Tornano a collaborare Giorgio Tirabassi e Ascanio Celestini dopo il successo del La pecora nera, opera prima cinematografica del narratore romano. Lo fanno nel luogo più congeniale a Celestini: il teatro. Ha debuttato ieri sera al Vittoria Salvatore e Nicola, spettacolo ricucito dai due a partire dal romanzo di Celestini Lotta di classe (Einaudi, 2009). Un insieme di storie che si aggirano tra i pensieri dell’autore ormai da anni, da quando andò a conoscere i lavoratori dell’Atesia, azienda di servizi, nello specifico il call center. Celestini già aveva raccontato la passione (nell’accezione cristologica del termine) di quei ragazzi nel film documentario Parole Sante, mettendo a nudo definitivamente un sistema di sfruttamento a cottimo d’altri tempi, con i lavoratori pagati solo al raggiungimento di una prestabilita durata della conversazione. E il committente chi era? La Tim, quella delle pubblicità tanto divertenti e delle offerte per ogni portafogli. Un servizio di customer care che scaricava i costi sugli stessi lavoratori. Di quella storia, che se sostituite le telefonate con il cotone avrete l’immagine dei raccoglitori di Steinbeck truffati alla pesatura dal padrone, l’autore romano aveva congelato i volto e le storie di alcuni dei protagonisti. Due di loro erano Salvatore e Nicola.
Tirabassi compare in una scena con un solo fulcro scenografico centrale dove sono accatastate le cianfrusaglie di una vita: c’è la poltrona dello zio dei due fratelli, la vetrinetta dove una volta immobili riposavano i pregiati pezzi del servizio buono, un copertone e altra paccottiglia dei tempi andati. Appena si placa il classico applauso concesso al divo televisivo, con la voce spezzata da una certa emozione l’attore comincia raccontando l’infanzia di Salvatore, la sua famiglia arrivata in città dalla campagna dopo un’improvvisa moria di polli, il padre che come il nonno è fuggito in Cina per cercare fortuna, la scoperta del sesso e le storie del fratello Nicola. Dopo alcuni momenti iniziali più incerti Tirabassi si lascia andare con naturalezza alle parole di Celestini, i ritmi della comicità non frenano quel sapore amaro del quale la scrittura è ammantata. Il dolore arriva da lì a poco nella storia di Nicola, il fratello maggiore impiegato al call center. È qui che la lotta di classe prende forma nella sua più evidente prassi fuoriuscendo da ogni metafora. I controlli dell’ispettorato del lavoro danno ragione ai lavoratori, il loro era un lavoro subordinato, ma mascherato con un contratto a progetto. Nicola ha fiducia, fin quando un accordo tra l’azienda e la politica mette i lavoratori alle strette condonando quella che era una vera e propria truffa con l’imposizione di firmare un contratto part time, a tutti gli effetti un capestro per i centinai di lavoratori.
Le musiche di Battista Lena e il disegno luci di Carlo Cerri si occupano di sottolineare alcune atmosfere e di accompagnare la performance di Tirabassi che, completamente solo in scena, non lavora sull’immedesimazione completa, ma neanche sul solco della narratività a cui Celestini ci ha abituato: cerca e trova quasi sempre una certa spontaneità che ben si addice al testo dell’autore. Il risultato è uno spettacolo asciutto, che non supera l’ora, comodamente a cavallo tra la denuncia e il racconto dolce amaro, con uno strappo solo nel finale che rimarca fin troppo didascalicamente quel concetto racchiuso nel titolo del romanzo.
Andrea Pocosgnich
visto alla prima del 6 dicembre
in scena fino al 18 dicembre 2011
Teatro Vittoria [cartellone 2011/2012]
Roma
orario spettacoli: dal martedì al sabato ore 21,00. Domenica ore 17,30
info biglietti su: www.teatrovittoria.it
Salvatore e Nicola
di Ascanio Celestini
Riduzione teatrale di Ascanio Celestini e Giorgio Tirabassi
Regia Giorgio Tirabassi
con Giorgio Tirabassi
Musiche Battista Lena
Scenografia Laura Benzi
Disegno Luci Carlo Cerri
Aiuto Regia Ivan Olivieri
Aiuto Scenografa Elisa Bentivegna
Direttore di scena Freddy Proietti
Disegno Gianluigi Toccafondo / Foto Davide Basile
Produzione Roberto Quarta per RQS SPETTACOLI