QUINTA DI COPERTINA. Prove aperte è il primo volume di una raccolta di interviste e critiche di teatro italiano e internazionale che Marco Palladini ha scritto tra il 1981 e il 2015.In Prove Aperte, a differenza dal precedente volume esclusivamente dedicato alla scena sperimentale e postmoderna in Italia, ma come in questo caso edito da Fermenti (I teatronauti del chaos, 2009), Marco Palladini, con un taglio nazionale e internazionale, registra e riconosce il declino delle Neoavanguardie aprendo il proprio sguardo al “teatro ufficiale” e superando la dicotomia tra le due schiere, anzi evidenziando il declino della seconda ondata di sperimentazione. Come ben evidenziato nel saggio introduttivo di Cesare Milanese, Le visioni di un polemologo nel luogo del teatrico, «il libro di Palladini è anche una rassegna documentaria dei segni e dei sintomi di questa messa a fine epocale complessiva, verso la quale, però, egli si contrappone e “punta i piedi” di volontà e di forza».
In queste interviste, resoconti da conferenze stampa o da lezioni universitarie e recensioni vere e proprie, agli artisti vengono dedicate più pagine, vi si ritorna – a distanza di pochi giorni o al contrario di decenni – per indagarne l’operato, comprenderne il percorso o confutarne le scelte. Nel primo capitolo, Colloqui/Incontri/Rievocazioni, ad avere voce non sono soltanto Carmelo Bene, Leo de Berardinis tra incontro e commemorazione, Fo/Rame, tra la vicinanza delle lezioni-performance e il distacco di un teatro che riecheggiava eventi da dimenticare, non si affaccia soltanto una frettolosa Ariane Mnouchkine, l’impeccabile maestro Nō Hideo Kanze, Peter Stein tra il ricordo dell’Orestea e la preparazione di una Fedra. In virtù di quell’apertura esplicitata fin dal titolo trovano spazio le riflessioni (e le polemiche) su, per dare qualche altro nome, Luca Ronconi, la storia artistica di Andrea Jonasson (dal mal d’Africa fino al cedimento teatrale e all’unione con Strehler), il sorprendente Roman Polanski nei panni del Gregor Samsa kafkiano o, fosse anche per esser messo in crisi subito dopo, un quarantenne Gigi Proietti di cui Palladini intercettò le inquietudini (infondate incertezze?) nei camerini del Teatro Antico di Taormina prima di un testo dedicato al mattatore inglese di fine Ottocento Edmund Kean.
Le testimonianze degli artisti si intrecciano alla restituzione di trentaquattro anni di attraversamento teatrale con il pensiero di un autore – e, si badi, non recensore – come Marco Palladini, che assume su di sé, ampliandola, l’eredità critica di Giuseppe Bartolucci e Maurizio Grande. Nel secondo e conclusivo capitolo di questo primo volume, le sue Prove intercettano altre Schegge di teatro straniero passate da festival e teatri di tutta Italia, con un’attenzione maggiore alla Capitale, evidenziando anche in questo caso i demoni contro cui si scaglia la lucidità del suo pensiero: “Teatro di regia” e la “Nuova Spettacolarità”. Salto coraggioso e decisivo sarà quello che verrà compiuto nel futuro volume, il quale presenterà ancora più esplicitamente il segno critico, teorico e anche dichiaratamente artistico di Marco Palladini, che concluderà le sue prove nuovamente in apertura con Ancora domande e risposte.
Viviana Raciti
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PROVE APERTE
MATERIALI PER UNO ZIBALDONE SUI TEATRI CHE HO CONOSCIUTO E ATTRAVERSATO (1981-2015)
vol. 1
Marco Palladini
Fermenti, Roma 2015
€ 20.00
pp. 242
ISBN: 978-88-97171-66-9