Valter Malosti dirige e interpreta, con Sabrina Impacciatore, Venere in pelliccia, testo ispirato al celebre romanzo di Leopold von Sacher-Masoch. Recensione
Una pedana rossa, soprelevata rispetto al palco, è il quadrato di gioco, rosso come la chaise longue, come il tavolo sulla sinistra sul quale Valter Malosti prende appunti senza alzare la testa neanche per un attimo mentre il pubblico del Teatro del Lido di Ostia riempie tutta la sala lasciando solo qualche seduta vuota; una telefonata alla fidanzata per avvisarla che ha quasi finito il lavoro e per sfogarsi della cronica mancanza di virtù nelle giovani attrici di oggi finché dal fondo si solleva la stoffa nera e quasi magicamente, come se fosse una Madama Pace appena sgusciata fuori dalla fantasia dell’autore, ecco l’interprete ritardataria che diventerà protagonista della scena. Un nome molto spendibile in locandina quello di Sabrina Impacciatore, ma basta assistere ai primissimi scambi tra i due per capire che l’assortimento messo insieme dalla produzione di Pierfrancesco Pisani (insieme a Parmaconcerti e Teatro di Dioniso) per questo Venere in pelliccia è invece un successo assicurato. A ciò va aggiunta la scelta di un testo ricco di ironia, piani di riflessione, spunti morali e filosofici. E non a caso abbiamo lasciato cadere tra le prime righe di questo articolo la celebre immagine pirandelliana, la pièce di David Ives (Chicago 1950) infatti è anche una divertente e intelligente partita a scacchi sul teatro e il mestiere dell’attore.
Roman Polański prese a riferimento proprio il testo acclamato a Broadway (nominato per un Tony Award e qui al primo allestimento italiano) per uno dei suoi ultimi film. Il nucleo letterario originale, di Leopold von Sacher-Masoch tra l’altro diede vita anche a un’altra trasposizione cinematografica, del 1969, una coproduzione Germania-Italia diretta da Massimo Dallaman con Laura Antonelli, bloccata più volte dalla censura.
Nelle mani di Malosti il testo teatrale diventa ancor di più un materiale elastico in grado di tenere insieme le riflessioni alte con una comicità immediata e popolare. La drammaturgia vede un regista teatrale alle prese proprio con la messinscena di quell’omonimo romanzo del 1870: deve trovare l’attrice protagonista, una giovane donna in grado di inabissarsi tra desideri nascosti e depravazioni. A questo punto il testo di Ives diventa una macchina inarrestabile: i due si sfidano, si mettono in difficoltà e lentamente i piani cominciano a sfumare uno dentro l’altro. Il pubblico viene da subito messo in guardia rispetto al cortocircuito, non appena ascolta il nome del protagonista: Valter Malosti. Lei invece casualmente si chiama come il personaggio femminile del romanzo, Wanda. Ma questi slittamenti improvvisi, più frequenti nella seconda parte dello spettacolo – il quale nonostante l’ora e mezza di durata non tradisce l’attenzione – forgiano un altro piano parallelo nel quale trovano collocazione le nevrosi e le aspettative di due individui contemporanei, i quali non si comporteranno molto diversamente dai due omologhi ottocenteschi descritti dall’autore austriaco. Il regista non vuole riconoscerlo ma anch’egli è attirato dal desiderio di sottomissione nei confronti della donna e con lentezza verrà attratto nella tela del ragno.
Il sornione Malosti non se ne accorge e si ritroverà schiavo, come il protagonista del romanzo, Severin, che decide di donare tutto se stesso alla giovane vedova. Eppure qualcosa potevamo capirlo dal suo sguardo mentre cominciava la prova del copione con Wanda, la quale come per magia teatrale nel momento della recitazione non è più quella ragazza sboccata e apparentemente superficiale. Malosti questa magia la rende libera, la enuncia con piccole sottolineature, i cambi delle luci, le musiche, spesso le stesse di cui parla il regista, oppure un discreto e arguto gioco con effetti sonori preregistrati e suonati mentre i due mimano l’utilizzo di piccoli oggetti.
Nonostante siano alle primissime repliche gli interpreti mostrano un’affinità non scontata, il timbro argentino ma corposo di Malosti rincorre la tempra autoriale di Impacciatore; insieme confezionano uno spettacolo adatto a tutte le platee, a tratti comico, ma con una continua interrogazione allo spettatore rispetto ai ruoli imposti e a quelli che vorremmo recitare, con un finale che riavvolge il nastro del tempo per farci tornare sul monte Citerone tra le urla delle baccanti intente a stuprare il corpo di Penteo.
Andrea Pocosgnich
visto al Teatro del lido di Ostia, aprile 2016
PROSSIME DATE IN TOURNÈE
13 APRILE 2016 – LECCE, Teatro Paisiello ore 21.00
14 APRILE 2016 – BISCEGLIE (BAT), Teatro Garibaldi ore 21.00
15 APRILE 2016 – FASANO (BR), Teatro Kennedy ore 21.00
16 APRILE 2016 – BITONTO (BA), Teatro Comunale Traetta ore 21.00
17 APRILE 2016 – TORREMAGGIORE (FG), Teatro Rossi ore 21.00
DAL 20 AL 24 APRILE 2016 – CAGLIARI, Teatro Massimo / 20-21-22-23 aprile ore 20.30 / 24 aprile ore 19.00
Pierfrancesco Pisani | Parmaconcerti | Teatro di Dioniso
VENERE IN PELLICCIA
di David Ives
regia Valter Malosti
con Sabrina Impacciatore e Valter Malosti
scene e disegno luci Nicolas Bovey
suono G.U.P. Alcaro
costumi Massimo Cantini Parrini
aiuto regia Elena Serra
assistente alla regia Roberta Crivelli
in collaborazione con Infinito srl e Fondazione Teatro della Fortuna di Fano/AMAT