I rifugiati di Castelnuovo di Porto presentano Sabbia al Teatro Argentina. Recensione
Avanzano compatti e con gli sguardi fissi davanti a noi, incedono con passo lento ma deciso. Sono qui, sono arrivati e sono salvi. Sul palco del Teatro Argentina i venti richiedenti asilo africani rifugiati presso il C.A.R.A di Castelnuovo di Porto presentano Sabbia. Frutto di un lungo laboratorio durato dieci mesi negli spazi del centro accoglienza; lo spettacolo nasce da un’idea di Riccardo Vannuccini dell’Associazione Culturale ArteStudio facente parte del progetto teatroinfuga2015, in collaborazione con Cane Pezzato e la Cooperativa Auxilium. C’è sempre un lieve imbarazzo in chi scrive quando si tratta di simili lavori e progetti. Nonostante essi posseggano la piena autonomia di spettacoli teatrali, improvvisamente le convenzioni, le abitudini e anche i giudizi subiscono un arresto, una sospensione. Sabbia porta infatti lo spettatore tout court a riconsiderare la propria posizione privilegiata e la cultura che ne costituisce il bagaglio. Il lavoro attinge alla tradizione teatrale e letteraria – con riferimenti al teatro danza bauschiano, ai testi di T.S Eliot, a Shakespeare… – e sin dall’inizio insegna a rivalutare l’esperienza del viaggio, termine al quale siamo abituati ad associare significazioni positive, i cui sinonimi sono spesso vacanza, svago, riposo, divertimento. Invece i venti ragazzi di Castelnuovo ci parlano di un viaggio che noi assisi in platea non abbiamo mai fatto e mai faremo, per il quale non ci sogneremo neanche di pagare un biglietto.
Siamo noi quelli impreparati, chiamati ora a dover ascoltare perché dobbiamo imparare. Ma in loro non vi è nessuna recriminazione o lamentela, non ci sono accuse disperate, non vi sono lacrime. Riempiendo il palcoscenico scarno e squintato, grande e immenso come fosse la pancia di una nave, gli attori si muovono composti e silenziosi e solo in alcuni momenti prendono la parola. In scena anche il regista Riccardo Vannuccini, Alba Bartoli, Caterina Galloni, Elisa Menon e Maria Sandrelli che raccontano di Romeo e Giulietta, di Luna Rossa e di Ofelia e del suo annegamento, così il teatro incontra simbolicamente le storie di ognuno dei rifugiati, ne diventa metafora, allegoria, costruendo una drammaturgia simbolica dai gesti semplici e incisivi, dalle azioni efficaci, grazie alle quali l’astrazione è in grado di farsi concretezza e didascalia chiara e immediata, che parla un’unica lingua, una lingua universale. Un teatro corale dove è la massa che avanza a essere protagonista ricordando il quadro di Pellizza da Volpedo; individui appartenenti, potremmo ipotizzare, a un “Sesto” Stato che impone oggi la sua realtà sociale aggiungendosi al Quarto relativo ai lavoratori e al Quinto riguardante gli otto milioni di precari, autonomi e free lance. I ragazzi africani occupano la scena a volte uniti e ammassati, come la posizione di contrainte che caratterizza le traversate in mare, altre separati e isolati, seduti a terra con delle scarpe nelle mani. In attesa.
Proprio nelle prime ore di oggi è iniziato lo sgombero dei molti fermi a Ventimiglia e negli ultimi giorni abbiamo appreso dello scontro diplomatico tra Italia-Francia riguardo il mancato rispetto degli Accordi di Schengen; Sabbia è dunque più di uno spettacolo teatrale e non solo per l’attualità delle tematiche, non solo perché anticipa la formale ricorrenza della Giornata Mondiale del Rifugiato (prevista per il 20 giugno). Sabbia è una presa di posizione, un atto teatrale e quindi politico che all’indifferenza delle istituzioni risponde: “Non siamo un’emergenza, siamo una presenza, tante presenze”.
Lucia Medri
Twitter @LuciaMedri
visto al Teatro Argentina-giugno 2015
SABBIA
Uno spettacolo realizzato coi rifugiati provenienti dall’Africa ospiti del C.A.R.A.
Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto (Roma)
Ideazione e regia RICCARDO VANNUCCINI
Collaboratori al progetto Alba Bartoli, Elisa Menon, Maria Sandrelli, Caterina Galloni,Daniele Cappelli
Scene, costumi, disegno luci Yoko Hakiko
Colonna Sonora Rocco Cucovaz