Edoardo Erba in scena al Teatro Argot di Roma con Nove, alla regia Mauro Avogadro, per una produzione Compagnia Umberto Orsini. Recensione
La signora dice al marito: «Vedi, come una volta, quando c’era la televisione condominiale. Si andava tutti insieme a vederla, poi si facevano le scale e si tornava a casa». Non avevo mai pensato, in anni di militanza spettatoriale, a questo piccolo particolare: cioè al fatto – probabilmente molto casuale – di non aver mai visto qualcuno del pubblico del Teatro Argot tornarsene a casa proprio prendendo una di quelle rampe che dal cortile centrale portano ai palazzi dai quali il teatrino di via Natale del Grande è abbracciato. Eppure sì, l’Argot è un teatro condominiale, come la televisione citata dalla signora per commentare la fortunata prossimità del tinello di quei due spettatori con il palcoscenico.
Ma questo con lo spettacolo scritto da Edoardo Erba e messo in scena da Mauro Avogadro non c’entra. O forse sì. Si respira qualcosa della televisione che accompagnava il boom economico: c’è una certa gentilezza nella scrittura, la scansione per sketch, la comicità mai urlata che cresce in piccoli e piacevoli meccanismi drammaturgici, un timido gusto surreale. Ma anche un sano cinismo sempre presentato con leggerezza e disincanto.
Sono nove episodi, chiusi da Avogadro in una scatola scenica che lascia solo un riquadro centrale aperto allo sguardo del pubblico e che si fa territorio di proiezioni (a cura di Ginevra Napoleoni) tra una scena e l’altra e completamento visivo della scenografia disegnata da Marco Piras Pisanu. Effetto, questo, che moltiplica i paradossi di cui si nutre la scrittura.
Ogni episodio è autonomo e prevede un uomo e una donna legati da relazioni durature o occasionali. E naturalmente la chiave è anche nel lavoro dei due attori: Massimiliano Franciosa e Claudia Crisafio, con due stili diversi. Sempre nella parte lei, pronta a entrare nei panni del personaggio modificando voce e portamento in modo netto; più improntato a una recitazione personale e senza maschera l’approccio dell’altro, ma in entrambi i casi efficaci e funzionali ai racconti. Di cui, tra i nove forse non tutti sono da ricordare, come nel caso dell’episodio dedicato all’avvocato malavitoso, troppo leggibile e scontato. Ma la maggioranza dei racconti è più che godibile. C’è anche il manager di impresa che sciorina i guadagni della propria azienda in crescita, fiero di aver inventato un business sulla pelle dei bambini: costruisce una farfalla che scoppia tra le mani dei piccoli malcapitati una volta che questi la portano a casa, lasciandoli mutilati per sempre, arma dedicata a combattere agli stati canaglia. Si ride amaro in questo caso.
Poi c’è un futuro in cui astronauti adorano personaggi di Walt Disney, Topolino e Paperino le due icone in contrasto; una celebre e storica partita di calcio (il 4-3 Italia Germania) che inaspettatamente cambia risultato portandosi dietro altri mutamenti inverosimili. Edoardo Erba prima distende la quotidianità sul palco e poi la punzecchia qua e là aprendo piccole crepe di senso e comicità. In questa riflessione sulla commedia teatrale, parlavamo della necessità di ritrovare testi e spettacoli popolari ma intelligenti e di qualità che si collochino in una fascia mediana tra il commerciale spinto e la ricerca. Nove fortunatamente è uno di questi ed è in scena all”Argot – la “vostra televisione condominiale” – fino al 29 novembre.
Andrea Pocosgnich
Visto al Teatro Argot, Roma
in scena fino al 29 novembre 2015
NOVE
di Edoardo Erba
con Massimiliano Franciosa e Claudia Crisafio
regia Mauro Avogradro
impianto scenico e visioni Ginevra Napoleoni
costumi Isabella Rizza
luci Paolo Meglio
musiche a cura di Ivan Bicego Varengo
disegno scene Marco Piras Pisanu
organizzatore Paolo Broglio Montani
foto e grafica Manuela Giusto