spalle, fronte al pubblico rimasto, dovranno imparare a memoria versi di una poesia, un sonetto, il numero 30 di Shakespeare, quello che tradotto da Boris Pasternak in Russia divenne fondamento della letteratura di quel paese, come i versi passati di bocca in bocca potessero tradurre anche i sentimenti da cui essi avevano avuto origine.
e piango di nuovo pene d’amor perdute,
e soffro lo stacco di tante immagini scomparse:
La memoria, in un regime la sola possibilità di sopravvivenza della tradizione e, dunque, la sola opportunità di evoluzione, come imparò a sue spese Nadežda Mandel’štam, moglie del grande poeta ucciso dal regime stalinista come nemico del popolo, che iniziò a mandar giù tutti i versi del marito Osip, di cui avranno eliminato il corpo, ma non le parole e, dunque, la vita.
allora mi affliggo per sventure ormai trascorse,
e, di dolore in dolore, tristemente ripasso
Per George Steiner, illuminante scrittore francese di questo tempo che Rodrigues usa come modello esemplare, l’atto di coscienza e dedizione più grande che si possa per un’opera amata è mandarla nella memoria, come se opera e autore si potessero mangiare, rendere così parte biologica di sé, trasmesse alle proprie azioni, ai propri pensieri.
l’infelice conto delle sofferenze già sofferte
che ancora pago come non avessi mai pagato.
Rodrigues, giovanissimo nuovo direttore del Teatro Nazionale di Lisbona, apre libri e li lascia in mano ai testimoni sul palco, racconta aneddoti e puntella il suo discorso di storie fulminanti disperse nella letteratura, l’arte della scrittura capace a un tempo di richiamare la memoria e licenziarla per averne ormai documento; ma tra una storia e l’altra alimenta l’esercizio di assimilazione del sonetto, un verso ciascuno da ingoiare letteralmente e restituire come in un processo alimentare, perché il racconto non sia privo di un vero atto di mutazione, di evoluzione, che nobilita il teatro come arte suprema in virtù della qualità di relazione diretta.
Ma è il privato, il motore di quella evoluzione. Candida, la nonna di 94 anni che sta per diventare cieca e vuole imparare un libro a memoria, vuole cioè liberarsi di essa mentre la sceglie come compagna di una trasformazione, l’ultima, forse, definitiva. Candida leggerà finché potrà i sonetti di Shakespeare, avrà capito pur senza conoscere Steiner (al quale però Rodrigues chiede consiglio per lettera su quale libro assolvesse a tale compito) che la memoria fissa la vita, la rende inattaccabile al dolore, alla dispersione, infine alla morte.
Ma se in quel momento io penso a te, amico caro,
ogni perdita è compensata e ogni dolor ha fine.
Simone Nebbia
Settembre 2016, Short Theatre, Roma
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BY HEART
prima nazionale
spettacolo in inglese con sopratitoli in italiano
scritto e interpretato da Tiago Rodrigues
testi, frammenti e citazioni (tra gli altri) di William Shakespeare, Ray Bradbury, George Steiner, Joseph Brodsky
set, oggetti di scena e costumi Magda Bizarro
traduzione inglese Tiago Rodrigues, revisionata da Joana Frazão
produzione esecutiva Magda Bizarro, Rita Mendes
produzione Teatro Nacional D. Maria II dopo la creazione originale della compagnia Mundo Perfeito
coproduzione O Espaço do Tempo, Maria Matos Teatro Municipal
performance creata con il supporto del Governo de Portugal | DGArtes
e con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona