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Le nuvole di Aristofane e la povera patria di Latella

latella-le-nuvole-pupazzoInizierò parlandovi del pubblico, inizierò dicendovi che era più numeroso di quello che mi sarei mai aspettato per una pomeridiana, ma c’era Antonio Latella e poi Aristofane ha fatto il resto captando scolaresche in quantità. Inizierò raccontandovi il mio stupore quando durante l’intervallo gruppi di liceali tra loro parlavano dello spettacolo in questi termini “Si è moderno, ma troppo, lo ha troppo modernizzato”, ovvero proprio loro che di più dovevano apprezzare non lo hanno fatto. E le signore e i signori impellicciati che uscendo borbottavano il classico e sentenziante “E’ Troppo volgare!” oppure “non capisco perché a questo ancora non gli hanno stroncato la carriera” (riferendosi ad Antonio Latella). E in un batter d’occhio, senza neanche accorgersene erano entrati nel gioco, erano parte del dibattito e inconsciamente avevano abbracciato la tesi del “Discorso migliore”, ovvero la preferita dagli ingobbiti vegliardi e dai loro perbenisti giovani discepoli.

Ho iniziato dal pubblico non solo per raccontarvi questi umori, in maggioranza negativi per la verità, ma anche perché lo spettatore in quest’ultimo lavoro di Latella è determinante, è parte integrante della scena, più volte gli attori scenderanno in platea con i propri personaggi arringando il pubblico e sollecitandolo con qualunque arma possibile. Niente di più attinente al Teatro Greco insomma, niente di più vicino alla popolarità di quel teatro che era politica nell’atto stesso del suo manifestarsi tra la società e per la società.

E il pubblico è protagonista sin dall’inizio, quando il regista inizia a prendersi gioco di lui: lo spettacolo comincia infatti al buio con Strepsiade (Annibale Pavone) che in platea narra le sventure arrecategli dai debiti mentre rumori e un forte russare arrivano dai palchi, il pubblico casca nel tranello credendo sia qualche scapestrato perdigiorno e infatti è sì un perdigiorno ma è il figlio di Strepsiade, Fidippide, eterno dormiglione e scansa fatiche. Primo cortocircuito creato da Latella sul pubblico. Ma tutto il lavoro è un lungo interloquire tra gli attori e la platea nella quale come folletti si muovono a proprio agio.

latella-le-nuvole-scheletriUno scarto determinante Latella lo compie facendo interpretare il giovane Fidippide da un pupazzo, appare nudo con tanto di rigogliosa sessualità esposta e comandato da un pagliaccio tutto fare, l’incontenibile Massimiliano Speziani. Tutti i personaggi disegnati da Latella sono dei clown, e anche se vestiti di nero, mantengono le grandi scarpe da pagliaccio. Speziani è anche Socrate il quale tra una gag e l’altra cerca di insegnare a Strepsiade l’arte oratoria per vincere nei duelli legali con i suoi creditori. Il pensatoio di Latella è un palchetto minuscolo con un siparietto rosso che sparisce nella grande scena spoglia totalmente nera, una sorta di porticina per un’altra dimensione, fatta di tragica cialtroneria. Buffoni e cialtroni sono infatti Socrate e il suo discepolo effeminato, Marco Casciola. Il pensatoio è un circo di bassa lega, Latella volutamente e grazie alla traduzione di Letizia Russo, riporta tutto nei registri più bassi, da cabaret volgare, verso gli istinti primordiali. E allora ecco le parolacce che hanno fatto sgranare gli occhi agli imbellettati del Festival di Spoleto e adesso del Teatro Argentina, ecco il pubblico chiamato senza pietà “rotto in culo”, ecco che dalle nuvole scende un Maurizio Rippa con la testa rasata, il sorriso fisso e il corpo stretto in un tutù da regina del varietà.

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Il nocciolo della questione in questo caso è nel finale. Il famoso dialogo tra il “discorso migliore” e “discorso peggiore”, giocato con i due clown in proscenio, con il discorso migliore che osanna i valori tradizionali, il rispetto dei genitori, l’orgoglio, il pudore, il discorso insomma di coloro che affermano “che con lui tutto funzionava, i treni erano in orario…” e infatti Casciola lo recita abbozzando lontanamente posture e vocalità da duce. Il discorso peggiore è più pacato, scende tra il pubblico, abbraccia le cause perse, contraddice la giustizia, libera la sessualità, sveglia le coscienze sopite in platea. Ed è nel finale che si legge tutta l’interpretazione del regista di Castellammare, la presa di posizione forte, senza possibilità di contraddizione: per colpa degli insegnamenti del “discorso peggiore” Strepsiade viene picchiato dal figlio, questi pensa così di dar fuoco al pensatoio, i clown si fermano, non recitano, leggono solamente dal copione la parte riguardante l’incendio, ma cosa nasce dall’olocausto del pensiero, che umanità può partorire una generazione che si è autodistrutta? La risposta è nei tre scimmioni che entrano in scena con le fasce tricolori da sindaco al collo, con la loro venuta scompaiono gli scheletri che popolavano il palco, erano lì dal primo atto in posizioni vitalistiche, erano più vivi dei vivi, parlavano, danzavano e facevano l’amore, ora gli scimmioni hanno preso il loro posto. Non rimane che cantare e ci pensa la regina di questo sgangherato varietà, ma senza ridere questa volta, e senza microfono, con un filo di voce rotta, Battiato, Povera patria.

Andrea Pocosgnich
redazione@teatroecritica.net

visto il 21 gennaio
in scena fino al 30 gennaio 2010
Teatro Argentina [vai al programma 2009/2010 del Teatro Argentina]
Roma

Leggi anche l’articolo di presentazione con info e cast completo.

Prossime date per Le nuvole, regia di Antonio Latella:

Gubbio – Teatro Comunale – 2 e 3 febbraio 2010
Terni – Teatro Verdi – dal 4 al 6 febbraio 2010
Foligno – Politeama Clarici – lun 8 febbraio 2010
Narni – Teatro Comunale – 9 e 10 febbraio 2010
Città di Castello – Teatro degli Illuminati – 11 febbraio 2010
Reggio Emilia – Teatro L.Ariosto  – 13 e 14 febbraio 2010
Prato- Teatro Metastasio – dal 17 al 21 febbraio 2010 [vai al programma 2009/2010 del Teatro Metastasio]
Torino – Teatro Gobetti – dal 23 al 28 febbraio 2010 [vai al programma 2010 del Teatro Gobetti]
Voghera – Teatro Arlecchino – 2 marzo 2010
Parma – TeatroDue – 3 e 4 marzo 2010
Casalecchio (BO) – Teatro A.Testoni – 5 e 6  marzo 2010
Modena – Teatro Storchi – 8 e 9 marzo 2010
Brescia – Teatro Sociale – dal 10 al 14 marzo 2010
Casalmaggiore – 16 marzo 2010
Como – Teatro Sociale – 19 e 20 marzo 2010
Padova – Teatro G.Verdi – dal 23 al 28 marzo 2010
Porto San Giorgio – 30 marzo 2010
Brindisi – Teatro G.Verdi – 13 e 14 aprile 2010

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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