TEATROLTRE 2014
decima edizione
16 GENNAIO – 30 MAGGIO 2014
16 GENNAIO PESARO TEATRO SPERIMENTALE
ALESSANDRO SCIARRONI
UNTITLED_
I will be there when you die
di Alessandro Sciarroni
con Lorenzo Crivellari, Edoardo Demontis, Victor Garmendia Torija, Pietro Selva Bonino
musiche originali suono e training Pablo Esbert Lilienfeld
disegno luci Rocco Giansante cura tecnica Cosimo Maggini
consulenza drammaturgica Antonio Rinaldi, Peggy Olislaegers osservazione dei processi creativi Matteo Ramponi
produzione Teatro Stabile delle Marche – Corpoceleste_C.C.00#
coproduzione Comune di Bassano del Grappa / Centro per la Scena Contemporanea, Biennale de la danse / Maison de la Danse de Lyon
AMAT, Mercat de les Flors/Graner [Barcelona], Dance Ireland [Dublin]
realizzazione nell’ambito di EU Modul Dance project con il sostegno di European Dancehouse Network
con il supporto di EU Cultural Programme 2007-13 e Centrale Fies, Santarcangelo dei Teatri •12 •13 •14 Festival Internazionale del Teatro in Piazza
Alessandro Sciarroni fa parte di Matilde. Piattaforma regionale per la nuova scena marchigiana
un progetto di Regione Marche e AMAT
spettacolo vincitore Premio Rete Critica 2013
Con UNTITLED Sciarroni si conferma autore di primissimo piano sulla scena italiana contemporanea con spettacoli ogni volta spiazzanti che riescono a condividere in sé teatro, danza, performance, visual art, conferendo alla scena ogni volta una nuova e inaspettata dimensione.
UNTITLED_I will be there when you die è una pratica performativa e coreografica sul passare del tempo che nasce da una riflessione sull’arte di manipolare con destrezza gli oggetti: la giocoleria. Questo lavoro rappresenta il secondo capitolo di un progetto più ampio intitolato Will you still love me tomorrow?, la ricerca che Alessandro Sciarroni intende realizzare sui concetti di sforzo, costanza e resistenza (Folk-s, 2012 – UNTITLED_I will be there when you die, 2013 – S.P.O.R.T 2014). In questo nuovo lavoro il toss juggling (lancio di oggetti) evoca la fragilità dell’esistenza umana. L’esibizione del giocoliere è costituita da diversi tipi di tiri di lancio (tricks). Le figure che si possono eseguire sono pressoché infinite, sia per varianti “fisiche” che per le variazioni di schema (pattern) giocato. Il passing è un modo per giocolare in compagnia. È l’attività principale che viene svolta durante un incontro con altri giocolieri. L’idea è spogliare quest’arte circense dagli stereotipi cui viene comunemente associata nell’immaginario collettivo ed esplorarla in quanto linguaggio. Pratica, regola, disciplina, impegno, concentrazione, sono gli elementi costitutivi di questo lavoro che costringono gli interpreti a stare nel tempo presente, senza possibilità di tornare indietro, ancora e ancora e ancora.
28 GENNAIO URBINO TEATRO SANZIO
per il giorno della memoria
ANTONIO LATELLA
A.H.
drammaturgia Federico Bellini e Antonio Latella
con Francesco Manetti
regia Antonio Latella
elementi scenici e costumi Graziella Pepe
luci Simone De Angelis
assistente alla regia Francesca Giolivo
produzione Stabilemobile Compagnia Antonio Latella
in coproduzione con Centrale Fies
in collaborazione con KanterStrasse/Valdarno Culture
un ringraziamento speciale a Manetti Italia
lo spettacolo contiene scene di nudo integrale
Non interroga soltanto il nostro cuore questo spettacolo, ma il teatro stesso, la sua capacità di verosimiglianza e illusione, di rappresentare il “male assoluto”. [Anna Bandettini, “la Repubblica”]
“E se invece di mettere i baffi alla Gioconda li togliessimo a Hitler?”.
Questa domanda non vuole essere una provocazione ma è, nella sua assurdità, l’interrogativo da cui partiamo. Spostare lo sguardo da quella mosca sotto al naso, maschera dell’orrore di tutto il ‘900, a qualcosa di interiore, di terribilmente intimo, umano.
Ci interessa intraprendere una riflessione sul male. Esiste il male? Certo, per esempio il cancro. Di fronte a un simile male, la domanda non è solo “come sconfiggerlo?” ma soprattutto “perché nasce?”. Partiamo da questo interrogativo per confrontarci con il cancro che ha colpito l’Europa, che è entrato nei cuori e nelle menti e si è trasformato in pensiero, in politica, sterminando come un angelo vendicatore. Hitler è stato sconfitto ma come tutti i grandi mali non è stato ucciso, si è ucciso per non morire, per custodire l’orrendo segreto della sua nascita. Come è stato possibile che il cancro Hitler sia entrato nel cuore di milioni di persone che si sono messe la mosca sotto al naso? Antonio Latella
31 GENNAIO PESARO TEATRO ROSSINI
ANAGOOR
L.I. | LINGUA IMPERII
violenta la forza del morso che la ammutoliva
traduzione e consulenza linguistica Filippo Tassetto drammaturgia Simone Derai, Patrizia Vercesi
con Anna Bragagnolo, Mattia Beraldo, Moreno Callegari, Marco Crosato, Paola Dallan, Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan
Eliza Oanca, Monica Tonietto e con Hannes Perkmann, Hauptsturmbannführer Aue; Benno Steinegger, Leutnant Voss regia Simone Derai
voci fuori campo Silvija Stipanov, Marta Cerovecki, Gayanée Movsisian, Yasha Young, Laurence Heintz costumi Serena Bussolaro, Silvia Bragagnolo, Simone Derai musiche originali Mauro Martinuz, Paola Dallan, Marco Menegoni, Simone Derai, Gayanée Movsisyan, Monica Tonietto
musiche non originali Komitas Vardapet, musiche della tradizione medievale armena video Moreno Callegari, Simone Derai, Marco Menegoni
produzione Anagoor 2012 coproduzione Trento Film Festival, Provincia Autonoma di Trento Centrale Fies, Operaestate Festival
con il sostegno di APAP Network Culture Programme of European Union iniziativa realizzata con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
Anagoor è parte del progetto Fies Factory, Residenze SC – Culture of change | University of Zagreb – Student centre | Zagreb, HR; Tanzfabrik Berlin, D
Conservatoire de Strasbourg | Strasbourg, F
Caucaso, 1942. Due ufficiali tedeschi discutono della quantità di lingue che lì, nel Caucaso, si parlano. Uno d’essi dice all’altro come sia impossibile (ingiustificabile) decidere una discendenza ebraica sulla base della lingua parlata da una certa comunità montana. A tale dialogo, che si svolge in tre momenti, succedono scene-frammenti che piuttosto che sviluppare una storia elaborano un’idea: quella della caccia. O meglio: il sacrificio e la caccia. Dal sacrificio di Ifigenia alle tante forme, ai tanti episodi di caccia e sterminio della storia umana: dai campi tedeschi agli armeni e ai cittadini di Sarajevo. Ma non c’è confusione, non c’è affastellamento. Al contrario, non c’è che limpidezza e fermezza dello sguardo. Penso alle immagini commoventi dei giovani, tutti bellissimi, ai quali viene posta una mordacchia. Penso alla scena in cui gli interpreti si spogliano e fanno un mucchio dei loro corpi. Penso alla voce della cantante armena. Penso ai quindici consigli offerti al genitore in lutto. Penso all’austera, straziante scena di tiro con l’arco. Penso infine all’inizio, Eschilo; e alla fine, Sebald: al suo racconto su San Giuliano, patrono dei cacciatori, e al cervo che tutti ci guarda, fisso, impietrito. [Franco Cordelli, “Corriere della Sera”]
Uno spettacolo che contiene momenti strazianti e nessuna facile consolazione. [Anna Bandettini, “la Repubblica”]
A chi dubita che il teatro italiano stia vivendo una fase di straordinaria vitalità creativa, a chi ancora non crede che sia in atto un decisivo ricambio generazionale – che è anche uno spostamento di prospettive, di canoni estetici – suggerirei di vedere il bellissimo Lingua imperii: un esemplare concentrato delle modalità espressive che si usano oggi coniugato con una profondità di pensiero che colloca il gruppo ai vertici della nuova scena nazionale. [Renato Palazzi, “Il Sole 24 Ore”] 13 FEBBRAIO FANO TEATRO DELLA FORTUNA
EMMA DANTE
LE SORELLE MACALUSO
testo e regia Emma Dante
con Serena Barone, Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Italia Carroccio
Davide Celona, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso
Leonarda Saffi, Stephanie Taillandier
luci Cristian Zucaro
armature Gaetano Lo Monaco Celano
produzione Teatro Stabile di Napoli, Théâtre National [Bruxelles], Festival d’Avignon, Folkteatern [Göteborg]
in collaborazione con Atto Unico/ Compagnia Sud Costa Occidentale
nell’ambito del progetto europeo Città in Scena – Cities on Stage
finanziato con il sostegno della Commissione Europea
coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma
Emma Dante è un’artista la cui fama ha da tempo travalicato i confini nazionali. Regista di prosa, artefice di un teatro sanguigno che racconta in palermitano stretto di famiglie terribili, di omicidi, incesti, di donne forti e violente, nel 2012 ha firmato la regia della Carmen diretta da Daniel Barenboim, inaugurando la stagione de La Scala. Dopo Medea, Cani di bancata e Le pulle presenta Le sorelle Macaluso, storia matriarcale di una famiglia di sette donne che celebra i mondi archetipici e ancestrali emersi come spuma di mare dalla scrittura vivida e immaginifica dell’autrice. Scrive la regista: «Un controluce impedisce ai nostri occhi di vedere in fondo. In fondo c’è l’oscurità. La scena è vuota. Soltanto ombre abitano questo vuoto finché un corpo, dal cono di buio, viene lanciato verso di noi. L’oscurità espelle una donna. Adulta. Segnata. A lutto. Che danza. Viene danzando verso di noi. Dal fondo, a poco a poco, appaiono delle facce, tre, cinque, sette, undici facce. Sono vivi e morti mescolati insieme. Ma non si capisce chi è vivo e non si capisce chi è morto. Tutti sono a lutto. A lutto eterno. Il piccolo popolo avanza verso di noi con passo sicuro. La donna danzante si unisce al corteo. Le sorelle Macaluso sono uno stormo di corvi neri che partecipano al proprio funerale e a quello degli altri. Sospesi tra la terra e il cielo. In confusione tra vita e morte. Tutto si ispira al piccolo racconto che mi fece una volta un amico. Sua nonna, nel delirio della malattia, una notte chiamò la figlia urlando. La figlia corse al suo letto e la madre le chiese: “In definitiva io sugnu viva o morta?” La figlia rispose: “Viva! Sei viva mamma!” E la madre beffarda rispose: “See viva! Avi ca sugnu morta e ‘un mi dicìti niente p’un fàrimi scantàri”. (Sì, viva! Io sono morta da un pezzo e voi non me lo dite per non spaventarmi)».
20 FEBBRAIO PESARO TEATRO SPERIMENTALE
UN’OTTIMA LETTERA
DIMENTICATOIO
di un’ottima lettera
con Stefano Bartolini, Sara Masotti
regia luci scene costumi Dario Boldrini, Filippo Tappi
suoni Imposta fabbricazione spiriti
Un’ottima lettera fa parte di Matilde. Piattaforma regionale per la nuova scena marchigiana
un progetto di Regione Marche e AMAT
Il dimenticatoio è un luogo che crea spazio cancellando. Non è l’azione che cancella la cosa interessante bensì la creazione di porzioni di spazio nuovo.
È la composizione di una scena e di uno spazio dimentichi.
L’affermazione di un tempo e di uno spazio mentale che avviene per abbandono, per sonno.
Spazio che si crea per interruzioni, per lampi, a salti.
Le voci, le parole e i gesti dell’attore dispiegano questa favola del dimentico diventando l’espressione tangibile ed errante di questo spazio mentale, diventando un corpo mentale.
La compagnia di teatro Un’ottima lettera è nata nel gennaio del 2007. Nello stesso anno è stata in residenza presso il Teatro Comandini di Cesena dove ha creato il lavoro Lalla Papillae. Nel luglio 2009 viene presentato il lavoro Pompa pulveris nel programma di Immensa al 39° Festival di Santarcangelo. Con lo spettacolo Ina è stata selezionata dall’AMAT per Matilde, piattaforma per la nuova scena marchigiana. Nel 2010 è stata selezionata da Meridians, rete europea della performing arts in spazi non convenzionali, di cui Inteatro è il partner italiano, per la creazione De plaga cordis, in collaborazione coi i fratelli Quay.
21 FEBBRAIO URBANIA TEATRO BRAMANTE
DANIELE TIMPANO
ALDO MORTO / tragedia
drammaturgia, regia, interpretazione Daniele Timpano
oggetti di scena Francesco Givone
disegno luci Dario Aggioli, Marco Fumarola
editing audio Marzio Venuti Mazzi
collaborazione artistica Elvira Frosini
aiuto regia, aiuto drammaturgia Alessandra Di Lernia
produzione amnesiA vivacE con il sostegno di Area06
in collaborazione con Cité internationales des Arts – Résidence d’artistes
si ringrazia Cantinelle Festival di Biella
spettacolo vincitore Premio Rete Critica 2012
finalista Premio Ubu 2012 “Migliore novità italiana (o ricerca drammaturgica)”
segnalazione speciale Premio IN-BOX 2012
Desolato, io non c’ero quando è morto Moro. Aldo è morto senza il mio conforto. Era il 9 maggio 1978. Non avevo ancora quattro anni. Quando Moro è morto, non me ne sono accorto. Ma dov’ero io quel 9 maggio? E cosa facevo? A che pensavo? E soprattutto a voi che ve ne importa? È una cosa importante cosa facevo e che pensavo io a tre anni e mezzo? Aldo è morto, poveraccio. Aldo Moro, lo statista. Che un certo Moro fosse morto l’ho scoperto alla televisione una decina di anni dopo, grazie a un film con Volontè. Un film con Aldo morto. Ci ho messo un po’ a capire fosse tratto da una storia vera. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Moro? E quando? Perché? E come? Lo hanno trovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, undici colpi sparati a bruciapelo addosso. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Moro! Brutti bastardi. E vabbè, pazienza. Niente di importante. Cose che capitavano negli anni ’70. Bisognava fare la rivoluzione. Chi? Brigate rosse. Era il 9 maggio del 1978. Non avevo ancora quattro anni. Brigate rosse, sì. Ma rosse in che senso? Un attore nato negli anni ’70, che di quegli anni non ha alcun ricordo o memoria personale, partendo dalla vicenda del tragico sequestro di Aldo Moro, trauma epocale che ha segnato la storia della Repubblica italiana, si confronta con l’impatto che questo evento ha avuto nell’immaginario collettivo. In scena, assieme al suo corpo e a pochi oggetti, solo la volontà di affondare fino al collo in una materia spinosa e delicata senza alcuna retorica o pietismo.
22 FEBBRAIO SAN COSTANZO TEATRO DELLA CONCORDIA
NIBA, ANDREA BARTOLA E MARIO MARIANI
ENCEPHALON
una tragicomica pièce per pianoforte, cinema ed emisferi cerebrali
di e con Niba Brain [Blob], Andrea Bartola [USB no Brain], Mario Mariani [Left Brain + piano]
musiche Mario Mariani
scenografia Androni-ba
supervisione tecnica Fred Lancon
meccatronica Ferruccio Gaudenzi, Eliseo Leardini
video editing, post produzione Greenbubble Movie
costumi Agnese Rabatti, Giulia Giannino
supervisione Paola Mariani
produzione TADÀ
Un’epoca imprecisata, sappiamo solamente che il cinematografo non è ancora stato inventato. Un musicista scienziato, internazionalmente accreditato. Due silenti cavie umane appositamente decerebrate e un esperimento che sta per cambiare le sorti dell’umanità: l’imminente nascita de Le Cinema Mental. Le note di un pianoforte, spregiudicatamente suonato, possono stimolare le onde Alpha, Theta e Delta del cervello umano a tal punto da renderlo capace di proiettare su uno schermo immagini psico-cinematografiche? Che cosa accomuna Frankenstein, King Kong, Buñuel, Pina Bausch e Dart Fenner? Qual è l’emisfero cerebrale che vale la pena di aver più sviluppato, sempre che se ne abbia in testa almeno uno? Le domande sono tante quanto le interconnessioni neuronali che vi si riattiveranno dopo aver assistito al primo evento transteatralcinepantomimico della storia… Encephalon è un melting pot di stili e linguaggi in cui la modalità di narrazione è completamente sovvertita, lasciando alla mimica, alla musica e alle macchine in scena, il compito di raccontare con suggestioni sonore e visive l’intreccio della storia. Una folle e divertente pièce che mescola con spregiudicata irriverenza citazioni teatrali, cinematografiche e scientifiche.
6 MARZO PESARO TEATRO SPERIMENTALE
TEATRO VALDOCA
COME CANI COME ANGELI
per poeta e presenze metafisiche
di e con Mariangela Gualtieri
regia, scene, luci Cesare Ronconi
marionette, oggetti e abiti di scena Patrizia Izzo
cura del suono Luca Fusconi
produzione Teatro Valdoca
in collaborazione con Teatro A. Bonci di Cesena
con il sostegno di Comune di Cesena / Emilia Romagna Teatro Fondazione
con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Regione Emilia Romagna, Provincia di Forlì-Cesena
Dopo i grandi affreschi degli ultimi anni il Teatro Valdoca presenta al pubblico un piccolo magico spettacolo, Come cani come angeli. Una pièce di teatro d’arte e poesia interpretata da Mariangela Gualtieri e da alcune speciali marionette. “Sto componendo una partitura di versi e movimenti, aiutata da alcune marionette – scrive Mariangela Gualtieri – cioè da quelle che Thomas Mann definisce ‘gemme di estetica metafisica’. È nato in me un forte richiamo verso queste figure inanimate e tuttavia così potentemente capaci di parlarci dell’umano e del sovrumano, di noi e di ciò che ci anima, di fisica e di metafisica, di morte e di rinascita. Il tema trattato riguarda per ora questo nostro tempo, riguarda in particolare quella che, partendo da uno spunto del poeta Tagore, chiamerò ‘la mia gente’. La gente che nel caso del poeta indiano era rappresentata da un popolo poverissimo e molto pio, nel caso mio e nostro, di noi vivi ora in questo paese, comprende una congerie umana a volte raccapricciante, a volte amabile, più spesso detestabile, maledetta, altre volte le stesse facce e gli stessi corpi assumono tutta la tenerezza e la pietà di un popolo derelitto, perduto, abbandonato dal cielo e dalla ragione”. La regia di Cesare Ronconi si fa qui sguardo che inquadra e che anima, ed è decisiva nel guidare l’involucro della marionetta verso l’assunzione prodigiosa di un’altra natura, anche attraverso il disegno di luci e scene.
18 MARZO URBINO TEATRO SANZIO
TEATROPERSONA
AURE
con Valentina Salerno, Francesco Pennacchia, Chiara Michelini
regia, drammaturgia, scena, luci, suoni Alessandro Serra
produzione Teatropersona, Regione Lazio – Assessorato alla Cultura Arte e Sport
Bassano Operaestate Festival – Teatro Fondamenta Nuove Venezia
Rete teatrale aretina – Teatro Comunale Castiglion Fiorentino, Fondazione Ca.Ri.Civ.
Negli ultimi anni la compagnia Teatropersona è stata impegnata in quella che definisce Trilogia del silenzio e della memoria: dopo un lungo lavoro di sperimentazione e formazione, ha deciso di sottrarre il linguaggio verbale alla scena intraprendendo una ricerca pluriennale fra corpo dell’attore e composizione dell’immagine di cui AURE è l’ultimo esito. L’origine e quell’epica emozionale della Recherche di Proust; lo spazio, la stanza della memoria che l’autore ha richiamato più volte nella propria opera, si presenta alla luce del pittore danese Vilhelm Hammershoi, grande artista del silenzio. Qui, nel mondo del sonno, non si trovano personaggi o storie tradizionalmente intese: le figure che lo abitano si nutrono delle situazioni reali, ma le portano a evaporare o riverberare; i tavoli e le sedie sembrano pronti a piroettare, gli oggetti a librarsi in volo, le numerose porte sempre sul punto di schiudersi, rivelando presenze taciute e stanze della memoria involontaria.
Le azioni fisiche di Grotowski, la biomeccanica mejercholdiana, le arti marziali, i canti vibratori. E poi seminari coi maestri del terzo teatro. Dopo queste esperienze formative, Alessandro Serra (autore e regista) e Valentina Salerno (attrice) nel 1999 fondano Teatropersona, dichiarato omaggio all’opera di Ingmar Bergman. All’inizio fanno teatro di parola. La svolta estetica arriva con Beckett Box, spettacolo di figura interamente muto: da allora Teatropersona si dedica a un teatro di forte impatto visivo da cui la parola è esclusa, tanto negli spettacoli per bambini che nei nuovi lavori che, appunto, si raccolgono sotto il nome Trilogia del silenzio.
3 APRILE PESARO TEATRO SPERIMENTALE
BABILONIA TEATRI
PINOCCHIO
di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani
con Enrico Castellani, Paolo Facchini, Luigi Ferrarini, Riccardo Sielli, Luca Scotton
collaborazione artistica Stefano Masotti, Vincenzo Todesco
scene, costumi, luci e audio Babilonia Teatri
produzione Babilonia Teatri collaborazione Operaestate Festival Veneto
con il contributo di Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna
patrocinio Emilia Romagna Teatro Fondazione
Pinocchio è un progetto di Babilonia Teatri e Gli amici di Luca
Perchè Pinocchio? Perchè farlo con persone uscite dal coma? Ci è stato dato un indirizzo: via Altura, 3 – 40139 Bologna. Siamo arrivati. Davanti a noi un ospedale. Abbiamo chiesto se era lì la sede della compagnia “Gli amici di Luca”. In fondo al corridoio sulla sinistra: Sala del Durante. Domanda nostra: perchè fate teatro? Risposta loro: ci è stato dato un calcio nel culo, fare teatro è l’unica possibilità per restituirlo. Ci siamo innamorati di loro. Della loro autenticità. Della loro imperfezione. Della loro sporcizia. Abbiamo trovato in loro uno specchio della società reale. Persone lontane da noi. Con vissuti, esperienze e modi di pensare che non ci appartengono, che non appartengono alle persone che frequentiamo. Abbiamo incontrato quel mondo che sempre vogliamo fotografare, raccontare e restituire. Un’umanità da ascoltare e amplificare senza pietismo, paternalismo nè razzismo. Pinocchio è la loro umanità.
Pinocchio è un tentativo, riuscitissimo, di uscire da uno schema collaudato, di aprirsi ad altri incontri, ad altri linguaggi, ad altre suggestioni, pur mantenendo una sostanziale fedeltà al proprio mondo espressivo. Colpisce, soprattutto, la sicurezza, la padronanza – nonché la sensibilità, direi quasi tattile – con cui i due autori-registi tengono sempre sotto controllo una situazione che potrebbe facilmente sfuggire di mano, indirizzandola a trasmettere esattamente le sensazioni previste. È una prova di maturità straordinaria, di cui pochi, oggi, sarebbero stati capaci. [Renato Palazzi, “my word.it”]
11 APRILE PESARO TEATRO SPERIMENTALE
FEDERICO PAINO
LA QUESTIONE
di Federico Paino
con Federico Paino, Giulia Bocciero
Non A
Non B
[due attori selezionati in laboratorio, a rotazione in ogni replica]
musiche e design sonoro Lorenzo Binotti
realizzazione materiale illuminotecnico e light design Vincenzo Pedata
produzione Commissione P
Quattro attori, il pubblico. Una questione in cui tutti, nessuno escluso, sono coinvolti.
Quattro tentativi di risolvere la situazione, la solitudine, la coppia, la famiglia, la società.
Un’ora di tempo.
E poi sapete perfettamente di cosa sto parlando. Parlandone non risolviamo granché ma tantomeno è utile stare lì a guardare; il problema non si muove e non cambia, se non in peggio. La questione è sempre la stessa. Vediamo di non cadere dalle nuvole, siamo tutti coinvolti, e se non ci decidiamo il problema ci crolla addosso, darci delle arie e temporeggiare non ci salverà. È incredibile come riusciate a far finta di niente, come se non vi riguardasse, come se poteste uscirne a comando. E intanto il tempo passa e non abbiamo trovato uno straccio di soluzione, quantomeno per guadagnare un minuto, un giorno in più. So cosa state pensando. Non mi fregate. Stavolta, che lo vogliate o no, dovete occuparvene. In fondo lo sapete, da sempre. Non sto alzando la voce.
E non mi guardate in quel modo. Federico Paino
8 MAGGIO URBINO TEATRO SANZIO
NUOVA DANZA ITALIANA
ANTICORPI EXPLO
in collaborazione con Anticorpi XL
GIOVANNI LEONARDUZZI | BELLANDA SENZA SAPER NÉ LEGGERE NÉ SCRIVERE
GUIDO SARLI | UMMA UMMA DANCE FIFTH CORNER
TIZIANA BOLFE LE COLTRI STANCHE
Una generazione di artisti rende particolarmente vivace lo scenario della danza contemporanea italiana: la serata presenta tre interessanti e originali performance, ognuna per tre danzatori, provenienti dalla Vetrina della giovane danza d’autore promossa dal network Anticorpi XL.
In Senza saper né leggere né scrivere tre tra i migliori breakers e danzatori di capoeira italiani – Giovanni Leonarduzzi, Elia Del Nin e Raffaello Titton – riproducono con i loro corpi l’ingranaggio di un orologio in un interagire continuo nell’ostacolarsi e nell’aiutarsi. Come all’interno dell’orologio nello spettacolo c’è solo l’essenziale quello che ha uno scopo: tre persone, tre corpi che devono girare.
Fifth Corner è un brano di grande impatto ed energia prorompente che guarda al corpo come allegorica prigione dell’individuo andando in cerca dell’essenza autentica e primitiva dell’essere umano. Il progetto nasce dalla collaborazione tra Guido Sarli (Umma Umma Dance) e Manuel Rodríguez, uniti in questa occasione dal loro interesse in comune per le arti performative, con lo scopo di trovare nell’azione artistica un linguaggio proprio, autentico ed originale.
Ciliegina sulla torta, a chiudere la serata è Le coltri stanche un brano di rara forza emotiva, un trio ispirato all’opera Le tre grazie di Antonio Canova e messo in scena da tre donne di età e fascini differenti, Tiziana Bolfe, Lucy Briaschi e Vallina Meneghini.
15 MAGGIO FANO TEATRO DELLA FORTUNA
COMPAGNIA ABBONDANZA / BERTONI
TERRAMARA
coreografia Michele Abbondanza con Eleonora Chiocchini, Francesco Pacelli cura del riallestimento Antonella Bertoni
musiche J.S. Bach, G. Yared, S. Borè e musiche popolari scene 1991 Lucio Diana luci Carlo Meloni realizzazione costumi Marta Griso
produzione 1991 Drodesera, Centro Servizi Culturali Santa Chiara
produzione 2013 Compagnia Abbondanza/Bertoni
riallestimento nell’ambito di RIC.CI/Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/ ‘90
ideazione e direzione artistica Marinella Guatterini assistente alla direzione Myriam Dolce
in collaborazione con AMAT, Arteven Circuito Teatrale Regionale Veneto, Città di Venezia, Teatro Pubblico Pugliese
in coproduzione con Fondazione del Teatro Grande di Brescia, Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee, Fondazione Milano Teatro Scuola Paolo Grassi
Fondazione Ravenna Manifestazioni, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Torinodanza
con il sostegno di Ministero per i Beni e le attività Culturali – Dipartimento Spettacolo, Provincia autonoma di Trento – Servizio attività culturali
Comune di Rovereto – Assessorato alla Contemporaneità, Regione autonoma Trentino – Alto Adige, Cassa Rurale di Folgaria – Filiale di Rovereto
Centro Servizi Culturali Santa Chiara sponsor costumi Atelier Marta Griso
Terramara con i suoi echi classici bachiani e il fitto intreccio di suggestioni musicali etniche ungheresi, indiane, rumene e siciliane, nasce come riflessione a due sul trascorrere del tempo, sulle sue vestigia antiche e sulla complessità del legame tra due esseri di sesso opposto che s’incontrano per creare nuova vita e ricrearsi.
Ricordo da piccolo, quando mio padre mi offriva certe arance arrivate dal sud e con orgoglio ostentava il fatto che avessero “i figli”. […] Dopo i “lavori-scuola” con Carolina (Carlson) e quelli collettivi con Sosta Palmizi, di questo primo lavoro “in solitaria” ricordo proprio l’esplosione dell’immaginazione che sentivo poter espandersi intensamente come poi l’odore e il succo delle arance in scena. Michele Abbondanza
Ora Terramara conosce nuova vita, ri-danza nel nostro tempo. Osservo Eleonora e Francesco essere loro, in noi, nell’oggi presente il nostro passato. Antonella Bertoni
Centinaia di arance riversate in scena non potevano essere, qui, un semplice ed esplicito omaggio al teatrodanza dalle scenografie naturalistiche di Pina Bausch, ma la necessità del colore/calore capace di accendere gesti e sguardi e di riversarli verso il pubblico in un abbraccio emotivo. Su questo turgore espressivo e drammatico, sprigionato nel rigore di una danza comunque formale, fa leva anche la ricostruzione 2013 di Terramara.
[estratto da un testo di Marinella Guatterini]
30 MAGGIO PESARO TEATRO ROSSINI
MOTUS
NELLA TEMPESTA
2011>2068 AnimalePolitico Project
ideazione e regia Enrico Casagrande, Daniela Nicolò con Silvia Calderoni, Glen Çaçi, Ilenia Caleo, Fortunato Leccese, Paola Stella Minni
drammaturgia Daniela Nicolò assistente alla regia e traduzioni Nerina Cocchi video, suono e luci Enrico Casagrande, Andrea Gallo, Alessio Spirli
una coproduzione con Festival TransAmériques, Montréal, Théâtre National de Bretagne, Rennes Parc de la Villette, Parigi
La Comédie de Reims – Scène d’Europe, Reims, Kunstencentrum Vooruit vzw, Gent, La Filature, Scène Nationale, Mulhouse
Festival delle Colline Torinesi, Torino, Associazione dello Scompiglio, Vorno, Centrale Fies-Drodesera Festival, Dro, L’Arboreto-Teatro Dimora
con il sostegno di ERT, AMAT, La Mama, New York, Provincia di Rimini, Regione Emilia-Romagna, MiBACT e ONDA-Office National de Diffusion Artistique per la tournée 2013/2014 in collaborazione con M.A.C.A.O, Milano, Teatro Valle Occupato, Roma, Angelo Mai Occupato, Roma, S.a.L.E. Docks, Venezia
motus ringrazia Judith Malina, Luca Scarlini, Voina, Giuliana Sgrena, Darja Stocker, Med Ali Ltaief (Dalì), Anastudio, Exyzt, Mammafotogramma
Re-Biennale e tutti i partecipanti ai diversi MucchioMisto Workshop disegno “Moltitudini” di Marzia Dalfini
Motus chiede al pubblico di portare in teatro una coperta e donarla Qual è il primo rifugio dopo un uragano, un naufragio o un altro evento eccezionale? Una coperta. Il pubblico contribuirà così alla messa in scena. È un invito che fa appello alla disponibilità di ciascuno, nel totale rispetto della libertà di accettare o meno questa sollecitazione.
“Cosa succederà adesso” è la domanda sollevata in chiusura di Alexis. Una tragedia greca, il nostro ultimo spettacolo dedicato alla ricerca delle tracce di Antigone nel contemporaneo. Alexandra Sarantopoulou, in scena, afferma che, per lei, la chiave della risposta è in una scritta che alcuni ragazzi hanno fatto su un muro di Atene: noi veniamo dal futuro. Quello che è successo in Nord Africa, che sta avvenendo in Grecia e si sta diffondendo in tutta Europa e oltre, è qualcosa che molti degli utopisti e scrittori della science fiction non avevano così lucidamente valutato: ovvero la presenza di una massa estesa e critica di giovani, anche istruiti, che decidono di svegliarsi e spostare l’asse, collocandosi fuori dalle coordinate prestabilite… Si collocano nel futuro, perché sono il futuro, un futuro che Huxley e Orwell avevano dipinto a fosche tinte, ma che invece, forse, riserva qualche sorpresa? Mai avremmo immaginato che la ricerca fra autori di science fiction – perché è su Philiph Dick e Aldous Huxley che inizialmente intendavamo lavorare – ci avrebbe all’opposto catapultato nel ‘600. Ma così è stato, scoprendo che il titolo dell’opera di Huxley, Brave New World, è una citazione di Shakespeare. D’impulso, e senza rete, ci siamo gettati ne La tempesta leggendo e rileggendo quest’opera indefinibile e misteriosa, per scoprire – trasfigurate – infinite coincidenze con le domande che ci avevano spinto a cercare, nelle prefigurazioni future, strumenti per leggere l’incertezza presente. Ci siamo messi in viaggio, consapevoli delle insidie e degli abbagli, ma determinati a perseguire un’idea di teatro che ci scaglia dentro punti caldi del pianeta, per captare forze telluriche e accumulare energie necessarie a vivere «in un mondo in cui non ci si può adattare e a cui non si può rinunciare, as citizens, as society-makers». Motus
DATA DA DEFINIRE URBINO TEATRO SANZIO
GIULIO D’ANNA
PARKIN’SON
concept e direzione Giulio D’Anna
creazione e performance Giulio D’Anna e Stefano D’Anna
musiche originali Maarten Bokslag disegno luci e scene Theresia Knevel e Daniel Caballero
produzione Fondazione Musica per Roma
in collaborazione con Officina Concordia un progetto di Comune di San Benedetto del Tronto e AMAT
Civitanova Casa della Danza un progetto di Civitanova Danza e AMAT con il supporto di Danceworks di Luana Bondi-Ciutti, Anna Maria Quinzi
Giulio D’Anna fa parte di Matilde. Piattaforma regionale per la nuova scena marchigiana
un progetto di Regione Marche e AMAT
Uno spettacolo che ha fatto, e sta ancora facendo, il giro d’Europa. Acclamato dalla critica internazionale e dagli spettatori di tutto il continente. Giovane danz’autore sanbenedettese di nascita, olandese di adozione, Giulio D’Anna è stato insignito quest’anno del prestigioso Premio Danza & Danza come miglior autore emergente per la sua “sensibilità alla creazione” e del Premio CollaborAction per O O O O O O O O. Una carriera in ascesa e delle opere che lasciano il segno. Vincitore del prestigioso Premio Equilibrio di Roma nel 2011, Parkin’son tocca delle corde emotive intime e soggettive, coinvolge e affascina: è una pièce di danza che arriva a un pubblico anche digiuno dell’arte coreutica.
Quali sono le differenze tra la generazione del ’49 e quella dell’80? Cosa raccontano due corpi essendo, allo stesso tempo, l’uno l’idea del futuro e l’altro il suo passato? In Parkin’son gli interpreti sono un terapista di 62 anni, senza una formazione in danza, e un coreografo di 31 anni: due generazioni a confronto, un padre e suo figlio per raccontarsi attraverso il corpo. Padre e figlio D’Anna, come se uscissero da una delle storie di Vite di uomini non illustri di Giuseppe Pontiggia, esplorano la loro relazione sul palco: una collezione di eventi personali, drammatici e non, che trovano la propria testimonianza sulle linee della pelle e sulle forme di due corpi legati dal sangue e dalla propria storia.
Con Parkin’son, Giulio D’Anna […] racconta il suo rapporto col padre Stefano – affetto dalla malattia di Parkinson – , la storia cronologica della loro vita. Mette in danza un album umano e trasfigurato di eventi “normali”, dove s’intrecciano momenti drammatici e gioiosi, ricordi d’infanzia, attimi presenti e sogni futuri, attraverso nozioni personali e mediche
[Giuseppe Distefano, “Il Sole 24 Ore”]
BIGLIETTERIE
ANCONA AMAT 071 2072439 [lunedì -venerdì dalle 10 alle 16]
FANO BOTTEGHINO TEATRO DELLA FORTUNA 0721 800750
tutti i giorni esclusi i festivi 17.30 – 19.30, mercoledì e sabato anche 10.30 – 12.30
nei giorni di spettacolo 10.30 – 12.30 e dalle 17.30 in poi; la domenica di spettacolo 10.30 – 12.30 e dalle 15.00 in poi
PESARO BIGLIETTERIA TEATRO ROSSINI 0721 387621
mercoledì – sabato 17 – 19.30; nei giorni di spettacolo feriali 10- 13 e dalle 17 in poi; la domenica di spettacolo 10- 13 e dalle 16 in poi
BIGLIETTERIA TEATRO SPERIMENTALE 0721 387548
il giorno di spettacolo 10–13 e da un’ora prima dall’inizio di rappresentazione
SAN COSTANZO BIGLIETTERIA TEATRO DELLA CONCORDIA 0721 950124
il giorno di spettacolo dalle 17 in poi
URBANIA BIGLIETTERIA TEATRO BRAMANTE 0722 317929
il giorno di spettacolo dalle 17 in poi
URBINO BIGLIETTERIA TEATRO SANZIO 0722 2281
due giorni precedenti lo spettacolo, domenica e festivi esclusi; lunedì – venerdì 16 – 20; sabato 11 – 13 e 18 – 20;
il giorno di spettacolo dalle 16 in poi
VENDITA ON-LINE
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INFORMAZIONI
AMAT
071 2075880
www.amatmarche.net
FANO
Fondazione Teatro della Fortuna 0721 800750 / 827092
botteghino@teatrodellafortuna.it
www.teatrodellafortuna.it
PESARO
Uffici Teatro 0721 387620
www.pesarocultura.it
SAN COSTANZO
Rete Teatrale della provincia di Pesaro e Urbino 0721 3592515
reteteatripu@amat.marche.it
URBANIA
Rete Teatrale della provincia di Pesaro e Urbino 0721 3592515
reteteatripu@amat.marche.it
URBINO
Assessorato alla Cultura 0722 309222 / 309602
www.urbinoculturaturismo.it
BIGLIETTI
posto unico numerato 10 euro | 8 euro ridotto*
*valido fino a 29 anni, studenti e soci Touring Club
per UNTITLED ridotto esteso anche a iscritti scuole di danza
Le sorelle Macaluso
posto unico numerato 15 euro | 12 euro ridotto*
*valido fino a 29 anni, studenti, soci Touring Club e possessori Fortuna Card 2014
Terramara
posto unico numerato 10 euro | 8 euro ridotto*
*valido fino a 29 anni, studenti, soci Touring Club e possessori Fortuna Card 2014
Parkin’son, Nuova Danza Italiana
posto unico numerato 10 euro | 8 euro ridotto* | 7 euro [ridotto iscritti scuole danza]
* valido fino a 24 anni, studenti e soci Touring Club
Aldo Morto, Encephalon
settore A 15 euro | 12 euro ridotto* – settore B 10 euro | 8 euro ridotto*
*valido fino a 25 anni, oltre 65 anni e soci Touring Club
INIZIO SPETTACOLI
FANO, PESARO, URBINO ore 21 SAN COSTANZO, URBANIA ore 21.15