Il tempo passa per tutti, si sa. Ma ci sono luoghi di cui non accettiamo la decadenza, perché li trattiamo per anni come fosse casa nostra e vederli ridotti in uno stato affaticato colpisce al cuore, fa ripensare gli anni trascorsi lì con gli amici, a ridere parlare inventare: e fare teatro. È con questo spirito un po’ commosso che la Roma teatrale si chiede oggi che fine abbiano fatto tanti luoghi che la memoria pian piano ci sta cancellando (là dove riesce), vorrei dire ‘sostituendo’ come forse sarebbe anche normale, ma la stretta sugli spazi e sui luoghi d’aggregazione sociale di questi tempi non mi permette simile ricambio verbale. Tale è stato il destino di alcuni spazi, secondo una mappa che sappiamo come le formazioni del calcio vintage: dall’Astra all’Angelo Mai, poi il Rialto e addirittura il Valle in cui si oppone una forte resistenza, oggi questo agghiacciante tentativo di serrare un luogo che negli ultimi tempi sta diventando vivo di persone e catalizzatore di creatività artistica: la Riunione di Condominio di San Lorenzo, minato da ingiunzioni di chiusura e salassi economici esorbitanti. Ma ci sono spazi che si sono disgregati invece con inesorabile erosione, pian piano hanno perduto terreno o voglia di rappresentare un fatto concreto, così che trovarli oggi ha il sapore angoscioso di quel che sembra andarsene e quasi non lasciare traccia. È con questa sensazione che si entra al Furio Camillo oggi, per una prima teatrale di una compagnia bergamasca, Teatro Caverna, che sarà in scena per tutta una settimana in un luogo in cui riconoscono una certa familiarità del passato, ma che a questo debutto non offriva più dello spazio: presenti in sala un critico (me), l’organizzatrice di compagnia e due suoi amici giunti a sostegno, che non si aspettavano di darlo da soli. Del teatro era presente una persona al botteghino, nessun altro all’accoglienza di ospiti giunti da lontano e che di certo avevano sperato in qualcosa di diverso.
Due gli spettacoli che la compagnia ha portato in questo spazio: il primo dal nome I’m ant you è per un solo spettatore e dura dodici minuti, alternandosi ogni giorno dalle 18.15 in poi, mentre l’altro lavoro è La ballata del vecchio marinaio, di Samuel Taylor Coleridge, portata in scena da Damiano Grasselli, con la sua interpretazione e con la cura del suono di Jayanta Ferrari e Tommaso Mangione. Del primo non si darà conto, per il difetto di non aver partecipato, mentre si dirà di quel capolavoro della poesia romantica che è la lirica di Coleridge. Grasselli ne propone una chiave accentratrice: inchiodato su una sedia, incatenato è il caso di dire visti i ferri che porta alle caviglie, in abito bianco e attorno un velo trasparente che lo chiude in un cerchio, lo stesso telo è poi alle sue spalle teso a schermo; fumo attorno e capelli lunghi, neri, sciolti davanti agli occhi, due microfoni di fronte, il primo per il monologo, il secondo per la voce del giudizio, altri due microfoni alle spalle dove far intervenire le voci lontane degli incontri, di questa splendida, onirica avventura marinara. I rimandi sonori sono di stampo classico, legati soprattutto a suoni ambientali di mare, vento, canti di uccelli in volo, ad essi aggiungendo suoni sinistri di atmosfere fantasmatiche; anche la luce segue il corso del viaggio, tra lampi tempestosi e soffuse presenze più astratte. La messa in scena è di tipo sperimentale, di certo, ma la cui ricerca ad oggi è abbastanza normalizzata e divenuta categoria storica, di contro però vive un buon ritmo e una qualità di stampo radiofonico che non dispiace, uniti a una chiarezza d’intenti e di obiettivi che sono fin da subito concreti. Sarà in scena per ancora qualche giorno. O vorrebbe esserlo, se qualcuno andrà a vederlo, tornando in una sala che ha perduto un po’ la bussola della rotta, proprio come il vecchio marinaio del racconto è rimasto intrappolato nelle insidie del ghiaccio e nel vortice della tempesta. Spetta a noi tutti fare in modo che torni indietro, a raccontarci di nuovo le sue gloriose avventure.
Simone Nebbia
in scena fino al 6 novembre 2011
Teatro Furio Camillo [cartellone 2011/2012]
Roma
La ballata del vecchio marinaio
ORE 21.00 da MARTEDI AL SABATO
ORE 18.00 DOMENICA
Di S.T. Coleridge
Uno spettacolo di Teatro Caverna
Con Damiano Grasselli
fossi a roma verrei senz`altro. per principio. Sono contento che qualcuno si sia preso la briga di dire disdicevole evidenza. bravo.
chiediamoci anche come i teatri gestiscono le stagioni. se si imepgnano effettivamente in una promozione degli spettacoli in “cartellone”, per salvaguardare se stessi e gli spettacoli che fingono di ospitare. Molti teatri romani, ma non credo solo a roma, sono in realtà affittacamere. a rimetterci poi sono gli artisti e le compagnie!
RISPOSTA ALLA RECENSIONE DI NEBBIA
Con la presente , il teatro Furio Camillo nella persona di Claudia Gatti e Benedetta Pontellini rappresentanti la nuova gestione dello stesso intende replicare alle considerazioni mosse dal critico d’arte Sig. Simone Nebbia in occasione della recensione dal titolo “C’è il Teatro Furio Camillo, dietro il Vecchio Marinaio di Teatro Caverna”.
La critica muove dalla considerazione oggettiva del fatto che il sig. Nebbia fosse presente in occasione della prima teatrale di una compagnia bergamasca Teatro Caverna, con la messa in scena dello spettacolo dal titolo la Ballata del vecchio marinaio di Samuel Taylor Coleridge di Damiano grasselli e cura del suono di Jayanta Ferrari e Tommaso Mangione. Si tratta dell’unica presenza del critico da quando è iniziata la stagione teatrale del teatro Furio Camillo. Elemento questo non di poca importanza ai fini di un’attendibilità oggettiva e reale di quanto sostenuto dal critico nella recensione in ordine ad una sola circostanza negativa, rispetto ad un’intera stagione teatrale in atto.
In realtà sembra da come si evince dalla recensione che fosse presente solo lui, il critico a parte qualche sostenitore della compagnia…insomma un’atmosfera angosciante entrare al Furio Camillo oggi. Non si comprendono le ragioni per cui il Sig Nebbia abbia palesato la “decadenza”del Furio Camillo in occasione di un unico spettacolo sicuramente non andato bene, malgrado gli sforzi,, rispetto ad un’intera stagione teatrale che ha registrato e sta registrando tutt’ora la partecipazione del pubblic. Sono stati utilizzati aggettivi nella recensione come , erosione, sapore angoscioso decadenza del Teatro Furio Camillo, e dunque considerazioni personali che hanno provocato disanimo all’interno della nuova gestione, la quale non ha dedotto la costruttività della critica stessa ma un intento meramente defatigatorio e privo di una reale conoscenza della realtà complessiva.Infatti la stagione teatrale del Furio Camillo da quando è cominciata a partire dal mese di settembre , ha registrato il tutto esaurito in occasione di numerosi spettacoli tra i quali citiamo Aggiungimi, La Piccola città, Barricata, Baccanti.Di queste esperienze positive e gratificanti nulla risulta scritto da parte del Nebbia. È evidente come in realtà sia insito nel critico un animo tendente a vedere quello che non va, ma d’altra parte una critica positiva non farebbe notizia rispetto ad una priva di buon senso che suscita malcontento fra gli stolti!
Fare di tutto un ‘erba un fascio, come in gergo si suol dire, non aiuta chi come noi, trovandoci immerse nella nuova realtà di gestione con tutte le difficoltà e ostacoli che ogni giorno si trova ad affrontare, deve altresi’ far fronte ad una recensione che deduce da un unico episodio, sicuramente s poco gratificante anche per chi lavora dietro le quinte, l’esito fallimentare, o meglio la decadenza a cui sta andando incontro l’intero teatro Furio Camillo.
La libertà di manifestazione del proprio pensiero è sicuramente un valore riconosciuto e garantito, ma incontra dei limiti quando tende a ledere e/o compromettere la reputazione dei destinatari del pensiero stesso, come accaduto a seguito della recensione pubblicata dal critico sig. Nebbia Simone.
Risultano documentalmente provate le conseguenze di quella che è stata una recensione che ha provocato ulteriori lesioni allo stessa gestione del teatro Furio Camillo, che si è vista annullare un contratto per la messa in scena di uno spettacolo teatrale a seguito della pubblicazione della recensione. È’ Pubblicità negativa e nefasta, dettata da un animo critico per nulla attendibile, costatata l’unica presenza del Nebbia a quel solo unico spettacolo che non ha dato i suoi frutti, malgrado gli sforzi. Una critica la si può considerare tale quando presuppone una conoscenza profonda della realtà che si descrive ; non si comprende in realtà perché il Nebbia abbia preso di mira quella circostanza in cui lui stesso era presente senza darsi l’opportunità di ricredersi partecipando ad altri spettacoli dall’esito positivo ed entusiasmante.
Con la presente si invita pertanto il sig Nebbia, quale critico stimato e conosciuto,a seguirci nelle numerose attività inerenti la gestione del Teatro, in modo tale da poter sviluppare una visione larga e non semplicemente di circostanza delle cose .Lo si invita ad avere un animo più libero, paziente e aperto al cambiamento. Solo se potrà seguirci in questa nuova avventura da noi intrapresa con coraggio ed entusiasmo potrà maturare maggiore consapevolezza delle sue riflessioni ritenute ad oggi limitanti e limitative.
Solo un atteggiamento più fiducioso nella vita riuscirà ad attenuare questa sua insaziabile nostalgia del passato ..di quello che è stato…per aprire gli occhi su quello che ancora si può e si potrà fare nel mondo del Teatro Furio Camillo. Noi ci crediamo e siamo piene di rigore entusiasmo e voglia di fare, nonostante la fatica e le critiche non sempre ritenute costruttive. Il teatro Furio Camillo non arresterà la sua corsa verso le emozioni più profonde che sarà disposto a regalarci. .Dietro alla nuova gestione si nascondono forza entusiasmo rigore e voglia di far rivivere una Parte della Roma teatrale in quello che è stato e continuerà ad essere non solo un luogo di memoria, ma un’opportunità ancora viva e attuale per chi sogna di esprimere la sua arte, il suo talento, la sua vita su un palco.
Il teatro Furio Camillo si riserva importanti sfide da affrontare a dispetto dei soliti luoghi comuni defatiganti e deludenti, in un ottica completamente aperta a promuovere e sensibilizzare una mentalità giovane, intraprendente, che ha come obbiettivo la comunicazione, la partecipazione e la condivisone delle energie insite in ognuno di noi.
copio dall’ultimo mio commento alla discussione su questo pezzo che è esplosa su facebook, perché mi pare importante che un po’ di notizie, riflessioni, dibattito, compaiano anche qui, non solo su facebook….
“vorrei precisare, anche se non sono fatti miei, che la rescissione da parte della compagnia indicata nella vostra risposta è più causa vostra, come si evince dalla lettura degli stessi commenti a questo post, che dell’articolo di nebbia: l’avete richiesto voi a Franceschelli di passare in teatro lunedì per annullare il contratto. Comunque, premesso che nella situazione sia pure eccezionale del teatro caverna, a quanto se ne sente, i motivi di scontento dell compagnia non erano solo la mancanza di pubblico, che in una città come questa, questa sì erosa, sono problemi che ci possono essere, ma anche altro, direi a voi che pur con tutta la buona volontà che voglio continuare a pensare vi animi, non potete avere l’ingenuità di pensare che le colpe dei padri possano non trasformarsi in problemi e disagi nelle attività dei figli. Quello che Nebbia ha scritto quest’anno avrebbe potuto scriverlo benissimo durante uno degli ultimi anni della vecchia gestione. Perché un processo d’erosione non è una sua opinione personale, quantomeno è un’opinione sotterranea parecchio diffusa. Non dico sia la mia (anche se direi che lo è, purtroppo) ma senz’altro sono pensieri che ho sentito esprimere da molti. Quindi, per quanto “ingiusto” possa essere, è naturale che entrando in sala per la prima volta da quando c’è la c.d. “nuova gestione” e ritrovando una situazione del peggiore sconforto, il Sig. Nebbia abbia pensato quel che ha pensato e scritto. Che poi l’abbia scritto quest’anno, a un mese dall’inizio della programmazione, mi pare forse un peccato. Avrebbe forse potuto dire le stesse cose, che so, l’aprile scorso per Transiti. Sarei stato più contento. Quello che dice Dario Aggioli nell’ultimo commento è giustissimo, ma certo apre un’altra questione drammatica di questa città, perché gli spazi che non si gestiscono la sala con la risorsa comoda dell’affitto o del minimo garantito per il teatro (un abominio, secondo me) si contano sulle dita di una mano. Lo so benissimo che anche i teatri hanno problemi economici, spesso, affitti alti per le mura, spese, assenza di finanziamenti eccetera, e che alcuni degli spazi che negli anni hanno praticato condizioni un po’ più umane (il solito Rialto, poniamo, che negli ultimi tempi a volte riusciva a dare addirittura lui qualche minimo garantito alle compagnie, come usa nel resto del paese quando i teatri non riescono a pagare un cachet alle compagnie, buone pratiche che a Roma pare non si sappia nemmeno che altrove vengon praticate) erano spazi fuorilegge o in concessione, che non pagavano affitti, che non pagavano siae eccetera, ma è appunto abominevole che il rischio d’impresa (piccola impresa, per carità) in questa città cada solo sulle compagnie, come se far lo spettacolo a roma valesse la pena della bancarotta totale per una compagnia di Bergamo. Come se non fossero dei lavoratori anche loro, ma una compagnia amatoriale che fa lo spettacolino per farsi vedere dagli amici. Come se non dovessero tentar di pagar l’affitto anche loro…
Gentili Claudia e Benedetta,
regola del giornalismo è il diritto di replica, nessuno potrà negarvelo mai. Così, non appena mi sono trovato il vostro commento, non ho esitato ad “approvarlo” (tecnicamente, in realtà disapprovavo molte delle istanze proposte, ma avrei lasciato in silenzio il vostro sacrosanto diritto). Ma che grande sorpresa però nel trovare un’incongruenza che m’ha fatto riflettere, così che l’amore per la verità dei fatti palesi e lampanti, consigliere inoltre dell’articolo a voi dedicato, mi ha spinto a intervenire nuovamente.
Già, perché non risulta veritiero quel commento se privato della sua parte più importante, quella giunta nell’indirizzo email di redazione e che recava firma del vostro Ufficio Legale. Riporto virgolettato:
– “IL Teatro Furio Camillo chiede che la presente venga pubblicata nei vostri spazi, per diritto di replica sulla recensione di Simone Nebbia, che si ritiene parziale e offensiva e diffamatoria nei confronti del teatro, che anticipa si riserva di prendere gli opportuni provvedimenti in merito.
Distinti Saluti.
Dott.ssa M***** P*********
TFC | TEATRO FURIO CAMILLO
Ufficio Legale” –
Ora, rispondere nel merito è fin troppo semplice ad avere un po’ di coscienza non tanto del mestiere che svolge un critico ma della semplice essenza dell’osservatore, spettatore, pubblico: il mio articolo rintraccia una situazione lampante, la chiarezza della situazione lasciava poco spazio alla fantasia e non sono tenuto ad aver presenziato ognuno dei vostri eventi. Ciò che si vede, si scrive. Presumibilmente con attenzione alla grammatica. Non mi interessava neanche l’assenza di pubblico, io stesso ho visto spettacoli con ancora meno spettatori, ma ho visto che la sera della prima di una compagnia come Teatro Caverna che ha affrontato molti chilometri per essere lì (e che per altri motivi ha dovuto usare le forze dell’ordine per uscire dal teatro qualche giorno prima di terminare le repliche), nessuna delle due mie interlocutrici era presente per garantire una condivisione di quello spazio, per appoggiare anche la sconfitta del poco pubblico, non dico tanto, ma almeno per vedere lo spettacolo proposto nella propria stagione. Ritengo questo atteggiamento inammissibile e scevro di qualsiasi eleganza, inadatto al ruolo sociale che si è scelto di perseguire. Un teatro non è un albergo. Ne può avere uno di fianco, ma non sarà mai la stessa cosa.
Ma non è nemmeno questo il punto, o meglio lo sarebbe, se fosse rimasto un commento isolato e pur giusto di una rettifica. Qui invece mi giunge una lettera dall’ufficio legale per presunte offese diffamanti. Che onore! Mi sono detto…vi riservate “di prendere gli opportuni provvedimenti in merito” e sarei curioso di sapere con quale sferzante diritto riusciate a immaginare simile azione in merito ad un articolo come il mio, addirittura mite rispetto a quel che avete saputo comporre a posteriori e cui dovreste essere in debito di un’attenzione che non avete nemmeno la bontà di sfruttare. Mi dispiace, dal mio articolo si poteva fare molto, confrontarsi anche amaramente, sfogare come avete fatto le proprie repressioni culturali sui social network (lì sì, in alcuni casi, ho letto frasi davvero diffamanti) ma mandare lettere di avvocati è davvero spiacevole.
Però, vi assicuro, anche molto divertente riceverne una di simile entità.
Quando Manzoni immaginò l’Azzeccagarbugli dei Promessi Sposi non riuscì ad avere tanta fantasia…
Saluti
Simone Nebbia
vorrei fare la cronaca di quello che è successo su fb (qui non lo fa nessuno lo fo io!):
il teatro furio camillo (o meglio la nuova gestione) nelle persone di Benedetta Pontellini e Claudia Gatti hanno criticato la critica e visto un commento alle parole di nebbia tra l’altro anche ironico di Fabio Massimo Franceschelli (“Questa descrizione di Simone mi mette i brividi… se penso che in primavera ci sarò pure io :(” ). Hanno risposto dicendo (non posso citare perché le suddette hanno poi cancellato i post firmati a nome del Furio) che lui come tutti quelli che la pensavano come lui, potevano andare a cancellare il contratto! Franceschelli lo ha fatto (da quello che so). Di Loreto chiedeva chi si celava dietro la nuova gestione e forse Claudia Gatti vaga dava risposte a vanvera (tipo “Claudio Di Loreto”). Claudia Gatti (forse) si lamentava del trattamento fattole da coloro che postavano, asserendo che ce l’avevano con lei perché giovane e con un seno prosperoso (tento di riassumere una cosa che non c’è più e che già all’epoca trovavo poco pertinente). Timpano è intervenuto in maniera goffa e divertente come al solito, cercando di appianare le cose prima e poi subito dopo invocando la distruzione per sua mano del Furio o soprattutto di chi ci stava dentro! Di Loreto continuava a non capire chi fosse la mano che scriveva [forse era interessato al seno prosperoso? 😉 ]. Poi l’arrivo della risposta delle due suddette e il conseguente ringraziamento del Di Loreto.
Teatro Furio camillo chiedeva una riflessione sulla loro fatica per risanare un posto storico.
Poi il mio primo inserimento che metto virgolettato: “scusate, io direi che non può essere chiamata Direzione Artistica, una direzione che chiede i soldi per fare spettacolo da loro. La chiamerei direzione economica. E scredita chi paga gli artisti, è opposto al movimento artistico (che può avere tutti i difetti che fanno parte della vita e del caso) con capofila il Valle, che difendono i lavoratori, gli artisti. Se SANARE LA SITUAZIONE DEL FURIO vuol dire farlo a spese degli artisti e non FATICARE per portare gente a teatro, spero e mi auguro sia un’operazione fallimentare!!! ”
Timpano oltre a prendere le difese di Franceschelli sulla rescissione del contratto, fa un’esame molto approfondito della situazione del Furio negli ultimi anni. Poi dice che il mio intervento apre anche altre disussioni, dandomi ragione…
Stasi sottolinea la pubblicità negativa che si fa il Furio.
La Guercio posta video.
io
” Il processo di erosione non è un’opinione ma un fatto! È assurda una presa di posizione da parte di un teatro e di una gestione che è all’inizio. Una risposta ricca di presunzione (oltre che di errori grammaticali, di cui io sono un esperto) e senza alcuna la modestia e soprattutto priva dell’attenzione verso la realtà del teatro indipendente romano.”
“Vorrei precisare che non ho nulla contro gli “affittacamere” che gestiscono i teatri, se ammettono di essere tali!”
Claudia Gatti afferma che loro sostengono i giovani e fanno pagare chi se lo può permettere e lo fa come secondo lavoro! Invitandoci tutti ad un incontro…
chiede il perché dovrebbe chiamarsi affittacamere, se offre il suo spazio a pagamento (e penso si sia risposta da sola).
Andreoli (il Grande Andreoli) fa notare errori…
Benedetta Pontellini fa una serie di interventi pieni di prese in giro, dove il succo è. Ma a voi chi ve conosce, non sapete chi sono io, la rivista Teatro e Critica non vale nulla (e perciò non sa veramente chi è questa rivista e chi ci scrive!!! io personalmente aggiungo ora “poveretta”)
Io metto una serie di interventi tra cui “2- affittacamere perché NON è un teatro o una direzione artistica uno che affitta i propri spazi e tra l’altro dichiara che se lo possono permettere perché fanno un secondo lavoro vari artisti come OlivieriRavelli Teatro, Pamela Sabatini (a cui avete chiesto i soldi), Teatro di legno.”
“3- vi sembra limpido che apriate la stagione chiedendo progetti con un evento fb, senza specificare che poi gli avreste chiesto l’affitto?”
“4- sembra onesto chiedere l’affitto chiamandolo “minimo garantito?”
“5- avete levato le vostre affermazioni come Teatro Furio camillo, perché avevate paura che la proposta di cancellare i contratti (accettata da Fabio Massimo Franceschelli) fosse accolta da altri?”
Teatro e critica chiede di eliminare le volgarità!
Bendetta dice che non c’è la risposta legale sul sito (pubblicata qui sopra)
Teatro e critica fa notare che è appunto qui sopra, dove l’hanno messa loro stessi come commento!
Io faccio notare che solo lei non se ne era accorta e mi chiedo dove sono finiti Andrea e Gianluca (poveretti e poveretto il Furio)
Benedetta si lamenta delle minacce di Timpano (lui le minacce e io no le volgarità?), poi tenta di offendermi e dice che il teatro è un’azienda e che ha avuto tante proposte.
Massimo Pescio ribadisce che il problema è più grande e non è riferito solo al furio, ma il loro atteggiamento non gli garba.
Di Loreto dice basta tanto se so’affossate da sole
Io faccio notare che prendendosela con Timpano dimostrano di non conoscerlo e conoscerci.
Bnedetta dice che Fabio Massimo non ha stracciato nulla (peggio per lui io aggiungo).
Io faccio sottolineare che le proposte arrivate erano arrivate con un altro spirito: “proposte che molte sono state rifiutate dagli stessi artisti, perché nella vostra ricerca NON AVEVATE MESSO IL VOSTRO PREZZO!!!!”
“Io non prendo fondi pubblici in due spazi e in uno gli artisti prendono il 100% dato dal pubblico e in un altro il 70% con un MINIMO GARANTITO PER LORO!!! INCOMPETENTI”
“IL TEATRO è UN ‘AZIENDA e si PRENDE IL RISCHIO SULLE SPALLE, non sulle spalle degli artisti! INCOMPETENTI E DUE”
Benedetta risponde a pescio e dice che lei fa l’imprenditrice! e che faticano mettendo mattone su mattone per garantire nuove possibilità
e io rispondo
“IMPRENDITORIALE NON VUOL DIRE DA SQUALO! Non sulle spalle degli artisti!” “FATICANO GLI ARTISTI NON I GESTORI! i mattoni nun so’ vostri!”
per avere tutta la discussione e i commenti
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=270434419665676&id=100001007591349&ref=notif¬if_t=share_reply
c’è un po’ di preponderanza dei tuoi commenti rispetto ad altri (quello di Piesco, ad esempio, che mi pareva interessante) e l’omissione del discorso sul Franceschelli se abbia o non abbia annullato il contratto… cosa che vorrei capire, visto che la sua stessa compagnia mi pare in prima linea nella discussione FB, ma sostanzialmente la dinamica della discussione è stata questa… Brr.
Dario, hai in mano un canovaccio per un nuovo spettacolo! La tua cronaca di quanto discorso su fb rigurdo la vicenda di cui sopra (che mi sembra anche inutile commentare, visto che il tutto parla da sè) nel passare da da discorso diretto ad indiretto i diversi passaggi della diatriba svela il la sostanza del dispositivo “commento a commento…di post su fb”. Trovo lo strumento retorico utilizzato dal soprascritto Dario molto interessante.
Sottoscrivo
Chiara
Ah Danie’ che me fai la recensione al commento?
Mo te vengo a mette sotto con la macchina!
😉
Comunque Franceschelli non vuole essere nominato, diciamo che vedremo se staranno in stagione o meno…
qui la discussione non si è spostata, ma si parla di un incontro tra noi e il nuovo Furio, accompagnato da una preghiera da parte di Benedetta di non fare del Furio Camillo un capro espiatorio…
beh io ho risposto così (DANIE’ il commento è mio e preferisco mettere ciò che penso io, che è sicuramente quello che ho più chiaro!):
Nessuno vuol far diventare il Furio un capro espiatorio.
1- perché non è l’unico che fa una politica del genere, ma come boicotto quegli spazi, perché non dovrei farlo con il Furio?
2- perché da chi inizia ci si aspetta un cambiamento e non la solita solfa! (DI NUOVO NON C’è NULLA E LO RIBADISCO!)
3- iniziare così in un contesto storico che ha un maggiore riguardo nei confronti degli artisti (vedi la realtà Teatro Valle Occupato e la nascita del Progetto Cresco su tutti) è un’aggravante!!!
rileggendo capisco che da grande dovevo fare il talebano non il regista!
Per la cronaca,
io mi sento abbastanza diffamato dal nuovo Furio, per il fatto di aver detto pubblicamente che molti (80 persone che vi hanno partecipato) pensano che io sia un truffatore con il BANDO INGIUSTO.
Ho contattato tutti i partecipanti che in 2 anni sono 36 (perciò di molto sotto i loro presunti 80 contatti) per capire se c’è qualche scontento e in poche ore sto già ricevendo attestati di stima…
Ora le 80 persone nei loro ultimi commenti sono diventate un nominativo solo (che ce sta, ma con cui mi piacerebbe confrontarmi)…
i due giorni di telefonate saranno diventati 2 minuti di insulti?
Devo chiedere all’avvocato se ci sono gli estremi per una diffamazione? (metti che qualche soldino rientra per il ricorso al Tar che abbiamo fatto, mica ce fa schifo! 😉 )
Sarebbe però più interessante però caro Dario utilizzare questi spazi per discussioni critiche argomentando problemi comuni e non come appendice di discorsi iniziati da altre parti. Ben vengano gli ottimi riassunti che hai fatto dei commenti di Facebook però usare questi spazi per propri dissapori privati non so mi sembra poco interessante. Poi certo anche io confermo di non aver sentito mai voci o problemi legati al Bando ingiusto della Riunione di Condominio.
a.
il problema è generale non particolare:
qui si tende a screditare qualcuno in una discussione pubblica che hanno letto in tantissimi, in tutta Italia.
Si tende a far questo per portare tutti su un livello basso etico: se io faccio schifo e lo fai anche te, allora siamo tutti puliti (una prassi simile a molte usate dal berlusconismo).
Io non ci sto! Non personalmente, perché anche se fosse capitato a qualcun altro, lo avrei difeso…
Inoltre per la cronaca, molti, me compreso, si sono domandati, come una gestione così poco in linea con la visione etica del teatro, sia conciliabile con il Progetto Cresco di cui fa parte il Furio Camillo.
Infatti non è conciliabile. C.Re.S.Co, di cui sono coordinatrice nazionale, si è occupato fra le varie cose di redigere un documento deontologico, chiamato “verso un’assunzione di responsabilità dei programmatori verso le compagnie ospiti”. Il documento, sul quale abbiamo lavorato per 2 anni, è sottoscritto da tutti i membri Cresco. Socio fondatore di Cresco è Andrea Felici, che conosciamo come un professionista stimato e corretto e che ha aderito a Cresco con il Teatro Furio Camillo di cui era direttore artistico (per chi non lo sapesse a Cresco si può aderire sia come operatori singoli, sia come strutture, Andrea lo ha fatto aderendo come struttura). Informata di quello che è successo al Teatro Furio Camillo ho provveduto a telefonare al Teatro Caverna per avere ulteriori informazioni, quindi a informare il presidente Luca Ricci il quale ha inviato una mail ad Andrea Felici per avere chiarimenti in merito. Sappiamo che ci sono stati dei cambiamenti nella direzione e gestione del Furio Camillo, mi sembra ovvio che la nuova gestione del Teatro non ottempera al nostro codice. Il 23 novembre si terrà a Roma un incontro di direttivo Cresco durante il quale dirimeremo la questione e decideremo come procedere.
ma l’ho letta solo oggi… molto in ritardo ma …BRAVO Simone complimenti!!!