Il bombarolo della compagnia Ilinx. Regia di Nicolas Ceruti su drammaturgia di Barbara Pizzo. Recensione
Si ha come l’impressione che in questi tempi travagliati e difficili, dove si susseguono guerre, attacchi terroristici e negazioni di diritti, la fine del mondo sia vicina e possa addirittura costituire una grande liberazione per l’umanità. Il bombarolo della compagnia Ilinx di Milano incarna uno di questi “sogni apocalittici” attraverso un dramma recitato in versi scritti nell’antico dialetto romanzo italiano.
Sulla scena un uomo (interpretato da Luca Marchiori) è rappresentato nell’atto di costruire un ordigno atomico per disfare il mondo creato da Dio. Ma sarebbe meglio dire che lo spettatore vede l’ombra invece della figura concreta e viva del personaggio, il quale in preda a tormenti e a rancori irrisolti rivive le circostanze che lo portarono a distruggere l’universo. Se si eccettuano appunto i gesti orientati alla costruzione dell’ordigno, il bombarolo non compie altro che tre azioni interiori: i movimenti “scolpiscono” il tempo della scena, secondo i modi del passato, del presente e del futuro. Egli ricorda i giorni felici trascorsi con l’amata e il successivo tradimento di quest’ultima, causa principale del suo gesto estremo.
Nel presente, il bombarolo riflette sulla caducità (usando frasi come «col tempo ogni gran stato cade in basso» o «col tempo il forte fer divien in polve») e si rivolge a Dio, che sul palco è rappresentato da una lampada fioca, accusandolo di aver costruito un mondo destinato alla dissoluzione e di non avergli mai dato un segno di conforto o speranza. Infine egli anticipa nella mente lo scenario post-atomico: un mondo in cui non scorre più il tempo, in cui il cielo s’annotta all’improvviso e dove aleggia solo l’eco di qualche voce senza più timbro.
Nello spettacolo convivono, dunque, diversi temi: il prometeico relativo alla sfida alla divinità, la vendetta sentimentale e la caducità del tempo. Sovrapponendosi l’uno con l’altro, in un interessante cortocircuito, i tre temi raccontano infatti un’altra storia che trascende il semplice racconto dei fatti: l’uomo costruisce un’arma per disfare ogni cosa. Il bombarolo è in fondo innamorato del mondo, lo vorrebbe eterno e vorrebbe pure poter fare più volte l’amore con esso, così come avrebbe voluto eterna la relazione con la donna con cui aveva frequenti rapporti sessuali nei giorni felici. Ma poiché ciò è palesemente impossibile, l’uomo individua la detonazione atomica come cosa più vicina al rapporto sessuale, del resto esplicitamente paragonata a un orgasmo. La distruzione pone fine al tempo e rende così, paradossalmente, il mondo eterno – uno dei modi di pensare l’eternità è non a caso l’immagine di un universo senza successione e durata. La console che scatena l’esplosione finale ha la forma di una donna, forse è la stessa silhouette dell’amante del passato.
Il dramma de Il bombarolo racconta allora la parabola di un eros indirizzato alla distruzione del tempo che rende tutto transitorio. In altri termini rappresenta un uomo nel tentativo di conquistare l’eternità e di trasfigurare un mondo che un Dio ha creato un po’ distrattamente.
Enrico Piergiacomi
Twitter @Democriteo
Visto al Teatro l’Avogaria di Venezia il 03/03/2015
Il bombarolo
work in progress
prima residenza e studio presso VERDECOPRENTE Festival 2014
Idea e Drammaturgia Barbara Pizzo
Produzione: ilinx, Residenza Teatrale ILINXARIUM,
Regia Nicolas Ceruti
Con Luca Marchiori