Inequilibrio 2016 festival della nuova scena tra teatro e danza si svolgerà da mercoledì 28 giugno a domenica 3 luglio e da mercoledì 6 a domenica 10 luglio a Castiglioncello. Il festival organizzato da Armunia soffre quest’anno della chiusura della tensostruttura all’interno del Castello Pasquini. Abbiamo approfondito la questione con la direttrice artistica Angela Fumarola. Intervista
Giunto quest’anno alla XIX edizione, il festival sembrerebbe articolare la sua programmazione attorno a due parole chiave, ovvero “corpo” e “guerra”. «L’intreccio di generi si stringe intorno ad un focus: quello delle relazioni e del vuoto generato dalle costanti guerre». Una scelta e la sua urgenza quindi, come sarà Inequilibrio 2016?
Sarà un festival le cui tematiche sono legate alla capacità o incapacità di comunicare. La danza e il teatro contemporaneo sono in grado, oggi più che mai, di farsi portatori anche di racconti di tristezza e di guerra. Questo perché siamo immersi in un contesto che ci impone una presenza costante, affermata continuamente attraverso i social network, i quali però ci restituiscono la percezione di una grande solitudine. Per tale consapevolezza mettiamo al centro l’importanza della comunicazione e della relazione ed è da questa necessità che abbiamo articolato il nostro cartellone con nove prime nazionali e quarantacinque spettacoli.
Tema caldo che ha anticipato questa edizione è stato quello relativo alla chiusura della tensostruttura all’interno del parco di Castello Pasquini. Com’è andata la vicenda?
È stato uno strappo. Come si fosse tagliato un pezzo di cuore. Non appena gli ufficiali tecnici hanno rilevato l’impossibilità di poter utilizzare quello spazio, subito la prima delle ipotesi pensata è stata di dover ridurre il cartellone. Ma fortunatamente così non è stato, abbiamo infatti scelto di mantenere l’intera programmazione usufruendo degli spazi della Sala Nardini a Rosignano Marittimo, dedicata agli spettacoli di danza, e del Teatro L’Ordigno di Vada. La volontà è quella di non snaturare in alcun modo l’identità del festival che lo contraddistingue da vent’anni, da qui la decisione di ripartire in altrettanti luoghi il fulcro del Castello Pasquini, garantendo in ogni caso la facilità di spostamento grazie a delle navette messe a disposizione degli spettatori.
Si legge nel comunicato stampa: «che il cambiamento non sia la fine dell’esistenza ma, al contrario, creare e affermare la propria identità». Quali sono le possibili contromisure e quali attività potranno essere svolte o interrotte?
Dopo un primo momento di sconforto e spaesamento, la perdita della tenda da marzo fino ad adesso ci ha fatto pensare subito a delle soluzioni alternative. Il capannone aveva un ruolo centrale perché era usato per le residenze artistiche: agli artisti veniva offerto uno spazio che voleva dire accoglienza e tempo a loro completa disposizione. Per questo il passaggio avrà dei tempi lunghi e nonostante l’evidente situazione, noi ci impegneremo a garantire sicurezza tanto agli artisti che ospitiamo che all’intero progetto artistico costruito finora. Progetto che ha avuto il suo riconoscimento da parte degli artisti partecipanti in primis, ma anche dal territorio, dagli spettatori e dal Comune. Affronteremo una fase di cambiamento inevitabile, alla quale subentreranno formule diverse che permetteranno di non snaturare il nostro lavoro.
A proposito di riconoscimenti: la nuova riforma ha inserito Inequilibrio nel terzo sotto-insieme dei festival multidisciplinari finanziati dal Mibact. Tale assegnazione cosa ha comportato sul piano organizzativo-progettuale?
Questo decreto ha fotografato una realtà: prima chiedevamo il finanziamento come festival dedicato alla danza, poi lo abbiamo chiesto per il teatro. Ora, il fatto di essere stati riconosciuti nell’alveo della multidisciplinarietà è un elemento aggiuntivo perché ci permette di lavorare anche in direzione di arti come la musica e la pittura e di inserire tali percorsi all’interno di un processo che sentiamo e vogliamo possa essere unitario. Lavorare sostenuti dal finanziamento è innanzitutto un riconoscimento di pensiero. Ci aiuta infatti ad allargare le nostre possibilità di iniziativa e di progettualità all’insegna del multidisciplinare.
Tornando allo “strappo”. Nel comunicato stampa del Comune, il Sindaco Alessandro Franchi e l’Assessore alla cultura Licia Montagnani ribadiscono la volontà di garantire continuità al progetto, mantenendo il loro contributo invariato. Qual è dunque il rapporto con l’amministrazione comunale?
Il Comune di Rosignano Marittimo ci appoggia e ha appunto ribadito un finanziamento di 615.000 euro alla nostra attività. L’impegno del comune completa il nostro progetto che si articola durante tutto l’anno in centocinquanta rappresentazioni e una serie di attività diversificate sul territorio culminanti poi nel festival estivo. Il suo apporto finanziario è appunto determinante per mantenere la nostra dinamicità. Finanziare però non vuol dire sostenere un progetto. I quesiti che ci poniamo rispetto a quelle che sono le nostre aspettative ci auguriamo migliorino costantemente perché oltre al denaro abbiamo, prima di tutto, bisogno di spazi. È vero, il Comune ci ha dimostrato di non voler rinunciare ad Armunia, tuttavia noi dobbiamo fare i conti con l’evidenza che non avremo più quell’autonomia di gestione della tensostruttura. Autonomia imprescindibile. Abbiamo ovviamente tutta la disponibilità dell’amministrazione comunale ma dobbiamo capire come poter portare avanti il nostro progetto, rimodulandone alcuni aspetti e inventando nuove soluzioni. In quanto operatori vogliamo proteggere gli artisti, loro vengono prima di tutto e, nonostante la situazione, non vogliamo chiedere loro un adattamento.
Lucia Medri
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