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La danza riflessa di Kaori Ito

Recensione dello spettacolo Asobi in scena Al Festival Equilibrio

 

Foto Chris Van der Burght
Foto Chris Van der Burght

Riflessi in uno specchio venato da opachi segni del tempo, ci scopriamo osservatori e osservati, indagati, scrutati e spiati, attraverso l’immagine capovolta di una presenza pronta a godere dell’altra, di lì a poco svelata. Due figure si incontrano e si fiutano con animalesca circospezione riconoscendo le proprie analogie e similitudini. Spettatore e attore danzante si nutrono reciprocamente dell’esistenza altrui, l’istinto famelico li sorregge e legittima in quel gioco feticista di presenze riflesse: un patto stipulato per dare e darsi piacere, dove esiste l’uno, appare e irrimediabilmente si afferma l’altro.

Equilibrio Festival della Nuova Danza ha presentato nell’unica serata del 12 febbraio Asobi della danzatrice e coreografa Kaori Ito, spettacolo prodotto col supporto dell’Istituto Giapponese di Cultura e con la supervisione di Alain Platel. “Gioco per adulti” è la traduzione del titolo, termine col quale si indicano tutte le attività connesse al piacere superfluo scaturito dalla noia e dall’esaltazione, nel quale il teatro, la danza, la competizione e primo fra tutti il sesso trovano sfogo grazie all’abbandono senza inibizioni, cedendo alla lussuria fugace di un momento precario e trasgressivo. Ad accomunare queste diverse forme di diletto è il voyeurismo secondo Kaori Ito: subdolo e clandestino vezzo appartenente allo spettatore che, nascosto nel buio della sala, spia colui o colei che si esalta nel godimento altrui consapevole di essere oggetto di lasciva attenzione.
La coreografia di stampo prettamente narrativo, si apre con un prologo annunciato da una musica drammatica e solenne, composta dai francesi Guillaume Perret e Marybel Dessagnes. In esso i danzatori – Csaba Varga, Jann Gallois, Kaori Ito, Laura Neyskens, Péter Juhász – si presentano sfilando davanti all’enorme specchio che riempie la scena e mostrando, rivolta verso il vetro, quella metà del proprio corpo nuda e candida, la quale può essere scoperta dallo spettatore fissandone il riflesso.

Foto Chris Van der Burght
Foto Chris Van der Burght

Presentazione completata nel quadro successivo, in cui i danzatori danno vita a una serie di sequenze sia corali che a canone, delineando un’ umanità in preda alla dissoluzione e ispirata «al linguaggio visivo eccentrico, ambiguo dello scrittore e drammaturgo surrealista Jean Cocteau». Dalla noia con carattere universale scaturiscono sentimenti di disagio e un’ insicurezza esplicitata nell’esaltazione nevrotica ed esagerata di se stessi, che lascia insinuarsi gradualmente la violenza ludica e trova sua completa rappresentazione nella sessualità vorace e aggressiva.
La partitura dei movimenti spesso didascalica, sommata a una mancanza di struttura ben delineata, sembrano ledere alla sin troppo dichiarata finalità drammaturgica. Un lavoro ancora allo stato embrionale, alla cui chiarezza delle intenzioni si sovrappone un’ingenuità coreografica e strutturale. Tuttavia, come anticipato precedentemente, risulta corretto parlare di danzattori, sottolineandone le capacità di caratterizzazione dei personaggi: nonostante in scena ci siano donne e uomini, il genere è dinamico e ambiguo quasi androgino, affermando la sua “identità” nella differenza.

Parte del pubblico sembra distratta, quasi annoiata, si muove sulle poltrone, sbuffa, guarda in alto e si volta al primo rumore esterno alla scena. Al termine, applaude all’offerta di diletto pagata nonostante sembrerebbe non essere stata di gradimento.

Lucia Medri
Twitter @LuciaMedri

Leggi gli altri articoli su Equilibrio Festival

visto a Auditorium Parco della Musica, Roma
12 febbraio

ASOBI
Coreografia e mise en scene Kaori Ito
Ideato e interpretato da Csaba Varga, Jann Gallois, Kaori Ito, Laura Neyskens, Péter Juhász
Musiche Guillaume Perret, Marybel Dessagnes
Musiche interpretate da SPECTRA Ensemble (Jan Vercruysse, Kris Deprey, Pieter Jansen, Bram Bossier, Francis Mourey, Luc Van Loo e Frank Van Eycken)
Drammaturgia Bauke Lievens
Assistente alla coreografia Gabriel Wong
Coaching Alain Platel
Luci Carlo Bourguignon
Scenografia Wim Van de Cappelle
Suono Bart Uyttersprot
Costumi Mina Ly
Fotografia Chris Van der Burght
Direttore di produzione Eline Vanfleteren
Organizzazione tournée Edith Ulens
Produzione les ballets C de la B
Coproduzione Muziekcentrum De Bijloke (Gent), SPECTRA Ensemble, TorinoDanza, Théâtre National de Chaillot (Paris), Theater im Pfalzbau (Ludwigshafen), La Rose des Vents (Villeneuve d’Ascq), Les Théâtres de la Ville de Luxembourg

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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