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Enzo Cosimi e Joseph Beuys: legami di Natura

Enzo Cosimi e Joseph Beuys: una riflessione allargata sugli ultimi due lavori presentati al Teatro Vascello e a Carrozzerie not durante la rassegna Teatri di Vetro.
 

foto Focusart
foto Focusart

«Ich bin ein Sender» ovvero io sono un trasmettitore affermava Joseph Beuysֽ, citazione che dà il titolo alla collezione omonima esposta alla Pinacothek der Moderne di Monaco comprendente le opere, i cosiddetti multiples, dell’artista tedesco. Rappresentativo, in un modo personalissimo e controcorrente, del movimento artistico Fluxus; Beuys non avrebbe amato molto “essere rinchiuso” in un museo per “essere fruito” da spettatori casuali. L’Arte veniva infatti da lui esperita come propagazione di energia incontenibile capace di sfondare nel quotidiano; quasi una religione, intesa come ciò che tiene legato insieme l’uomo alla natura, in un rapporto di mutuo rispetto, simbiosi e sacralità. Attitudine panica che gli valse l’appellativo di “sciamano dell’arte”, titolo che potremmo prendere in prestito per indicare, senza apporle una mera definizione, la tendenza che contraddistingue i due lavori approdati nella capitale del coreografo Enzo Cosimi. Presentato in prima assoluta alla Biennale di Venezia del 2014 e vincitore nello stesso anno del Premio Danza&Danza come miglior produzione, Sopra di me il diluvio è giunto qualche settimana fa al Teatro Vascello, frutto di una «riflessione sul mondo in cui viviamo in rapporto alla Natura e a percepirlo in termini sensoriali».

Le idee di Joseph Beuys sembrano incontrare il substratum filosofico che sorregge questa scrittura coreografica antropocentrica costruita per una sola interprete, Paola Lattanzi, bellissima e perturbante nel suo essere totalmente corpo: androgino, nerboruto e bestiale, dalla cui fisicità l’espressione si dirama come scarica emotiva. Autoctona e indigena allo stesso tempo di un mondo avverso, la corporeità diventa traccia di un passaggio, solco umanoide che attraversa uno scenario apocalittico. Se mai vi sia stata la presenza dell’uomo, esso non è ora che un fossile, un osso, a ricordarci la scena iniziale di un noto capolavoro della storia del cinema di fantascienza. Il corpo, in preda all’estasi tribale, è dunque lo strumento di fondazione di una nuova umanità in grado di recuperare quella comunione interrotta con la natura, non in questo orizzonte ormai saturo e sterile ma in un altrove lontano e primitivo che è il continente africano, visibile attraverso il filtro di uno schermo televisivo. Filmati di guerra e uccisioni scorrono indistintamente come un flusso, a richiamare un immaginario ancestrale e magico al quale si guarda con meravigliato esotismo: «Un’Africa urlata, violata che, nonostante i massacri senza fine a cui è sottoposta da sempre, riesce a restituirci una visione di speranza», recita la nota. Il diluvio è appena sopra di noi e potrebbe annegarci in quanto colpevoli di aver infranto un’armonia mistica e la scommessa, sembra suggerirci Cosimi, sta proprio nel ricucire la ferita nella dialettica arte-vita per «esercitare la perpetua e sempre nuova azione del divenire noi stessi opera d’arte», come afferma la biologa Letizia Omodeo Salè in riferimento allo studio di Joseph Beuys.

enzocosimi.com
enzocosimi.com

Nella performance/installazione La bellezza ti stupirà, ospitata nello spazio di Carrozzerie not durante la rassegna Teatri di Vetro, il riferimento all’artista concettuale è invece dichiarato in quanto fonte d’ispirazione per un lavoro che vede come protagonisti i senzatetto della Fondazione Progetto Arca che, indossando gli abiti di Fabio Quaranta, «tra i più interessanti stilisti del design contemporaneo», sfilano su una passerella immaginaria ricreata attraverso la proiezione di un rettangolo di luce, il miglio disegnato da Gianni Staropoli. Sequela di volti accompagnata dal vivo dal violoncello di Flavia Passigli e da alcuni video di testimonianze della quotidianità dei venti senza fissa dimora caratterizzata dall’assenza e dalla privazione. Ipotizzando come base metodologica le teorie di Beuys relative alla Soziale Plastik – a come cioè la potenza creativa possa dispiegarsi attraverso la libertà rendendo ogni “atto di vita” un atto artistico, e di conseguenza ogni uomo libero un «uomo creativo» – Cosimi sembrerebbe dunque applicare tale assunto alla volontà di creare un’opera «sui temi della marginalità sociale, sulla figura dell’homeless e sulla sua regale solitudine nella società contemporanea».

Ora, non si vuole in questa sede sovrapporre i due pensieri: ogni artista fa propria una teoria e non si esclude che la fonte d’ispirazione possa e debba anche essere la base di uno stravolgimento; quello che preme sottolineare è piuttosto come in questo lavoro il confine tra «coreografia politica» e strumentalizzazione sia molto labile. Se nel primo lavoro analizzato il corpo è in una posizione cardine in quanto fautore dell’azione, a predominare in questo secondo caso è invece l’involucro della miseria. Le proiezioni video sembrano non bastare a dare consistenza scenica agli attori, i cui corpi sono sì presenti senza tuttavia che a loro venga data la possibilità di dirsi, di raccontarsi, quindi di liberarsi drammaturgicamente. Perché vestire il corpo con un habitus estraneo che gli impedisce di agire come uomo creativo superando l’emarginazione sociale nella quale è relegato?

Due lavori distanti e dotati ognuno di una propria specificità di linguaggio, ciononostante ascrivibili a una fase di rifondazione del corpo nella scrittura di Cosimi che, abbandonando la carnale sensualità degli inizi, si muove verso la ricerca del gesto volto a ristabilire quell’imprescindibile legame con il vivente nell’orizzonte liquido dell’arte performativa.

Lucia Medri

SOPRA DI ME IL DILUVIO

regia, coreografia, scene, costumi enzo cosimi
collaborazione alla coreografia paola lattanzi
interprete paola lattanzi
video stefano galanti
musiche chris watson, petro loa, jon wheeler
frusta sciamanica cristian dorigatti
disegno luci gianni staropoli
organizzazione maria paola zedda, flavia passigli
in collaborazione con Biennale di Venezia 2014
con il sostegno per le residenze di fondazione teatro comunale città di vicenza, arteven, a.c.s. abruzzo circuito spettacolo, milano teatro scuola paolo grassi

visto al Teatro Vascello ottobre-novembre 2015

LA BELLEZZA TI STUPIRÀ

performance/installazione di enzo cosimi
regia, video, coreografia enzo cosimi
costumi fabio quaranta
disegno luci gianni staropoli
disegno luci – cagliari capitale italiana della cultura 2015 – loic hamelin
violoncello flavia passigli
assistente ai costumi alma libera uggeri
con la partecipazione dei cittadini
organizzazione flavia passigli
produzione compagnia enzo cosimi, mibact, cagliari capitale italiana della cultura 2015

visto a Carrozzerie not- novembre 2015

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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