La recensione: “Ospiti” di Angelo Longoni dopo il debutto al Teatro Golden di Roma
C’era tanta gente che non si entrava al Teatro Golden di Roma. Per la prima di Ospiti, spettacolo diretto e scritto da Angelo Longoni, il piccolo foyer adiacente alla zona bar straripava di pubblico, chi aveva già il biglietto era costretto ad attendere fuori, in via Taranto, zona nascosta del quartiere San Giovanni. Lo ammettiamo al Golden non avevamo mai messo piede, è uno spazio relativamente nuovo con alle spalle solo qualche stagione, ma una prima in questo luogo è davvero qualcosa di singolare. Di sale teatrali a Roma ce ne sono a bizzeffe e di ogni conformazione spaziale, ma anche in quelle più moderne o in quelle nate dalle ceneri di altri spazi (artistici o commerciali) è sempre rintracciabile qualcosa che porta la mente dello spettatore a quell’insieme di storie, idee e linguaggi che è il teatro. Il Golden sta lontano da tutto ciò, scegliendo di mutuare la conformazione spaziale direttamente da altri mondi: entrando nella sala chi mi avesse visto forse avrebbe sorriso o male interpretato i miei occhi sgranati. D’altronde chi li aveva mai visti tanti fotografi (non so se in questo caso potremmo chiamarli paparazzi) pronti ad attendere vip e strarlet. La maschera, con la camicia firmata dalla sponsor, mi porta su una poltroncina laterale: il pubblico è sui tre lati della scena e lungo la stanza corrono specchi – sui quali impietosamente rimbalzano i flash dei fotografi –, monitor che trasmettono pubblicità varie, pannelli in lucente bianco e neon azzurri, il soffitto non molto alto è provvisto di un parco luci high-tech; dagli altoparlanti una selezione musicale pop intrattiene mentre il pubblico prende posto e i paparazzi immortalano le prime file. Insomma più che in un teatro (e lo dico senza snobismo) sembra di stare in una giornata di saldi a H&M oppure in uno studio televisivo…
La scena aperta (che riprende nei colori la sala) è quella di una casa abitata da pochi giorni con un tavolo dove poggiano computer, bottiglie di whisky e carte, un divano centrale, un tavolino anch’esso occupato da superalcolici; di lato le scatole di cartone indicano un recente trasloco. Lo sfondo è occupato da una facciata con finestre e porta. È la casa dove si è trasferito il protagonista (Cesare Bocci), un autore televisivo afflitto dalle spese per il mantenimento della ex-moglie e da un lavoro che lo porta a scrivere pessime battute per i comici della tv. Per un banale equivoco l’uomo si troverà a dividere la casa con una donna sconosciuta (che in realtà cercava il precedente inquilino) e a dover respingere il fidanzato stalker di lei (Marco Bonini), i due si ameranno sciorinando tutto il solito campionario di schermaglie e frecciatine viste e ascoltate in decenni di relazioni amorose da tubo catodico. Non cercateci altro, ché difficilmente lo troverete. La scrittura è subordinata all’effetto comico, non c’è quello spazio che permetterebbe un approfondimento anche se minimo e i tre attori (chi in maniera più credibile, chi meno) non fanno nulla per rompere questo ritmo emotivo (che poi nel caso della protagonista femminile, Eleonora Ivone, è anche monotonia recitativa). La struttura è quella di una sorta di comedy show con un esile plot a fare da collante tra una gag e l’altra, tanto che le scene sono divise dalla stessa musica assordante che precede lo spettacolo e che sfuma agilmente insieme alle luci e al plateale movimento del fonico/dj, il quale compiaciuto detta i ritmi come in disco, mentre il pubblico contento ride e applaude di gusto.
Andrea Pocosgnich
Twitter @andreapox
In scena fino al 23 febbraio 2014
Teatro Golden [cartellone 2013/2014]
Roma
OSPITI
scritto e diretto da Angelo Longoni
con Cesare Bocci, Marco Bonini, Eleonora Ivone