Che tra i primi nodi da sciogliere per il nuovo assessorato alla cultura del Comune di Roma ci fosse la questione Valle Occupato era chiaro dal primo giorno di lavoro della nuova giunta. Dopo due anni di occupazione, fiera e costruttiva secondo alcuni, distruttiva secondo altri (al netto del gesto simbolico e piacevolmente dinamitardo), le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo, grazie ai quali lo spazio settecentesco ha riaperto al pubblico, potrebbero ora avere più problemi con la nuova amministrazione di centrosinistra di quanti ne abbiano avuti con quella passata di Alemanno, la quale si è limitata ad accettare la situazione e a pagare le utenze.
Tra le conseguenze più importanti scaturite dalla costituzione della Fondazione Teatro Valle Bene Comune vi è certamente la definitiva discesa in campo del Valle nell’agone delle politiche culturali. È stato messo in evidenza nella conferenza stampa del 18 settembre, lo ha ribadito anche Stefano Rodotà: le istituzioni ora non possono non relazionarsi con questo soggetto nascente. A far uscire allo scoperto l’assessore Flavia Barca ci ha pensato Il Messaggero: «La Fondazione non è di per se sufficiente a ristabilire la legalità. Ci stiamo impegnando a identificare uno spazio diverso che ospiti nuove forme di governance. In questo momento il Valle non può essere affidato a nessuno. Occorre intervenire al più presto per sanare il degrado in cui versa». Questa dichiarazione, riportata sul Messaggero lo stesso 18 settembre, ci restituisce il polso della situazione negli uffici capitolini e va letta in stretta connessione con quello che è apparso sul quotidiano romano anche il 20 settembre, sempre a firma delle agguerrite Rita Sala e Marica Stocchi: l’articolo riporta infatti l’impegno da parte dell’Assessorato a presentare entro una decina di giorni un piano di valorizzazione del Teatro Valle al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.
Ecco dove si annodano tutte le strade che in questi mesi di politiche culturali porteranno al Valle, al di là delle polemiche che in questi giorni stanno cadendo sulle teste degli occupanti, molte delle quali purtroppo si focalizzano solo sugli aspetti di cronaca tralasciando il dibattito artistico, culturale e civile; alla conferenza stampa di presentazione della Casa dei Teatri tenutasi ieri al Campidoglio lo abbiamo chiesto all’Assessore Barca. Alla domanda su quali siano i piani di valorizzazione del Valle secondo il Campidoglio, come ci aspettavamo non abbiamo avuto risposta: «La questione è complicata, ci sarà un altro momento per parlarne». Ma che cosa bolle in pentola? Un altro bando in stile Casa dei Teatri che magari faccia rientrare proprio lo storico palcoscenico nell’orbita Zètema, un affidamento diretto ai lavoratori dello spettacolo – con annessa levata di scudi di gran parte del teatro privato romano –, oppure un ritorno a quel progetto originario (opzione decisamente più sensata) che vedeva entrare la sala nel circuito del Teatro di Roma?
Andrea Pocosgnich
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