HomeArticoliFocus SiciliaAl teatro antico di Tindari rivive Giocasta nelle parole di Dimitra Mitta

Al teatro antico di Tindari rivive Giocasta nelle parole di Dimitra Mitta

foto ufficio stampa
foto ufficio stampa

È un teatro antico pieno di suggestioni e fascino quello di Tindari, sembra al contempo affondare nella terra e stare sospeso a metà tra il cielo e il mare. Un sito archeologico tra i più importanti del meridione, sapientemente valorizzato dal Festival Teatro dei Due Mari diretto, con infaticabile impegno e lungimiranza culturale, da Filippo Amoroso. Così in Giocasta che ha debuttato l’1 Agosto, per la regia di Stefano Molica, è stato lo stesso sito ad essere reso protagonista. Personaggio nello spettacolo, intesse un dialogo fitto con i movimenti scenici e si insinua nella dinamica della rappresentazione, si fa metafora, labirinto, dramma. Non a caso il regista, nato e cresciuto, non solo artisticamente, all’ombra di quelle pietre, ha saputo mettersi in ascolto di quei volumi, di quegli spazi con tali prospettive. Una regia che si avvale del fascino sonoro delle musiche originali davvero molto convincenti di Luca Pincini, eseguite dal vivo, e che ha come punto di forza il testo della drammaturga greca Dimitra Mitta, nella traduzione di Maria Caracausi. Su Giocasta, donna determinata e vigorosa, nel cui ruolo dà una prova ricca di sensibilità e maturità l’attrice Caterina Vertova, si focalizza il punto di vista della rappresentazione. Un personaggio di solito ai margini della tragedia, ma che ora diventa motore e perno di un’intera vicenda, e che è resa dall’attrice secondo un enigmatico, impassibile gioco tra l’epos e la disinvolta quotidianità.

DSC_0131
foto ufficio stampa

Giocasta è qui una donna che sceglie il proprio destino e non si lascia scegliere da esso, che da vittima si trasforma in artefice del fato, che conosce tutta la verità fin dall’inizio e si diverte a spostare i confini tra la colpevolezza e l’innocenza, vendicandosi della sorte. Una Giocasta che sa, è una donna che tiene nelle proprie mani le fila di tutto, della conoscenza e della propria autodeterminazione: è lei a svelare tutto all’ignaro figlio e marito, quella verità che lui non ha potuto, o non ha voluto vedere. Nessun oracolo, nessun indovino, nessun indizio, nessuna ricerca: la verità è Giocasta, il suo essere madre, moglie, donna. È lei a svelare ad Edipo, un energico Marco Conti Gallenti, l’oltraggio subito in quanto madre allorché Laio le strappò dalle viscere quel figlio, che ora tiene come marito tra le braccia, per esporlo e salvare egoisticamente sé stessa. Dunque Giocasta sapeva; e, pur sapendo chi fosse Edipo, ha deciso arbitrariamente di trasformarsi da spettatrice in attrice, compiendo volontariamente il proprio destino. Da vittima a vendicatrice, seppure sacrilega, di quel marito che le ha ucciso violentemente un figlio, questa donna non si piega, ma accetta in modo consapevole la predizione degli dèi. Non importa subire o adeguarsi al volere divino, quello che importa è che Giocasta è madre e, proprio perché tale, non può dimenticare e non sopravvive a quel dolore; è questo che la spinge a decretare la legittimità del suo amore incestuoso, come riparazione al torto subito per un figlio ammazzato per vile, abietto egoismo. Nel fitto dialogo, la drammaticità si scatena dalla differenza tra la passione di Giocasta, il suo voler continuare una vita piena di apparente perfezione, e l’orrore di Edipo che non sa superare la sua colpa, la sua incapacità di vedere. A questa cecità morale la donna contrappone il suo essere madre, prima e al di sopra di tutto, un istinto primordiale che la pone oltre la condizione di rea o sacrilega, la riporta alla più profonda, insondabile, estrema umanità.

Filippa Ilardo

Visto a Tindari, Festival Teatro dei Due Mari, Giovedì 1 Agosto

GIOCASTA
Di Dimitra Mitti
Traduzione di Maria Caracausi
Con Caterina Vertova, Marco Conti Gallenti,
e con Valentina Martino, Maria Scafidi, Morena Casella
Musiche composte ed eseguite dal vivo da Luca Pincini
Regia Stefano Molica

Telegram

Iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram per ricevere articoli come questo

1 COMMENT

  1. Assistere ad una tragedia greca a pochi passi dal palco, in un teatro come quello di Tindari, con musiche eseguite dal vivo e con una straordinaria Caterina Vertova attrice dall’ enorme bravura, capace di emozionare appasionati del genere e non…è stato veramente qualcosa di sensazionale!! 😀
    Progetti come questo di Giocasta vanno incoraggiati…in bocca al lupo agli artisti pattesi. 😉

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Pubblica i tuoi comunicati

Il tuo comunicato su Teatro e Critica e sui nostri social

ULTIMI ARTICOLI

Orecchie che vedono: la danza che si ascolta a Gender Bender

Al festival bolognese Gender Bender molte sono state le proposte di danza, tra le quali sono emerse con forza il corpo resistente di Claudia...