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Cultura e teatro nei quotidiani online: chi cerca trova?

cloud teatroCon buona pace delle nuove tendenze che negli Stati Uniti vedono i geek della Silicon Valley gareggiare per resistere il maggior tempo possibile rimanendo disconnessi dal web, l’informazione oramai trova i propri utenti soprattutto nelle forme digitali. I quotidiani nazionali lo hanno capito da tempo e sanno che tra i pixel della propria homepage si gioca un’altra sfida, quella all’audience generalista. Il totem famigliare, che fino a qualche anno fa era lo schermo televisivo, sarà rappresentato sempre di più da dispositivi continuativamente connessi alla rete, basta dare uno sguardo agli ultimi modelli di tv che espandono le proprie possibilità verso i contenuti online per rendere la fruizione sempre più simile a quella schizofrenicamente multitasking del Web. Il discorso – nonostante manchino ancora una trentina di anni affinché si avveri la profezia descritta da Philip Meyer nel suo L’ultima pagina del “New York Times” riguarda proprio i giornali. Provate a chiedervi quante volte aprite il sito della vostra testata preferita e quanto sfogliate la sua versione cartacea. E in effetti i numeri sono schiaccianti, il secondo quotidiano italiano per vendite, La Repubblica (superato dal Corriere della Sera per qualche migliaia di copie) si attesta su una media giornaliera 396.446 (fonte Ads per il 2012) mentre la versione online, secondo le rivelazioni Audiweb di aprile 2013, ha raggiunto una quota di 1.515.000 utenti al giorno.

In un articolo pubblicato da Roberto Marone su Doppiozero.it, Il Web non esiste, nei giorni successivi alle ultime elezioni politiche l’autore azzerava lo status di mass medium per il Web, e altri stereotipi come quello che vede la rete portatrice di un linguaggio: il Web semplicemente è il mondo, affermava Marone. Quell’articolo, scritto per tentare di fare chiarezza tra le mille voci di giornalisti, personaggi TV e opinionisti vari che cercavano di spiegare il risultato del Movimento5Stelle con l’utilizzo spinto del Web, può aiutarci anche a capire meglio quale sia il posto del teatro nel mare magnum di notizie. Se il Web altro non è che la realtà  tant’è vero che è l’unico “spazio” capace di contenere un medium come la televisione – allora qual è la capacità delle arti performative di incidere su questa realtà? Ce lo chiediamo anni dopo il boom della micro-editoria dedicata ai contenuti di nicchia, proprio ora che il Web ha trovato casa a tante forme di approfondimento critico, tra le quali spicca anche quella teatrale. Proprio ora dovremmo interrogarci non solo sulla qualità delle numerose esperienze (TeC è una di queste) ma anche sul potenziale di contagio che tali progetti hanno saputo guadagnare. E allora la tanto acclamata rivoluzione culturale del Web è lontana a venire: nella rete, come nella realtà, regna l’informazione generalista e le grandi testate si stanno trasformando sempre più in broadcaster. L’home page non deve e non può discostarsi dal palinsesto di una serata televisiva in una qualsiasi TV generalista, dunque tanta politica, cronaca nera, commenti vari agli show, le ultime novità dell’elettronica di consumo, gossip e necrologi celebri. In sostanza se in TV non troverete mai il teatro per quale motivo dovreste trovarlo sulle home page dei grandi giornali online?

uno screenshot di Repubblica.it, matattina 1 luglio 2013
uno screenshot di Repubblica.it, matattina 1 luglio 2013

Notizie e approfondimenti sui palcoscenici d’Italia trovano spazio solo in determinate occasioni, quando per qualche motivo riescono a scalare una certa soglia di popolarità, vera e propria vetta inarrivabile per la maggior parte della cultura e ancor di più per quella teatrale: perché anche la concorrenza con le altre arti e mezzi di comunicazione sembra impari. Prima di arrivare nella tanto agognata home, il teatro deve superare nell’ordine: arte contemporanea, letteratura, cinema, musica e televisione. Solo a questo punto potrà avere uno spazietto, esiguo sia chiaro, nella hit parade dei contenuti che contano. E quando ciò avviene è per intercessione, non di un santo in paradiso ma di qualche altra variabile, decisamente più popolare, che se lo porta a braccetto nell’olimpo dell’informazione. Attori resi famosi da cinema e TV che ritrovano il palcoscenico, teatri storici occupati, sale che chiudono per incuria politica, scandali di vario genere e coccodrilli di grandi attori sono quelle variabili impazzite e casuali che determinano lo sfondamento delle arti performative nella realtà di massa.

Andiamo a guardarli da vicino i siti delle grandi testate cercando di capire quale spazio riservano ad arte, cultura e teatro. Cominciamo dal più importante, Repubblica.it. In questo caso approfondimenti culturali in home page non se ne trovano a meno che non si guardi nella colonna di destra, dove campeggiano piccole miniature che rimandano ai blog personali ospitati o ad altri link; in compenso però da qualche tempo è attiva la nuova sezione “Spettacoli” nella quale il teatro dovrebbe agevolmente trovare il proprio spazio. E infatti eccola la categoria “Teatro e Danza”. Insomma il massimo risultato col minimo sforzo, Repubblica.it non rischia, ma almeno crea un percorso funzionale per chi voglia usufruire di certi contenuti, certo gli appassionati quelle informazioni le avrebbero trovate comunque, ma state pur certi che su altre piazze digitali la situazione non migliora, anzi. E a onor del vero i contenuti ci sono, in questi giorni potete leggere di Inequilibrio Festival, dell’ultimo di Motus e di ricci/forte. Apriamo Corriere.it ad esempio per accorgerci che qui arrivare a qualche articolo sul teatro è davvero complicato. C’è la categoria “Spettacoli” dove cinema, televisione e musica la fanno da padroni – d’altronde la notizia su Miguel Bosé che rivela di avere altri due figli come fa a non meritare un bello spazio alto? Ma anche scendendo con la rotellina del nostro mouse nelle parti più basse della pagina la ricerca dà esiti negativi. Proviamo allora nella sezione Cultura, qui l’impegno della testata è rivolto soprattutto alla letteratura, troviamo rubriche d’arte, poesia, fumetti, eventi e quiz del giorno, di teatro neanche l’ombra. Eppure non mancherebbero gli eventi da raccontare. Dalla Biennale Danza firmata da Virgilio Sieni al classico Festival dei Due Mondi di Spoleto. Prima di perdere del tutto la fiducia, ci si accorge che cliccando sulla sottosezione “eventi” spunta qualcosa di interessante, soprattutto Opera, ma attenzione, nuovo colpo di scena, il primo articolo è su San Valentino, ed è infatti datato 11 febbraio 2013. Non c’è più niente. Per la versione online del Corriere della Sera da febbraio non c’è stato niente degno di nota nel mondo culturale italiano? Incassata la dipartita della sezione eventi tentiamo il tutto per tutto, la mossa segreta, quella utilizzata solo dai grandi appassionati: la ricerca nell’apposito campo. Scriviamo “teatro” e finalmente qualcosa salta fuori tra le cronache cittadine, primo risultato trovato è un articolo sulla nuova stagione “brillante” del Teatro Crystal di Bergamo, poco altro e soprattutto poco teatro, gli articoli apparsi hanno il teatro nelle parole chiavi, nel testo, ma non se ne occupano. L’ultimo tentativo col Corsera lo tentiamo su Roma.Corriere.it, dove però  troviamo solo una sezione informativa, per una comoda ricerca di teatri e titoli di spettacoli, ma niente critiche, recensioni, interviste e approfondimenti.

Passiamo allora al sito diretto da Peter Gomez, il Fatto Quotidiano Online, anche qui basta un’occhiata veloce per non trovare una qualsiasi notizia teatrale nella home page, entrando nella zona riservata alla cultura le cose non cambiano, si parla di arte contemporanea, letteratura e musica, con il tipico approccio politico e civile del quotidiano, ma per il palcoscenico non c’è posto. La ricerca per keyword tuttavia dà esiti insperati, troviamo una serie di articoli dedicati al teatro ma con una frequenza dilatata, più o meno settimanale.

screenshot Libero Quotidiano, sezione spettacoli, mattina 1 luglio 2013
screenshot Libero Quotidiano, sezione spettacoli, mattina 1 luglio 2013

Saltiamo il guado per fare visita alle testate cosiddette di centrodestra. Tappiamoci il naso, è difficile addentrarsi in un quotidiano capace di sbandierare titoli quali «La Kyenge vuole abrogare il reato di clandestinità. Ma perché non va via lei?», facciamo finta di niente, siamo qui per altro. Ma naturalmente le cose sono strettamente connesse e infatti LiberoQuotidiano.it, diretto da Maurizio Belpietro, non ha neppure una sezione dedicata alla Cultura, certo non manca quella “Spettacoli” dominata da televisione e musica, l’apertura è dedicata anche qui ai figli di Bosè; qualcosa si ottiene con la funzione di ricerca, la parola chiave “teatro” ci restituirà notizie di congressi leghisti a più non posso ma anche un lancio di agenzia (Adnkronos) sul Magna Graecia Festival, giubilo e applausi! La situazione cambia nettamente nella versione web del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, la home page del Giornale ci accoglie con un ritorno al passato fatto di svolazzanti bandiere tricolori che  mettono in guardia sulla rinascita di Forza Italia, la sezione Cultura c’è: arte, archeologia, letteratura e gli immancabili omaggi a Margherita Hack. Per il teatro bisogna fare un passo successivo, infatti dal menù a tendina della sezione cultura troviamo “Il Giornale Off” – una rubrica ideata da Edoardo Sylos Labini (attore e regista) – con una spiccata propensione per i linguaggi meno mainstrem, musica underground, arti visive e performative in un’interessante carrellata di argomenti.

Se tra gli esempi citati la maglia nera va a Libero senza appello, tra i più “virtuosi” troviamo invece la testata di Confindustria, il Sole 24 Ore: come accade sul quotidiano di Ezio Mauro, non intacca la home page con notizie dai palcoscenici, ma organizza i propri materiali in modo comprensibile e veloce da raggiungere. Cliccando sul link “domenica24” troviamo la sezione culturale con una parte interamente dedicata a Teatro e Danza. Così anche per Il Messaggero, con la differenza che, grazie a una partnership con Eni il teatro qui ha anche un proprio spazio in home interamente dedicato al Festival di Spoleto.

Lascio continuare ai lettori la faticosa ricerca, vi accorgerete facilmente che non cambia molto “sfogliando” le pagine digitali di altri big dell’informazione: cultura e teatro ci sono quasi sempre, con profondità e frequenza variabile, ma il messaggio è chiaro, non possono essere contenuti scelti per l’utente, la loro esistenza è affidata alla proattività del lettore, e la scelta ormai si sa è per l’elite.

Andrea Pocosgnich

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

4 COMMENTS

  1. Complimenti per l’articolo, molto interessante. Io stessa confronto i vari siti delle testate giornalistiche, anche se non specificatamente per il teatro, cerco sempre di capire l’approccio in generale nei confronti della cultura. Lavoro per studio 28 tv, che è la web tv delle politiche culturali. Il nostro intento è appunto studiare la cultura affrontando le sue diverse sfaccettature, con la speranza di raggiungere sempre più persone. Lo facciamo tramite un magazine bimestrale http://mag.studio28.tv/ e soprattutto con un concorso, “critica in movimento”, che vuole proprio stimolare le persone ad attivarsi e partecipare (il cosiddetto citizen journalism) a ciò che fa cultura, festival di teatro, cinema e danza.

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