«Andiamo a vedere le luci della centrale elettrica». Sembrava scritto apposta per il festival Drodesera, qualche anno fa, questo verso strillato dal giovane Vasco Brondi nel suo disco d’esordio Canzoni per Spiaggia Deturpata. La centrale idroelettrica di Dro (piccolo paesino vicino Trento), scenario di uno dei festival di punta nel panorama teatrale contemporaneo, sembrava aver assorbito, come meraviglioso presagio, estetiche degli “anni zero”, poetiche della sopravvivenza e quel fare “tragico”, caratteristica del verseggiare del cantautore ferrarese. Ambientazioni postindustriali ma con venature gotiche e fiabesche, leggerezze baustelliane (per continuare sull’onda del paragone musicale) capaci di unire una sfrontatezza cool e fascinosamente hipster con la più radicale ricerca artistica: questo il carattere di un festival, che, esattamente un anno fa, festeggiava il suo trentesimo compleanno indagando le incertezze e le paure di una generazione (quella dei trentenni, appunto).
Per la sua trentunesima edizione (dal 22 al 30 luglio 2011) Drodesera continua a seguire questa linea di indagine artistica e rende esplicita la propria vicinanza estetica a Le Luci della centrale elettrica (nome del progetto di Brondi). Caracatastrofe, il titolo di Drodesera 2011, è infatti il nome del singolo con cui il cantautore ha lanciato il suo secondo album dal titolo Per ora noi la chiameremo felicità. Proprio come nel disco i brani si inseguono in un verseggiare rizomatico, oscillante tra stereotipi, echi di un passato rivoluzionario, e metafore postmoderne per nuove “Smemorande della catastrofe”, così Drodesera 2011 costruisce la propria programmazione. La catastrofe, naturale e sociale, è (come si legge nel comunicato stampa) «la nostra identità attuale, quella del cambiamento lento e in crescita o repentino che sia, quella della svolta, dell’azzerare per poi ripartire, ricostruire», è «un’apocalisse continua, un’eterna adolescenza e insieme un nuovo possibile sistema di segni per leggere il reale».
In questo “nuovo sistema di segni” si muovono compagnie e artisti ospitati dal festival per presentare i propri lavori negli spazi della centrale Fies. Si parte con la tagliente ironia di Teatro Sotterraneo, in scena con il nuovo progetto/esperimento Homo Ridens (22 Luglio) attraverso il quale la compagnia intende trasformare il pubblico in cavia e indagare i meccanismi del ridere, per giungere ad una ricerca sul bisogno che spinge l’uomo a cercare continuamente la felicità condotta dalla compagnia Codice Ivan in Give me Money_Give me sex_What the hell is happines? (24 Luglio). Raccontano della gestualità, dei sentimenti, e dell’agire umano i nuovi spettacoli del gruppo Pathosformel in scena con Alcune primavere cadono d’inverno (27 Luglio) e An afternoon love (29 e 30 Luglio). Se il primo spettacolo, nato in collaborazione con il gruppo musicale Port-Royal, mette in scena «l’incanto di una realtà atmosferica che ruota intorno ad un corpo che ha abbandonato qualunque intenzione», An afternoon love esplora il rapporto tra un giocatore di basket e il suo pallone, tra l’uomo e l’oggetto, nel tentativo di far venire a galla quei misteriosi e complessi legami che uniscono gli uomini.
Misterioso e inquietante è il progetto Motel – Faccende personali di gruppo nanou, concluso con il nuovissimo terzo episodio Anticamera e presentato integralmente all’interno del festival il 29 Luglio, mentre estetiche della rivoluzione e reminiscenze delle azioni politiche del Living Theatre rivivono nel corpo di Silvia Calderoni, protagonista del recente ciclo dedicato ad Antigone della compagnia Motus presentato nelle sue quattro tappe dal 27 al 30 Luglio.
Accanto ai grandi nomi della scena teatrale italiana (tra i quali si annoverano anche Virgilio Sieni, Accademia degli Artefatti e Ricci/Forte), significative sono le presenze straniere: Ontroerend Goed esplora l’universo adolescenziale in Teenager Riot (22 Luglio), Groupe Entrorse, danzatore dell’acclamata compagnia Peeping Tom, presenta il suo Accidens (26 Luglio), mentre la coreografa danese Mette Ingvartsen con Evaporated Lanscape porta a Drodesera un suggestivo lavoro in “assenza di performer” ricreando sul palco l’evolversi dei fenomeni atmosferici (27 Luglio).
Infine, tra gli appuntamenti collaterali, meritano particolare attenzione l’interessante temporary gallery: My personal crime (indagine della catastrofe nelle arti visive) e i dj set e concerti gratuiti nel parco della centrale, cuore pulsante delle notti di Fies, nella cui colonna sonora saranno presenti anche le note del concerto di Port-Royal (28 Luglio).
«It’ll all get better someday (but someday is not a day of the week)», si legge alla fine del trailer di Drodesera 2011 (realizzato dalla compagnia Anagoor e visualizzabile sul sito www.centralefies.it). Tuffandoci nella nostra Caracatastrofe e attendendo il “giorno migliore”, per ora noi la chiameremo (semplicemente) felicità.
Matteo Antonaci