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Secondo giorno a B.Motion 2011 e prima immersione: chi ha paura di bagnarsi?

L'Italia è il paese che amo - foto di Adriano Boscato

Abbiamo passato il primo giorno bassanese a immaginare, ascoltare, quasi voler misurare lo scorrere dell’acqua di qua e di là dal ponte, sul confine di due sponde che il Brenta tiene separate per soltanto non far credere agli uomini di poter tutto loro: puoi fare un ponte, mica unire le terre. Ma quel primo giorno a B.Motion 2011 era solo per prendere tempo, sapevamo già che poche ore dopo, in quel fiume, ci saremmo immersi tutti. E allora che immersione sia, nell’acqua e nel programma di questo festival che entra nel vivo, così da capire quanto di noi resterà asciutto, quanto si bagnerà a soltanto immaginare l’acqua, il teatro, sfiorarci la pelle.

Oggi si comincia presto, dalla sala viola che dà su via Angarano, poco fuori da Palazzo Bonaguro. Ché poi una sala viola per accogliere giovani teatranti è già una dichiarazione rivoluzionaria, così prende forma già nei pensieri questo incontro con la prima parte delle giovani compagnie selezionate in Generazione Scenario 2011, fresche fresche di investitura e che sono qui per una tappa ulteriore della loro nuova vita artistica. La dico nuova perché davvero si cambia, prima e dopo Scenario, e ne prende influenza anche lo spettacolo che si tenta di costruire: il giovane ignoto che prepara nel suo piccolo mondo un progetto, non sarà mai lo stesso che passa selezioni di pubblico attento e operatori; ecco che allora salta fuori il problema di tradurre questo cambiamento nel lavoro che, da studio, si fa compiuto. Davvero è diventata questa la nuova sfida di chi fa teatro oggi: trovare il senso originario proprio quando all’origine non si è più.

All’inizio, le sedie lungo la parete, ma ci vuole poco a guardarci tutti in faccia e mescolarci in una disposizione più consona all’informalità con cui abbiamo pensato di conoscerli. Perché di questo si tratta, conoscere: queste giovani compagnie (per il primo giorno Inquanto Teatro e Respirale Teatro) sono giudicate da mesi, stanno affrontando un percorso complesso che li segnerà come artisti ed esseri umani, ma l’interesse primario ci è parso, ad oggi, quello di poterci guardare negli occhi e dirci il nostro nome, le nostre esperienze: i critici trentenni Simone, Giulia, Roberta, che mescolano nelle presentazioni i nomi di questa stessa generazione. Siamo gli stessi, è bene ricordarlo, di qua e di là dall’acqua.

È ancora presto per capire il peso specifico di quell’acqua di fiume, ma nell’attesa i loro ventiminuti – categoria teatrale da chiamarci ormai un festival (e perché no?) – sono parsi vivi pur nella confusione scenica e ideale in cui ancora si vedono molte asperità da limare, in loro come nel forse più compiuto ed elegante Pas d’hospitalité di Dolores/Graziosi (che a Scenario ha solo partecipato). Di certo entrambi con un’idea magari ancora minuta ma chiara, anche esulando dai risultati artistici fin qui raggiunti, cosa che invece non mi sembra accadere per l’ultimo lavoro in scena, al debutto nazionale: Yogurth di Ailuros è uno spettacolo in cui quella confusione raggiunge il livello di guardia e in cui il gesto sembra essere non più che, appunto, gesto sequenziale, senza suggerire azione drammaturgica. Lo yogurt è qui simbolo di un benessere estetico che la compagnia pare contrastare, ma non emerge forza d’impatto necessaria a metterlo in discussione.

Insomma l’acqua qui continua a correre, e noi in mezzo. Quel che un direttore decide di gettare nel letto di fiume è quanto prova a bagnare noi. Carlo Mangolini ha assunto molti rischi, in quest’epoca difficile in cui una programmazione blindata non avrebbe senso, ha selezionato non solo i progetti vincitori di Scenario ma anche gli esclusi che l’avevano stimolato, così da garantire un’opportunità che di questi tempi è davvero d’oro. Poi si può essere contenti di ciò che bagna o esserlo meno, ma chi concede spazi di maturazione e confronto di bagnarsi non ha paura. Quanto all’acqua, beh, poi ci si asciuga.

Simone Nebbia

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Questo contenuto è parte del progetto Situazione Critica
in collaborazione con Il Tamburo di Kattrin

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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