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Rabbia: generare scritture al Teatro Valle Occupato

Al Teatro Valle Occupato la paura dello sgombero e il futuro incerto non fermano i progetti. Raccontiamo Rabbia, la palestra per scrittori di Cristian Ceresoli

 

rabbia teatro valle foto tomasulo 1
foto Valeria Tomasulo

Il Teatro Valle Occupato in questo momento è nell’occhio del ciclone, probabilmente è uno di quei rovelli che non fa dormire il Sindaco Marino; proprio dopo le dichiarazioni del primo cittadino, e a seguito dell’azione delle forze dell’ordine avvenuta qualche giorno fa al Cinema Volturno Occupato, l’ombra dello sgombero mostra i propri contorni sempre più nitidamente. Verrebbe da chiedersi quale sia il tempo dell’arte in un momento nel quale l’occupazione ha raggiunto il suo minimo storico nel termometro della popolarità tra gli addetti ai lavori romani, dove il sostegno arriva da quelle frange politiche, sociali e culturali da sempre minoritarie, da artisti lontani dalla capitale, oppure da intellettuali e studiosi italiani o stranieri. Allora per chi non segue il programma quotidiano del Valle, per chi non ha mai trovato interessante sedersi tra quelle poltroncine rosse dopo la dismissione dell’Eti, potrebbe risultare assurdo trovare un collettivo di artisti, attori, autori, registi intenti a sperimentare su quello scottante palcoscenico. Ecco cosa è accaduto al Valle la scorsa settimana quasi tutti i pomeriggi: tutti sul palco, insieme a quei pochi spettatori che superata la paura del caldo hanno avuto la forza di abbandonare le proprie case. Un semicerchio di sedie, tavoli che prontamente vengono spostati all’occorrenza e qualche microfono. Al timone di questo progetto apparentemente disordinato, scompaginato ed errante, è Cristian Ceresoli, l’autore de La merda, lo spettacolo interpretato da Silvia Gallerano (qui collaboratrice del progetto) che ha spopolato in Italia e oltre confini nelle scorse stagioni. È un percorso di scritture parallelo a quello guidato sempre al Valle da Fausto Paravidino, Crisi, che in questo periodo ha raggiunto l’ottava tappa – la successiva è ora in corso ad Arti Vive Festival, Soliera. Le sessioni hanno visto un’apertura quotidiana alla città e chi scrive ha avuto il piacere di osservarne alcune da vicino, compresa quella serale. Ma né l’apertura del sabato sera né questo racconto parziale potranno restituire la temperatura di un lavoro che appunto è quotidiano e così sospeso in un tempo dilatato rispetto a quello dell’evento spettacolare che esaurisce la portata del proprio raggio d’azione in una sera. Perché in definitiva Rabbia è proprio questo: il lusso di un tempo dove accadono delle cose; la parola “lusso” la utilizza Paolo Giovannucci, uno degli attori, spiegandomi la scelta attuata da alcuni professionisti di dar seguito a un lungo lavoro su loro stessi e sugli altri.

Cristian Ceresoli e Simone Traversa. foto Valeria Tomasulo
Cristian Ceresoli e Simone Traversa. foto Valeria Tomasulo

Un’altra chiave di questo slittamento del modo di fare teatro è proprio legata al concetto di restituzione,  un percorso come Rabbia sembra essere la migliore risposta a chi punta il dito contro il Valle sventolando gli scontrini mancanti o bollando l’esperienza come un’occupazione chiusa su se stessa. Il pomeriggio dalle 15 alle 20 le porte si aprono per i cittadini, quelli che timidamente fanno qualche passo nella platea trovandola vuota – ché tutto accade sul palco – vengono invitati a salire, sollecitati a trasformare lo sguardo passivo in partecipazione, a trarre insomma il massimo del “profitto” da questa restituzione.  In Rabbia gli autori hanno la possibilità di provare le proprie scritture con attori, registi, tecnici, organizzatori e ognuno si impegna nella condivisione di tempi e spazi, alla ricerca di un continuo equilibrio tra altruismo e necessità personali. Per provare a immaginare quali siano le ricadute di un meccanismo di questo tipo basta parlare con uno dei più giovani del gruppo: Simone Traversa ha 24 anni ed è l’autore di La Cantilena, uno dei testi cresciuti nel progetto. Il suo è un paesaggio familiare asfittico fotografato in un tipico pranzo da unhappy italian family e che abbiamo avuto modo di spiare anche con il supporto dell’interessante scheletro registico di Fabrizio Parenti. I microfoni amplificano voci e suoni:  i pensieri, il chiacchiericcio sottotraccia, si mescolano ai dialoghi; il rumore delle forchette su piatti e bicchieri è un controcanto rumoristico che evidenzia una tensione continua, all’interno della quale le battute devono farsi strada quasi sempre per far male. Simone studia filosofia a Roma, è ancora presto per sapere se il teatro sarà il suo mestiere, se il suo sarà un talento così forte da emergere, ma al Valle ha avuto la possibilità di sperimentare; mi racconta come questo spazio l’abbia accolto, primo approdo sicuro e familiare nella metropoli.

La Cantilena di Simone Traversa. foto Valeria Tomasulo
La Cantilena di Simone Traversa. Foto Valeria Tomasulo

Rabbia è anche un luogo per attori, ed è appassionante vederne più di una dozzina alternarsi sul palco per cercare la tonalità più rappresentativa, intenti a lottare col proprio io, a inseguire una musica, un sentimento, oppure calarsi giù da un altro pianeta come accade con quelli che d’un colpo riescono a spazzare via l’accademia e allo stesso tempo qualsiasi disquisizione su concetti, in questi casi nodali, quali verità e realismo. Francesco Ferrieri è uno di questi, attore stralunato, interprete graziato da uno squilibrio che lo rende epico a priori, vive in un fuori tempo quasi inconciliabile e spiazzante. Ma è la varietà degli interpreti a colpire ed emerge nettamente nel flusso testuale scritto da Cristian Ceresoli a partire proprio da uno scambio con gli altri partecipanti, un testo sulla rabbia appunto; una cascata di frasi fatte, di mezze verità, di staffilate da bar e social network. Ceresoli li chiama “appunti”, tutto qui ha forma di appunti, alcuni testi sono ancora indecisi se trasformarsi in drammaturgie o sceneggiature, è il caso de Il Renitente di Mario Migliucci: storia di  un uomo carcerato perché ritenuto socialmente improduttivo e costretto ogni giorno a scrivere una poesia e a fare sesso con una prostituta. Eppure, nonostante tutto ruoti attorno a idee e lavori incompiuti, c’è una precisione comune,  ogni brano viene trattato con estremo rigore; Ceresoli durante le sessioni pomeridiane chiede un alto livello di interazione ed è sempre pronto a registrare le minime reazioni.

Il Renitente di Mario Migliucci. foto Valeria Tomasulo
Il Renitente di Mario Migliucci. foto Valeria Tomasulo

La scrittura viene intesa come punto di partenza senza snobismo per generi, registri e media. In R5 di Gaia Grosso il plot principale che rimanda immediatamente agli anni di piombo si nasconde in un tempo altro apparentemente leggero e ironico; nel lavoro di  Karma Gava la serialità televisiva mostra le possibilità di quella scrittura comica sdoganata anni fa da apripista come Boris e mai entrata definitivamente nel piccolo schermo nonostante la fioritura nel web.

Questa rabbia artistica è esplosa a luglio, nel centro di Roma, proprio in quel teatro che molti vedono come uno spazio chiuso e preso in ostaggio; che non si fermerà neanche ad agosto quando aprirà le porte ad alcune compagnie selezionate attraverso una chiamata pubblica, in attesa che la politica prenda la decisione più intelligente: fare tesoro delle esperienze, delle professionalità e dei progetti nati nei tre anni anni di occupazione e disegnare insieme ai lavoratori del Valle la futura struttura di un’istituzione culturale realmente partecipata da cittadini e artisti.

Andrea Pocosgnich

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AltResistenze: estate | produzione | residenza | extraValle

15 > 20 luglio duemila14 RABBIA #8 presso Teatro Valle Occupato
21 > 25 luglio duemila14 RABBIA #9 presso Arti Vive Festival, Soliera (Mo)

RABBIA | LA PRODUZIONE DI UNA SCRITTURA CHE GENERA ALTRE SCRITTURE
writing machine project
a cura di Cristian Ceresoli
in collaborazione con gli occupanti del Teatro Valle Occupato, Silvia Gallerano e Stefano Cenci
assistente di produzione Pamela Del Grosso
direttore tecnico Hossein Taheri
ufficio stampa Cristina Brizzi
writers Luca Baiada, Marco Berardi, Marco Capoccetti Boccia,Cristian Ceresoli, Giacomo Ciarrapico, Carlotta Corradi, Jolanda Di Virgilio, Federico Flamminio, Luca Franco,Karma Gava, Gaia Grosso, Inti Nilam, Mario Migliucci, Marco Pavanelli, Lorenzo Ponte, Noemi Serracini, Simone Traversa + altri ad aggiungersi
performers Tony Allotta, Guido Bertorelli, Emiliano Campagnola, Stefania Delia Carnevali, Stefano Cenci, Giuseppe Cederna, Roberto Corradino, Gianni D’addario, Sylvia De Fanti, Pamela Del Grosso, Silvio De Luca, Francesca Del Guercio, Francesca Romana Di Santo, Enrico Epifani, Francesco Ferrieri, Giovanna Floris, Silvia Gallerano, Paolo Giovannucci, Giampiero Judica, Andrea Lanciotti,Marco Mancini, Marianna Masciolini, Mario Migliucci, Mauro Milone, Flavia Moretti, Sara Nomellini, Giovanni Ortoleva, Fabrizio Parenti, Aurora Peres, Laura Pizzirani, Alessandra Roca, Francesca Rosa, Simona Senzacqua, Hossein Taheri, Simone Spinazzè, Giulia Vannozzi + altri ad aggiungersi;
directors Aureliano Amadei, Alessandro Aronadio, Stefano Cenci, Francois Ferrallacci, Karma Gava, Giampiero Judica, Fulvio Molena, Inti Nilam, Fabrizio Parenti + altri ad aggiungersi
videomaker/photographers Claudia Cucco, Tiziana Tomasulo, Valeria Tomasulo + altri ad aggiungersi

una produzione Teatro Valle Occupato – con il supporto di Arti Vive Festival

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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