Si ha sempre timore quando la drammaturgia contemporanea vuole approcciarsi a un tema assoluto quale il rapporto di coppia. Cosa si può raccontare ancora di una relazione uomo-donna che non sia già stato sviscerato? Come mettere i buoni intenti al riparo dal qualunquismo e dalla sociologia spicciola già spillata a profusione nei pomeriggi televisivi? Ed è chiaro che il teatro dovrebbe occuparsi, in scena, necessariamente di storie e dei particolari che le compongono, non di riflessioni sociali o comportamentali (queste dovrebbero emergere da sole), l’ambiguità e l’astrazione sono in questo caso affilatissime armi a doppio taglio. Una storia d’amore a teatro dovrebbe insomma portare sulla scena “personaggi”, perché deve darci l’opportunità di conoscerli, di scoprirli, di riporre in loro la nostra fiducia di spettatori.
Ora però cancellate tutto ciò che abbiamo detto e venite nella buca di sabbia ideata da Michał Walczak. Qui è il dubbio che muoverà la vostra attenzione. Al Teatro dei Conciatori, realtà che ha un paio di stagioni sulle spalle, a due passi da metro Piramide, fino al 24 novembre troverete la messinscena del testo di esordio (2002) del giovane autore polacco, con la regia attenta ed efficace di Gabriele Linari.
C’è una storia d’amore, tragica nel suo fallimento, ma sfumata, astratta nella struttura e nei personaggi. In scena non c’è nulla, quando Tony Allotta fa il suo primo ingresso sul palco, in silenzio, disegna un perimetro con il tallone piede, sarà il suo campo di gioco immaginario. Ve le ricordate le buche di sabbia? Se ne trovavano fino a qualche anno fa, chissà perché non ci non più, se lo chiede anche la protagonista femminile interpretata da Sabrina Dodaro, Milka, catturata dai giochi infantili dell’altro. Nello spazio metaforico troviamo un bambino cresciuto, sino alla fine non sapremo perché questo adulto, in boxer, canottiera e giacca al collo a mo’ di mantello, porti avanti il proprio gioco fingendosi bambino fino all’ossessione. Ma proprio quest’ultima sembra una delle parole chiavi del lavoro: nella buca, metafora dello spazio relazionale condiviso con l’altro sesso, grande letto matrimoniale irto di incertezze e incomprensioni, si gioca tutto, e l’ossessione del bambino per Batman è la sua solitudine, che si schiude inevitabilmente all’incontro con l’altro e che diventa appunto ossessione verso l’altro.
Il testo di Walczak (con la traduzione di Krzysztof Bulzacki Bogucki) non concede nulla alla comprensione razionale (e drammaturgica) se non i fatti, ovvero quello che vediamo: un uomo e una donna che giocano come dei bambini, l’allusione alle difficoltà di relazione tra gli adulti è immediata. L’autore preferisce però celare il vissuto dei personaggi sotto una coltre di silenzio: non sappiamo da dove vengano, quale sia la loro storia, per quale motivo lui passi intere giornate a giocare con piccoli pupazzi di Batman e altri eroi. Siamo insomma fuori da una logica drammaturgica narrativa, ma in un territorio più che altro emotivo e metaforico. La soluzione è rischiosa e forse non sempre risolutrice, nonostante l’impegno dei due ottimi interpreti. Linari abilmente gioca in questo spazio astratto con una direzione minimalista, concentrata sugli attori, senza però perdere l’occasione di evidenziare in alcuni momenti l’atmosfera rarefatta grazie a un disegno luci d’effetto, tenue è il sottofondo sonoro che ci lascia intendere un rumoroso vociare di bambini in un parco, ma sono lontani; in fondo qui in scena ci sono gli adulti, alle prese con i propri corpi, desideri e sconfitte.
Andrea Pocosgnich
twitter @andreapox
in scena fino al 24 novembre 2013
Teatro dei Conciatori [cartellone 2013/2014]
Roma
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BUCA DI SABBIA
Di Michał Walczak regia di Gabriele Linari
con Sabrina Todaro e Tony Allotta
movimento scenico Elisabetta di Fonzo