Teatro in video 15° appuntamento. Nel 1981 Samuel Beckett progettava per la TV una delle sue opere più ermetiche, Quad I+II.
Rosso, blu, giallo, bianco. Tre colori primari e un “non-colore” a tingere quattro tuniche con cappuccio nelle quali sono intabarrati quattro performer (impossibile indovinarne il sesso). I loro passi sono cadenzati e precisi, in sincrono perfetto, attraversano un quadrato di luce che ha un solo segno visibile: il centro. Questa enigmatica e inquietante visione passò per la prima volta davanti agli occhi dei telespettatori di un’emittente tedesca l’8 ottobre 1981, quando la Süddeutscher Rundfunk trasmise Quad. Dietro a quella misteriosa performance, che il nostro fido canale video propone nella sua lisa versione integrale di 13 minuti, c’era una delle personalità più importanti della storia del teatro contemporaneo: Samuel Beckett. Il drammaturgo, romanziere, poeta e regista teatrale irlandese sarebbe morto di lì a otto anni, il 22 dicembre. Ecco dunque che domani si celebra il 25° anno della sua scomparsa. A noi piace ricordarlo riproponendo uno dei suoi lavori più ermetici, una «follia televisiva», come lui stesso l’aveva chiamata, pensata per la Scuola di Danza di Stoccarda. Nel teatro e nella danza di questi ultimi anni, in Italia e non solo, abbiamo visto fiorire – quasi fosse un tenace gelsomino nella notte del postmodernismo – un certo gusto per i “dispositivi scenici”, chiamiamoli così, piccole architetture visive e ritmiche che tentano di sostituire la drammaturgia testuale.
Il dispositivo, stavolta, prevede che i quattro performer – «né identici, né del tutto diversi, ma analoghi» sostiene Anna Maria Cascetta nel suo Il tragico e l’umorismo – si muovano seguendo quattro pattern di percussioni, che li caratterizzano come il diverso colore delle tuniche; affiorano dal buio, nel buio scompaiono e quando due si trovano a condividere il quadrato di luce sono obbligati a riprodurre i movimenti uno dell’altro in forma speculare. A nessun danzatore è permesso di sfiorare il centro.
Alla parte I segue la parte II, una versione più breve della stessa coreografia, in bianco e nero, per la quale l’indicazione di Beckett in prova era: «tra le due parti c’è un intervallo di 100.000 anni». È straordinario, guardando il video, fermarsi a pensare quanto Quad sia a tutti gli effetti un altra modalità di mettere in atto ciò che Beckett sceglieva di figurare con battute e pause in un dialogo, con gli spazi vuoti nelle filiformi sillogi poetiche, contraendosi poi nelle lunghe sequenze mimiche di un’opera come Act Without Words. «Ogni parola che scrivo, ormai, mi sembra una menzogna», raccontava proprio sul set di Quad, che lascia trasparire dal movimento millimetricamente calcolato i dedali di ansia e perdizione dell’animo umano. Un animo incastonato nelle asfittiche strutture del vivere che appaiono come un ambiente di luce circondato dal buio, molto limitato ed evidentemente non sufficiente alla serenità di tutti. Buona visione.
Sergio Lo Gatto
Twitter @silencio1982
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