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L’arte è ancora risorsa della cronaca civile: Schiavi in mano di Emme’A Teatro

Entro i termini della cronaca spettacolo si sta giocando la grande sfida dell’informazione nell’epoca contemporanea: i mezzi di comunicazione di massa hanno spinto il concetto a caratterizzare la spettacolarizzazione dell’evento in forma mediaticamente accattivante e quindi vendibile con minore sforzo (troppo spesso a scapito della veridicità e della morale). La resistenza è affidata invece a una forma d’arte come il teatro, che questa sfida la accetta e tenta di creare una forma ibrida capace di salvare l’intera accezione: la cronaca dei fatti svolti o in corso di svolgimento, la forma spettacolare che ne traduce una malleabilità di uso e una profondità di visione critica. Tra i grandi esempi evidenti nella sfera del teatro civile così urgente in questi anni, un’ottima prova è anche quella di un appassionato Fabio Monti di Emme’A Teatro, ideatore con Norma Angelini di Schiavi in mano – hai per caso visto il mio lavoro?, presentato a pochi giorni di distanza al Kilowatt Festival 2011 di Sansepolcro e a Collinarea 2011 di Lari.

La necessità di questo spettacolo è già intimamente connaturata alla sua materia: Monti/Angelini, da poco trasferiti ad Arezzo, hanno incontrato il rapporto tra la città e la cronaca nazionale nella vicenda in cui sono caduti i lavoratori dell’Ex-Eutelia. Questo colosso delle comunicazioni con sede e base operativa proprio ad Arezzo, che curava tra l’altro le famose intercettazioni in uso alla politica giudiziaria, è stato coinvolto in un’inchiesta su un dannoso piano licenziamenti che ha affamato più di mille impiegati, il tutto mentre il presidente Samuele Landi se ne sta “esule” nella prigione dorata di Dubai, non prima però di aver sgomberato con i vigilantes vestiti da finti poliziotti l’occupazione dei lavoratori. La forza di questo lavoro nasce dunque dalla necessità di far luce su un caso non ancora concluso, in continua evoluzione e, anzi, di questi tempi ancora in attesa di esplodere del tutto. Monti/Angelini ne compongono uno spettacolo in corso d’opera (come il Celestini del call-center Atesia in Appunti per un film sulla lotta di classe), così come la materia vive di continui rivolgimenti che mutano la direzione del fatto, proprio per questo non più così appellabile. Se il participio passato fatto intende un’azione quindi già svolta, qui la vicenda ci appare prima di essere storia, ancora da compiersi e quindi prima ancora di essere analizzata. La sfida di Emme’A è proprio quella di intercettare l’azione e compiere su di essa un’opera di affiancamento, opera intellettuale in grado di collaborare alla comprensione.

Tentando di far comprendere comprenda l’interconnessione fra questa storia e quella propria individuale, Monti entra dalla platea, parla alla gente e procede per caratterizzazioni (per lo più dialettali) che riescono a resistere al macchiettismo per la capacità mimetica dell’attore, in grado di scivolare nei personaggi senza permetter loro di segnare il confine tra i tempi vuoti dei passaggi, pericolosi quando si fanno certe scelte interpretative, determinando così quella continuità drammaturgica che si avvale anche dell’intelligente uso del video, capace di completare sullo schermo con vitalità quel che accade in scena.

La riflessione di Monti coinvolge anche una professione, quella d’artista che non ha dignità di lavoratore specialmente in questi tempi che riducono la cultura a mero divertissement, proprio però mentre sta compiendo quell’opera che alla cultura è richiesta: intercettare una materia urgente e restituirne la verità di fronte alla percezione. In tutto ciò ha un certo valore una qualità che spunta come inattesa: Monti riesce sorprendentemente a tenere a bada la carica spesso retorica dell’orazione civile, soltanto però cedendo al rischio di una costruzione a volte caotica, ancora da registrare.

Un ottimo lavoro dunque, quello di Emme’A Teatro, capace di svolgere anche quella funzione informativa usando l’umanità necessaria a comprenderla e non subendola, come invece accade per un abuso di spettacolarizzazione mediatica. Un tocco poetico, infine, vela l’amarezza e lascia trasparire una speranza ancora vivibile: lavoratore e disoccupato come due facce dello stesso uomo, in quest’epoca, due volti – come Ulisse e Diomede nel canto dantesco – della stessa fiamma. Ma arde ancora.

Simone Nebbia

Visto
Il 26 luglio 2011
Kilowatt Festival 2011 [leggi articoli e recensioni per Kilowatt Festival 2011] il 29 luglio 2011
Collinarea Festival [leggi articoli e recensioni per Collinarea]

Emme’A Teatro
Schiavi in mano!
Hai per caso visto il mio lavoro?
di Fabio Monti e Norma Angelini
con Fabio Monti
video Norma Angelini
coproduzione Kilowatt Festival in collaborazione con Regione Toscana-Progetto Filigrane, Centro Il Funaro

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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