Un progetto di ampio respiro che punta sull’inclusione di persone disabili per la creazione e circuitazione di spettacoli dall’elevata qualità artistica. Nonostante il titolo esplicitamente e volutamente empatico, My Dream, l’idea della fondazione Crt e della Fondazione Teatro Piemonte può rappresentare anche il terminale e la formalizzazione a carattere nazionale di una serie di “teatri” e progetti realizzati e vissuti, nella maggior parte dei casi, come numerosi fermenti locali sparsi sul territorio. Che il teatro abbia la capacità o la presunzione (dipende dal punto di vista) di essere una forma di terapia è ormai assodato, ma che possa invece rappresentare una vera e propria attività artistico-lavorativa nella quale il disabile ha un proprio ruolo attivo nella composizione del linguaggio di scena non è sempre scontato e sarebbe invece auspicabile. Fare della creazione teatrale un mantenimento delle proprie economie anche per artisti normodotati già inseriti in circuiti e “mercati”; viene allora da chiedersi quanto possano essere amplificate le avversità per un artista impossibilitato anche nella mente o nel corpo. È qui la potenziale utopia di progetti come My dream, dove la portata giustifica pure il titolo, nella volontà di affermare una possibilità per il valore artistico, il riconoscimento poetico o la valenza semplicemente estetica.
Dall’incontro tra una fondazione privata (la Crt, Cassa di risparmio di Torino) e la Fondazione Teatro Piemonte (privata a partecipazione pubblica), proprio in questo periodo impegnata nel Festival Teatro a Corte (programma), nasce il premio che prende il nome proprio dall’omonimo spettacolo della compagnia CDPPAT ‐ China Disabled People’s Performing Art Troup. Quando nel 2009 la compagnia cinese venne a Torino portando lo spettacolo con cui aprì le olimpiadi di Pechino la volontà di lasciare un segno non solo simbolico fu tangibile nella rinuncia al cachet per dare la possibilità alla Fondazione Crt di sviluppare anche in Italia un’attività di inclusione artistica.
Sul bando leggiamo:
Fondazione CRT e CDPPAT intendono premiare coloro che, attraverso il linguaggio artistico‐culturale, propongano uno sguardo inedito sulla disabilità, permettendo il diffondersi di una nuova mentalità, attenta all’inclusione e alla partecipazione attiva di ogni individuo.
Se inoltre pensate che potranno essere premiati fino a tre progetti con 15.000 euro ognuno, potete ben comprendere la rilevanza del progetto messo in piedi dalle due fondazioni.
Ora, chi scrive ha solo un dubbio e riguarda i destinatari. Leggiamo nel bando:
Il premio è destinato ad artisti, gruppi e compagnie professioniste (compresi Teatri Stabili, Teatri Civici, enti di organizzazione di teatro e danza) che stiano sviluppando produzioni originali di teatro e/o danza alla cui realizzazione artistica e/o scenica partecipino persone con disabilità (fisica, sensoriale o cognitiva).
È vero che si parla di inclusione, è vero che gli stabili, come qualunque altro ente culturale in Italia, sono costantemente alle prese con difficoltà economiche e i tagli al Fus sempre in agguato, ma è pur vero che gli stabili questo lavoro dovrebbero svolgerlo autonomamente, senza altri aiuti esterni. Il dubbio rimane anche se, proseguendo nella lettura, troviamo :“La giuria valuterà la qualità artistica del progetto prestando particolare attenzione all’originalità della proposta e valutando altresì il curriculum del candidato. Sarà criterio preferenziale la continuità del progetto di inclusione artistica di persone con disabilità, laddove questo si inserisca in un programma pluriennale già intrapreso.
La scadenza per l’invio del materiale è fissata al 30 settembre 2011, la giuria (Roberto Castello, Claudia Cannella, Emanuele Masi, Beppe Navello, Cristina Valenti) selezionerà un massimo di 10 progetti, i finalisti porteranno a Torino nelle giornate del 5, 6 e 7 marzo 2012 uno studio di 20 minuti. Per la serata di premiazione bisognerà invece attendere una data compresa tra il 15 e il 31 maggio 2012.
Per i tre vincitori il premio non sarà solo l’importantissimo apporto di 15.000 euro, ma ci sarà anche la possibilità di essere inseriti nei calendari (tra il 1 giugno 2012 e il 1 giugno 2013) di importanti manifestazioni come il Festival Teatro a Corte e BolzanoDanza. L’auspicio è di non ritrovarsi in una finale formata solo da grandi compagnie o teatri stabili “diversamente allargati” appositamente per l’occasione.
Andrea Pocosgnich
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