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All In Festival. Roma si gode i giovani

All In Festival. Una settimana di teatro pensata e gestita da giovani

 

all in festival
Foto Persona a casa con uno smartphone

A Roma, nonostante tutto, le nuove esperienze non mancano,ogni anno c’è qualcuno, tra gli operatori giovani o meno giovani, che scommette su un’idea. Non è un dettaglio, anzi è un tratto almeno curioso. Sono anni difficilissimi, nei quali la politica culturale deve vedersela con bilanci ridotti all’osso ed emergenze a cui non riesce a far fronte: i centri sociali e culturali autogestiti vengono sgomberati o radicalmente fatti rientrare nei ranghi, i piccoli teatri più innovativi continuano a spaccarsi la schiena in un silenzio assordante e i gli spazi commerciali devono vedersela con la riforma del Fus che da un giorno all’altro non li vede più meritevoli di finanziamenti statali; questo senza voler entrare nel dettaglio dei singoli casi – ad esempio qualcuno informerà mai la cittadinanza sulla questione Valle? L’assessorato guidato da Giovanna Marinelli da una parte ha dimostrato di saper intraprendere una strada molto chiara e netta su quali fossero i festival e gli eventi teatrali da premiare, con i pochi quattrini a cui attingere, lasciando a secco storiche rendite di posizione e chi con la cultura aveva poco a che fare, d’altra parte però si sente la necessità dell’apertura di un tavolo attorno al quale ascoltare certe tensioni e capire, anche con le tasche vuote, come risolvere le emergenze di cui sopra.

E allora come è possibile che nascano situazioni come quella di All In Festival? Da dove arrivano voglia ed energie? Ormai lo avrete letto dappertutto: All In è il festival organizzato dai giovani, nello specifico gli under 25 che all’interno di Dominio Pubblico hanno trovato un luogo dove cominciare a capire da che parte si nutre una passione, con quali sforzi e competenze. Un gruppo di giovani spettatori che ha avuto la fortuna di misurarsi con gli importanti artisti ospitati nel cartellone congiunto (Argot-Orologio) e a cui è stato destinato un budget e una responsabilità: scrivere un bando, scegliere gli artisti, anch’essi under 25 e portarli in scena in più punti della città. Anche in questo senso il 2015 è stato l’anno della crescita che ha visto la partecipazione del Teatro di Roma con gli spazi dell’India, dove All In ha debuttato con la performance pianistica di Giovanni Di Giandomenico e Francesco Leineri, a dire il vero, di fronte a pochi spettatori rispetto allo sforzo comunicativo messo in campo dai ragazzi. Ma anche qui si misura l’aridità di una città che non premia il nuovo e preferisce rimanere in attesa, per poi (e così è stato nei giorni successivi) accogliere alcuni artisti con maggiore attenzione.

All In Festival
Foto Ufficio Stampa

Un festival cresce quando ti dà la possibilità di entrare in relazione con soggetti fuori dalla solita cerchia cittadina. Così, ad esempio, al secondo giorno di rassegna, al Teatro Argot è arrivato il gruppo del napoletano Nuovo Teatro Sanità con Scimmie e ha trascinato il pubblico con un’energia e una vitalità di fronte alle quali era difficile rimanere insensibili. Scimmie è una storia di Camorra recitata da 6 attori di cui la gran parte giovanissima e almeno un paio sotto i vent’anni. Il terreno su cui il regista Carlo Caracciolo ha fatto nascere questa esperienza è quello del libro omonimo di Alessandro Gallo appositamente riadattato per il teatro.
Il branco, tre adolescenti che sognano i piani alti della camorra, ha movenze da primati e soprattutto nella primissima parte dello spettacolo aggredisce fisicamente lo spazio scenico alternando il dialogo al lavoro con il corpo. Puntano in alto, i boss sono gli eroi da imitare anche se la scalata al potere si paga con un conto salatissimo, le vite degli amici. C’è qualcosa che non torna quando il racconto comincia a puntare alla coralità perdendo la sfrontatezza fisica iniziale. Purtroppo dialoghi e monologhi prendono il sopravvento senza riuscire a smarcarsi con costanza da una certa retorica – causa anche la scelta (logica, per carità) di affidarsi in gran parte all’italiano invece che al dialetto con cui lo spettacolo viene messo in scena in Campania. Eppure il potenziale del Nuovo Teatro Sanità è rimasto ben visibile al pubblico romano in quella serata di fine maggio.
La forza comunicativa dei giovani attori del NTS, la voglia di raccontare le ferite del proprio territorio e le magliette bianche degli organizzatori under 25 di All Inn, attraversavano i pensieri di chi scrive mentre attraversava la città: questi ragazzi ce la mettono tutta… anche a lasciarci intravedere qualche speranza per il futuro.

Andrea Pocosgnich
Twitter @AndreaPox

Visto al Teatro Argot Studio, Roma – Maggio 2015

SCIMMIE
con Annabella Carrozza, Riccardo Ciccarelli, Mariano Coletti, Anna De Stefano, Carlo Geltrude, Gennaro Maresca
regia Carlo Caracciolo
una produzione Nuovo teatro Sanità
Tratto dal romanzo Scimmie di Alessandro Gallo – Navarra editore

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

1 COMMENT

  1. Riporto qui un aneddoto del Festival, cercando di donare una visione più ampia e allo stesso tempo intima della mia esperienza. Dal Palazzo Braschi, uno degli spazi concessi ad All In, abbiamo coinvolto una coppia, padre e figlia di origine boliviana, che ha sposato la nostra causa e si è immersa completamente nello spirito del Festival.
    Dopo il primo spettacolo al Palazzo, ci hanno seguiti al Valle per la rassegna degli audiovisivi e l’aperitivo offerto, in seguito hanno raggiunto nella stessa sera il Teatro Orologio e il Teatro Argot Studio. Tutto questo è successo Mercoledì 27, seconda giornata di All In.
    Poi come se non bastasse, i boliviani ce li siamo ritrovati sempre al Festival, fidelizzati sorpresi ed entusiasti per qualcosa che loro definivano “Algo raro” .
    E così nei giorni successivi abbiamo cambiato lingua, ci siamo immersi negli occhi dei turisti, davanti ad i Roll Up o con il programma cartaceo in mano parlavamo tre lingue e invitavamo le persone nei nostri spazi, volevamo far sapere a tutti quello che stava accadendo a Roma. Poi arrivano gli ultimi giorni di Festival, il weekend per i distratti, e abbiamo riempito il Teatro India.
    Il nostro modo di fare cultura è vivo e attivo e presente nella città, non a caso abbiamo promosso il Festival come se fosse un virus che piano piano invade Roma.
    Siamo soddisfatti del nostro lavoro, avere tutte quelle persone presenti al nostro All In ci ha dato una dimensione reale ed effettiva della portata dei nostri sforzi, delle nostre rinunce e del lavoro-entusiasmo effettuato. Perché è vero che oggi la multimedialità ci dà la possibilità di informarci su tutto ciò che avviene, ma altrettanto vero è che in strada delle cose avvengono, succedono, esistono. Siamo qui, vivi, in città.
    Questo è un piccolo aneddoto, ma eravamo tanti ad organizzare questo Festival, pensate quindi a quante piccole storie sono nate in questi giorni. Grazie a chi ci ha sostenuto, aiutato e diffuso. Spero di aver donato un piccolo spicchio in più di ciò che è stato.

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