Teatro in video 18° appuntamento. Molly cara di Piera Degli Esposti
Per leggere la storia del teatro del secondo Novecento ancor più che in precedenza si può usare come paradigma la storia dell’attore, interprete di mondo in una struttura preordinata, capace di comprimerne il segno fino a far esplodere il perimetro segnato da movimenti, parole, gesti. Uno spartiacque decisivo è stato, fin dagli anni Sessanta e in virtù di una nuova relazione con regista e autore dell’opera, il passaggio da un attore immobile, rappresentativo, a un attore per così dire “semantico”, capace di incorporare i segni dell’opera in sé stesso. Si affaccia allora da un lato la più drastica avanguardia che fa uso di quei segni per interpretare il rinnovamento evolutivo, dall’altro anche il teatro detto di tradizione inizia con parsimonia ad ammettere nuove e radicali originalità, accogliendo nel circuito esperienze interpretative inusuali, diverse per provenienza e per carattere. Ma ci vorranno dieci, forse vent’anni perché siano davvero assimilate a un certo tipo di rappresentazione classica. E chissà se sono bastati. Eppure nel tempo anche la regia tradizionale ha dovuto ammettere che, di fianco all’attore recettivo, annullato nel personaggio, andava nascendo una generazione manifesta, spuria, la cui originalità si palesava nell’effetto contrario di marcare i caratteri nell’opera. È proprio allora che un’attrice come Piera Degli Esposti, esclusa da ogni tipo di accademia, ha iniziato a farsi largo con la propria renitenza alle meccaniche sceniche, con l’originale impianto fisico e vocale, espressivo, grazie al quale ha potuto imporsi negli ultimi cinquant’anni come la diva, pardon, l’antidiva del teatro italiano. In Molly cara, opera diretta da Ida Bassignano nel 1979 e tratta dall’Ulisse di Joyce, la grafia concertistica della sua interpretazione si articola per la coesistenza d’alto e basso, di stimoli gravi nella voce e slanci lirici dello sguardo, una partitura che diremmo “spudorata” in cui la Molly di Joyce è divertente, divertita, accentrata sul corpo dell’attrice che non risparmia ogni possibile sbavatura al personaggio, non più sovrano dell’opera, ma finalmente, in tal modo, vivo.
Simone Nebbia
Twitter @Simone_Nebbia
È da poco uscito un libro che attraverso la figura dell’attrice riallinea i tratti meno a fuoco della storia teatrale, raccogliendo articoli, interviste, segni di un’evoluzione artistica non ancora rassegnata, in esplicito divenire. Si chiama Bravo lo stesso! Il teatro di Piera Degli Esposti, edito da Lombardi Editori e composto dallo scenografo e regista Manuel Giliberti.
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