Il nuovo anno è appena cominciato, è tempo di tirare le somme. Non è cosi che si dice dappertutto? Questa estate Teatro e Critica compirà cinque anni, mezza decade di recensioni, articoli di approfondimento, interventi sulle politiche culturali locali e nazionali, interviste, sperimentazioni di nuovi formati critici: un lavoro in gran parte volontario tenuto in piedi da un gruppo di appassionati osservatori della scena contemporanea. Un collettivo che per certi versi è stato anche mobile, precario, liquido, ma che ha sempre mantenuto un proprio nucleo umano e geografico solidissimo. Negli ultimi tempi sono arrivati i laboratori e i numerosi progetti pensati per portare il nostro lavoro anche fuori da questa rivista, nella consapevolezza che fare il critico non possa essere esclusivamente un atto solitario – di platea e scrivania – ma che debba avere un significato sociale e politico: nelle università, nel pubblico dei festival, dei piccoli teatri e là dove spettatori non ce ne sono, dove bisogna formarli e appassionarli.
Nel 2014 altre iniziative prenderanno forma in questo cantiere di idee, alcune interverranno direttamente sul vostro modo di andare a teatro facendo convergere l’informazione in un unico punto (suspance… vi diremo a breve), ma continueremo anche a vivere la comunità teatrale e raccontarla su queste pagine, ché da qui tutto è partito e qui si genera il pensiero critico alla base dell’intero cantiere. Ecco perché sfacciatamente prendo la palla al balzo per chiedervi un contributo, un atto di fiducia nei nostri confronti, una donazione, anche minima che fortifichi la nostra indipendenza e faccia da enzima a progetti futuri
Ma cosa e quanto leggono i nostri lettori? Quali sono i numeri di Teatro e Critica per il 2013? Google Analytics, lo strumento che ci mette a disposizione Big G, ci racconta un realtà di 604.425 pagine visitate da 327.776 utenti unici. Le opportunità lavorative sono naturalmente i contenuti più richiesti: siete alla ricerca di bandi e concorsi, da parte nostra facciamo di tutto per portare alla vostra attenzione quegli annunci che rispettino parametri etici minimi; seguono naturalmente le stagioni dei teatri (quella del Carignano di Torino e dell’Argentina di Roma sono le più cliccate). Ma entrando nella zona calda, quella più interessante perché capace di essere anche un termometro rispetto al gradimento degli spettacoli e sicuramente al loro sbigliettamento, diamo uno sguardo ai dieci articoli più letti (al netto di comunicati e cartelloni). Alla 10° posizione troviamo Fratto_X di Antonio Rezza – Dell’uomo semplificato, recensione dell’ultimo spettacolo del performer più amato (e odiato) d’Italia, artista ormai consacrato al gusto popolare nonostante la personalissima cifra estetica. Un gradino più in alto (9°) è occupato da un evento (forse non propriamente teatrale) di inizio anno svoltosi al Teatro Palladium Ex cathedra: le Palladium Lectures di Alessandro Baricco.
All’ 8° posizione un po’ di sana polemica con Lettera aperta all’Associazione Ubu per Franco Quadri. Le voci di dentro: Toni Servillo nei sogni di Eduardo, recensione della fortunata coproduzione Teatro di Roma, Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa e Teatri Uniti, è il 7° articolo più letto. La cultura partenopea presiede anche la 6° posizione con Massimo Ranieri e l’incantesimo della rivista: Viviani Varietà all’Argentina. Apre le porte alla top five ITIS Galileo: Marco Paolini e le vite degli uomini illustri, ovvero il 5° articolo più letto che è stato scritto più di due anni fa (ottobre 2011), ma parliamo d’altronde di uno spettacolo che tuttora macina repliche in giro per l’Italia. Anche in 4° posizione troviamo un pezzo pubblicato prima del 2013, era infatti il giugno del 2012 quando al Teatro Valle Occupato esplodeva definitivamente il caso de La merda, interpretato da Silvia Gallerano, l’articolo si intitolava La Merda di Cristian Ceresoli. All’Italia con disgusto. Squillo di trombe, entra in scena il podio… sul gradino più basso, al 3° posto, troviamo l’articolo con minor tenitura I pilastri della società. Quando il testo è più attuale della messinscena, con 2.271 letture, è uno spettacolo che al Teatro Argentina ha debuttato il 20 novembre 2013, la recensione non ha avuto perciò il tempo di essere letta quanto le altre, ma Gabriele Lavia ha un pubblico numeroso e fedele, e le stroncature poi si sa incuriosiscono e divertono.
Il 2° gradino del podio è occupato da un altro articolo che ha avuto la capacità di raccontarci un evento unico, Still life, spettacolo di ricci/forte creato per la ventesima edizione di Garofano Verde, scenari di teatro omosessuale; il fatto che lo spettacolo sia stato in dato unica e che la sua recensione sia stata letta 2.357 volte ci fa capire ancora una volta il gradimento del pubblico rispetto alle creazioni dei due artisti, ma anche la curiosità generata molti giorni dopo lo spettacolo e in luoghi lontani – la recensione (Still Life: resistere per la differenza secondo ricci/forte) è stata letta in tutta Italia. A guidare questa classifica degli articoli più cliccati del 2013 troviamo, in 1° posizione, una recensione nata dalla collaborazione sperimentata da TeC con le colleghe milanesi della rivista Stratagemmi e pubblicata quasi 2 anni fa, il 21 gennaio 2012 all’indomani del debutto de La Modestia di Luca Ronconi al Piccolo di Milano, l’articolo La modestia di Spregelburd: al Piccolo Ronconi non brilla per emozioni ha avuto un numero di letture pari a 2.735; anche in questo caso le cause bisogna cercarle nella lunga tournée, nel prestigioso nome del regista abbinato a quello del drammaturgo argentino e probabilmente nel successo della produzione 2013, Il panico, sempre da un testo di Rafael Spegelburd, vincitore degli ultimi Premi Ubu.
Ci teniamo a ribadirlo, non si tratta di una classifica del migliore o peggiore spettacolo dell’anno, semplicemente abbiamo voluto condividere con voi alcuni dati, ragionando insieme sui numeri, senza la presunzione di inventarci premi e serate di gala; i numeri molte volte sono amari da mandare giù, ma sono anche una realtà condivisa e il nostro mestiere è la critica, cioè anche dai numeri trarre una riflessione. E allora solo con una domanda si può concludere: voi dove siete? Vi riconoscete nei numeri? Quali sono i vostri spettacoli del 2013?
Andrea Pocosgnich
twitter @andreapox
Complimenti per il vs lavoro, sempre. e per questo articolo, che racconta tanto, tantissimo. i numeri relativi ai click per articolo ponderati per il numero di repliche dovrebbero essere utilizzati per il riparto del FUS e dei finanziamenti pubblici in genere. mi spiego meglio:
pensiamo ad un ipotetico mondo in cui siano stati prodotti nell’ultimo anno solo 3 spettacoli teatrali: Spettacolo Bau della Compagnia Cane, Spettacolo Miao della Compagnia Gatto e Spettacolo Squitt della compagnia Topo. Gli articoli di Teatro e Critica ai 3 spettacoli hanno totalizzato 10.000 click così ripartiti: 4.000 click a Bau, 3.000 click a Miao e 3.000 click a Squitt. Ora introduciamo l’elemento replica, poiché chi ha avuto un maggior numero di repliche gode indubbiamente di una maggior propensione al click, semplificando possiamo dire che sia proporzionale al numero di repliche: Bau è stato replicato 80 volte, Miao 19 volte e Squitt 1 volta sola. Troviamo quindi i nuovi coefficienti che “pesano” il gradimento degli articoli per il numero delle repliche. E quindi abbiamo 4.000 / 80 = 50 per Bau, 3.000 / 19 = 157,9 per Miao e 3.000 / 1 = 3.000 per Squitt. Per calcolare i nuovi coefficienti di gradimento calcolo prima la somma dei pesi 50 + 157,9 + 3.000 = 3.207,9. Così posso calcolare i nuovi coefficienti: Bau 50 / 3.207,9 = 2%, Miao 157,9 / 3.207,9 = 5%, Squitt 3.000 / 3.207,9 = 94%.
Ed ecco, Signore e Signori, i nuovi coefficienti di riparto dei Finanziamenti Pubblici per il prossimo anno! Dato un FUS di 100 croccantini, 2 croccantini vanno alla compagnia Bau, dello Spettacolo Cane! 5 croccantini alla compagnia Miao, dello Spettacolo Gatto! E ben 94 croccantini alla compagnia Squitt dello spettacolo Topo!!
Ora complichiamo il modello aumentando il numero di compagnie (quelle realmente operanti sul territorio italiano) e usando il numero vero di repliche. E applichiamolo. E poi voglio vedere se qualcosa cambia nel panorama dell’arte performativa italiana cazzo.
Ritorno su questo articolo. Dispiaciuto che lo stesso ed il mio commento non abbiano suscitato nessun seguito. E non per la mancata attenzione personale ma perché l’argomento toccato riguarda la linfa vitale del sistema produttivo teatrale. Il modello da me proposto per il riparto dei fondi pubblici per lo spettacolo era attaccabile da molte parti. Io stesso avrei potuto sollevare molte critiche per l’eccessiva semplificazione, per il non tenere in considerazione casi isolati o per tenerli troppo in considerazione, per l’eccessivo potere dato alla critica e tanto altro. E speravo in queste critiche costruttive. Speravo ci fossero, per pensare, ragionare, tornare indietro, contraddirle, accoglierle. Perché la modellistica della scienza e del sapere prosegue spesso per approssimazioni successive; si elabora un modello e poi si introducono correttivi ed altre variabili affinché questo modello sia il più possibile funzionante, etico, rappresentante della realtà osservata, foriero di soluzioni nuove a problemi irrisolti. Ci lamentiamo (noi che facciamo teatro) dei continui tagli alla cultura ed al nostro settore. Lavia in un articolo di qualche anno definiva elemosina i quattro soldi che vengono dati al teatro. E mi trova d’accordo. Ma io faccio teatro. Io sono coinvolto in prima persona. Il mio sguardo non è obiettivo, è di parte. Ho interessi fortissimi ed una visione personale e non oggettiva del mondo e dell’ordine delle cose. Agli occhi di chi non fa teatro certe richieste non appaiono dissimili da quelle delle lobby dei tassisti, dei commercianti, della sanità. Se la mia richiesta vuole trovare ascolto devo prima di tutto prestarlo io al mondo esterno, capirlo, capirne le regole, il linguaggio, i valori, il concetto di responsabilità. Se la mia richiesta di denaro vuole trovare ascolto devo dimostrare di saperlo usare bene. Di fare un teatro al passo con i tempi, ascoltato, rispettato. E’ di questi giorni la notizia di due milioni di euro elargiti per spettacoli mai realizzati in Sicilia. Fra i miei mille contatti di facebook, di cui la maggioranza è gente di teatro, ho trovato un solo post a riguardo. Personalmente non amo entrare nel merito di questioni specifiche che non conosco e lascio fare il lavoro alla magistratura che ha sicuramente più informazioni di me, ma visto il clima dei social network mi aspettavo fuoco e fiamme. E non tanto verso i nomi eccellenti che conosco e di cui riconosco lo sforzo produttivo. Ma di quell’infinita lista di nomi sconosciuti accusata di intascare soldi per spettacoli che non faranno mai. Mentre ci sono centinaia di realtà che non hanno nessun accesso a questi soldi e fanno cose mirabilissime che vedranno quattro gatti e in condizioni di precarietà sconosciute a qualsiasi settore. Una ripartizione più in linea con quelli che sono i gusti del pubblico e i giudizi degli addetti al settore indipendenti non solo sarebbe più etica, anzi etica e basta, ma sarebbe di beneficio a tutto il settore, alla capacità di relazionarsi con il mondo esterno, con il pubblico e con la politica che decide quanto elargire. Sarebbe l’unica possibilità per sperare di vedere rifiorire il nostro settore.
Ora ditemi che ho detto un mare di stronzate, ditemi che ho perso di vista questioni centrali, forse è così, sono pronto a fare ammenda e dire che il mio è solo un delirio notturno e che ho sbagliato, la via è un’altra. Ma dite qualcosa. O vi va bene così? Allora sì, vi va bene così.
Fra pochi giorni avremo un nuovo ministro della cultura. Ci saranno i contenti e gli scontenti. Ma per cosa? Io vedo solo due categorie: quelli contenti o scontenti perché vedranno la possibilità che i loro finanziamenti siano o meno confermati perché sono “amici” dell’eletto, e quelli contenti o scontenti perché, del tutto estranei a qualsiasi potere e possibilità di farne parte, ostentano comunque un’appartenenza per riconoscersi in un’identità. E non provo invidia per nessuna delle due categorie perché di fondo vedo solo egoismo, chiusura, preconcetti, ignoranza, mediocrità, miseria, vecchio. E non vedo nessuna luce.