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Il Teatro Potlach sogna Fellini

Recensione dello spettacolo Fellini’s Dream della compagnia Teatro Potlach

 

Teatro Potlach
Foto Teatro Potlach

Cosa possa essere definito classico e cosa no, e come rapportarsi a una simile questione sono temi alquanto discussi e controversi: da una parte il rispetto della tradizione, dall’altra il suo capovolgimento e la sua reinvenzione. Se poi ci riferiamo alla Settima Arte la questione si infittisce, rischiando di azzardare supposizioni o giudizi restrittivi riguardo a generi e modelli. Perché il cinema? Ci troviamo qui a parlare di teatro attraverso la pellicola o viceversa. Del resto, come possiamo attuare una netta distinzione se il nostro oggetto di discussione è l’autore e regista Federico Fellini? La sua cifra stilistica ha sicuramente rappresentato un punto di svolta nel cinema novecentesco, modificando gli stilemi imposti nell’era del Neorealismo e dunque segnando il passaggio da una necessità di racconto documentario a una percezione della realtà maggiormente illusoria e onirica, la quale attraverso la sua visione (ricordiamo i suoi inizi da vignettista) rivela un lato grottesco, caricaturale, malinconico e poetico.

A partire dal 2001, la ricerca del Teatro Potlach, compagnia d’avanguardia di Fara Sabina, non lontano da Roma, si incrocia con l’autorialità del regista romagnolo, creando Felliniana. Viaggio teatrale e musicale attraverso il mondo, i personaggi, le visioni di Federico Fellini. Dal 1976 il Potlach – termine che secondo il significato antropologico significa scambio, baratto, dono – ha allargato «i confini dell’idea istituzionale del teatro, nello scambio con il circo, la danza e la performance musicale», seguendo un approccio che dimostra come la scelta di lavorare sull’immaginario felliniano sia complemento e passaggio obbligatorio. Al Teatro Tor Bella Monaca il Teatro Potlach ha presentato la sua nuova produzione Fellini’s Dream diretta da Pino Di Buduo, in cui ritroviamo le attrici storiche Daniela Regnoli e Nathalie Mentha, insieme a Paolo Summaria, Simona Zanini, Gaudi Tione Fanelli e Marcus Acauan.

Teatro Potlach
Foto Carlo Picca

Il linguaggio cinematografico ricreato dalle video proiezioni di Stefano Di Buduo e Andrea Adriani | Aesop Studio, si fonde con quello teatrale dell’avanspettacolo, la cui peculiare successione di numeri porta in rassegna alcuni personaggi delle pellicole “classiche” di Fellini: Ginger e Fred, Lo Sceicco Bianco, La Nave, Casanova, 8 e ½ e Amarcord. Tutti strappati alla loro bidimensionalità filmica per essere straniati nella tridimensionalità del palcoscenico. L’espediente di prendere in prestito caratteri ben delineati e forti da ricreare in scena, è solo apparentemente semplice, poiché esso si scontra con un modello, in questo caso cinematografico, che condiziona la resa drammaturgica e ne veicola il senso. Nonostante la dichiarata volontà di reinventare protagonisti «che appaiono non per quello che sono nella realtà dei film, ma come dotati di una seconda natura», appartenenti «a un altro viaggio e a un’altra storia», tuttavia non è possibile riscontrare quel salto verso la novità ri-creativa. Lo spettatore vuole estraniarsi dalla conoscenza filmica sforzandosi di non attuare paragoni o confronti, ma è la drammaturgia stessa di questo lavoro che lo conduce a riferirsi continuamente a quel modello e non a decostruirlo. La rappresentazione non convince dunque, e a tratti sembra addirittura cadere nell’elemento parodistico piuttosto che attuare una reinvenzione. Malgrado ciò, rimane impressa quella traccia di professionalità e intensità scenica che contraddistingue la compagnia: commuove Nathalie Mentha e il suo pagliaccio dagli occhi grandi e lucidi, diverte l’irriverente Daniela Regnoli nei panni di una goffa e malinconica Ginger.

Che Fellini sia un modello è ormai dimostrato, tanto da diventare quasi uno stereotipo nell’accezione più negativa e scontata. La sfida potrebbe risiedere allora nell’allontanarsi il più possibile da esso, offrendo al pubblico teatrale della sua aura cinematografica quell’altrove sconosciuto e al contempo familiare, in cui ritroviamo sì tutti gli elementi riconducibili all’immaginario per noi “felliniano”, ma che dell’autore ci riporti un’eco, un rimando sensibile, e non una copia.

Lucia Medri
Twitter @LuciaMedri

Visto al Teatro Tor Bella Monaca in marzo 2014

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FELLINI’S DREAM
regia Pino Di Buduo
con Daniela Regnoli, Nathalie Mentha, Paolo Summaria, Simona Zanini, Gaudi Tione Fanelli, Marcus Acauan
scenografia Luca Ruzza
video stage design Stefano Di Buduo e Andrea Adriani | Aesop Studio
drammaturgia Pino Di Buduo, Stefano Geraci
costumi Teatro Potlach
collaborazione musicale Luca Moretti
tecnici Adriani Andrea, Zsofia Gulyas, Mikhailo Snisarenko

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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