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Mercuzio invade Volterra: liberato l’ultimo dei poeti

Foto di Futura Tittaferrante

Fra il teatro e l’esistenza si genera un continuo andirivieni il cui indirizzo varia secondo le opportunità e la disponibilità a crederli entrambi in relazione, ecco dunque che proprio in teatro possiamo quel che non sappiamo e non sappiamo quel che possiamo, c’è in esso una forza espressiva che può ammettere l’inammissibile, che concretizza i sogni e li avvolge di una duratura appartenenza. Proprio questa potenza, questo magnetismo, fanno di Armando Punzo un sognatore combattente, un uomo che degli uomini sa i limiti e li lambisce fino a valicarli, un artista il cui teatro è uno scarto di vita che genera esistenze non credute, come il caso di questa nuova avventura, Mercuzio non vuole morire, esperienza che ha cavalcato l’intero anno e oggi imbizzarrita (s)cavalca i confini del carcere di Volterra in cui nel 1988 ha dato vita alla Compagnia della Fortezza, portando oggi, nel Festival Edizione 2012, la fortezza stessa in quella piazza del paese che si anima e diventa appunto teatro, libertà sconfinata e non condizionata.

Non vuole morire Mercuzio, non ha alcuna intenzione, si accascia nel cortile del carcere dove tutto ha inizio – i duelli e le ferite – affaticato riprende fiato proprio sotto le imponenti scenografie con disegnati frammenti della città che lo sovrasta, lo domina e gli impedisce l’oltre muro, eppure si rialza e combatte di nuovo, duellando con chiunque abbia una spada perché forte è il desiderio di rivendicare la sua esistenza e lui sa bene che il teatro e la poesia sono in grado di non farlo morire come invece è scritto, come opportuno alla tragedia nota di Romeo e di Giulietta, amanti divieti e vittime di un’annunciata eternità; non vuole egli più il sacrificio a qualcosa che non lo contempli protagonista della sua vita troppo presto negata. Dopo Mercuzio moriranno tutti nella tragedia shakespeariana, senza la sua morte verrà salvo l’intimo segreto dell’esistenza, quanto nell’uomo si fa evoluzione e progresso e rinnova di continuo l’umanità.

Foto di Futura Tittaferrante

Nel cortile del carcere siamo chiusi in tanti, le scene si stringono verso di noi e ci assediano, ma con ogni mezzo quel che di nostro c’è in Mercuzio lo fa di continuo reagire e riprendere forza: i versi gridati di Majakovskij puntano in cielo le altezze d’ascolto, la musica s’innalza oltre la cinta muraria e si disperde per le strade cittadine, l’onda di vitalità si espande dai loro corpi ai nostri, finché saremo chiamati noi in scena a sventolare libri aperti gridando con lui “io non voglio morire!”; sarà allora, quando lo spazio teatrale avrà preso i nostri corpi, che tutto sarà pronto a spostarsi e quelle scene dipinte diventeranno reali, vere come veri i passanti, gli angoli in cui scontrare la rinnovata libertà, correndo per le strade del paese e conoscendo – in Mercuzio – noi.

Armando Punzo modula una partitura forse un po’ troppo suadente per non dirci aderenti all’esperienza, quindi spostando il senso critico in un luogo passibile di un non ritorno, forse ancora le sue scelte estetiche sono un artificio un po’ ammiccante e la sua presenza in scena sovrasta quella degli altri attori, ma la forza dirompente proprio per tutto questo coinvolge e sconfessa ogni tentativo di appunto estetico, comunque concedendo uno spazio di riflessione inacquistabile altrove. Non ora, non qui ci si può permettere riprovazione di estetiche o ammonizioni strutturali, per la grandiosità che solo appartiene al teatro quando è mimesi, quando è opera non creata ma generata per necessità ed emergenza di dirsi vita: “solo la notte aspetta la luce”, grida Mercuzio ultimo tra i poeti che sa la luce essere lui stesso e non si attende ma seppellisce le nuvole nell’ “inverno del nostro scontento”, il vento le trascina e in esso volano fluttuanti strisce di parole che gridate sappiano radiarsi ovunque, in ogni luogo l’uomo vivente e pensante – Mercuzio – sia in grado di dirsi, pensarsi vivo.

Foto di Futura Tittaferrante

Ora avremmo finito di dare conto, ma molto avremmo taciuto dei rivoli di pensiero lì nati e che disperderanno dove Mercuzio parrebbe non essere stato mai, ma dove forse proprio così scoprirà di esserci da sempre: all’inizio dello spettacolo dalle celle murate giungevano voci di chiacchiericcio disinteressato, con l’andare dell’opera ecco una TV a volume alto e le contemporanee Olimpiadi di Londra a manifestare il loro primato massmediatico, ma quando il silenzio ha preso il cortile assolato di un carcere nell’arte inabissato, una voce dall’oblio ha gridato al vento, a chiunque volesse ascoltare, alla proiezione esterna di sé, quel senso di libertà totale nella sola frase che potesse: “io non voglio morire!”. Mercuzio guarda fuori sé stesso vivo: inizia così – dalla percezione – la necessità dei sogni.

Simone Nebbia

Leggi l’articolo dell’edizione 2011

Visto a Volterra in luglio 2012

MERCUZIO NON VUOLE MORIRE – La vera tragedia in Romeo e Giulietta
progetto e direzione artistica di Armando Punzo
realizzato insieme a tutti i cittadini di Volterra, Pomarance e Montecatini V.C.

con gli attori della Compagnia della Fortezza Talatu Antony Akhadelor, Vincenzo Aquino, Aniello Arena, Salvatore Arena, Antonio Arrigo, Enrico Benetti, Rosario Campana, Pierangelo Cavalleri, Antonio Cecco, Dorian Cenka, Karim Chari, Vincenzo Cipolla, Pierluigi Cutaia, Giovanni D’Angelo, Bruno Di Giacomo, Rosario Di Giacomo, Rosario D’Agostino, Pietro De Lisa, Gianluigi De Pau, Vittorio De Vincenzi, Fabrizio Di Noto, Kole Docay, Abderrahim El Boustani, Nicola Esposito, Giovanni Fabbozzo, Francesco Felici, Alban Filipi, Pasquale Florio, Giuseppe Giella, Nunzio Guarino, Nourredine Habibi, Raai Hakim, Janroui Jang, Ibrahima Kandji, Giovanni Langella, Gaetano La Rosa, Marco Lauretta, Martin Lazri, Francesco Manno, Angelo Maresca, Gianluca Matera, Massimiliano Mazzoni, Giovanni Moliterno, Salvatore Muscato, Raffaele Nolis, Salvatore Pavone, Nikolin Pishkashi, Alessandro Pratico, Gennaro Rapprese, Mohamed Salahe, Vitaly Skripeliov, Rosario Saiello, Cosimo Scalambrino, Danilo Schina, Roberto Spagnuolo, Massimo Terracciano, Armando Tesone, David Tuttolomondo, Domenico Tudisco, Alberto Vanacore, Danilo Vecchio, Alesssandro Ventriglia, Giuseppe Venuto

e con Anna Grazia Benassai e Francesca Tisano | con la partecipazione di Stefano Cenci e la partecipazione straordinaria di Maurizio Rippa | musiche originali eseguite dal vivo nella scena Mercuzio non vuole morire – La vera tragedia in Romeo e Giulietta da Andrea Salvadori e dalla Filarmonica Puccini – Pomarance

ideazione scene e ambientazione Alessandro Marzetti, Silvia Bertoni, Armando Punzo | costumi Emanuela Dall’Aglio | assistenti alla regia Laura Cleri, Stefano Cenci | movimenti Pascale Piscina | video Lavinia Baroni | musiche originali e sound design Andrea Salvadori | bozzetti di scena Silvia Bertoni | collaborazione artistica Pier Nello Manoni, Alice Toccacieli, Elena Turchi, Carolina Truzzi, Guido Nardin, Manuela Capece | collaborazione al progetto Luisa Raimondi | foto Stefano Vaja | assistente agli allestimenti Yuri Punzo

www.compagniadellafortezza.org

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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