Ci si chiede da tempo chissà mai perché l’opera di Bertolt Brecht stia tornando così tanto nei registi contemporanei, a voler cercare un valore comunitario per le infinità di produzioni, grandi o indipendenti, che ne cercano in scena i segni perduti. Ennesima domanda che giunge di fronte a questa regia di Claudio Longhi del testo straordinario La resistibile ascesa di Arturo Ui, allegoria neanche troppo velata che Brecht dedica, dall’esilio in Finlandia nel 1941 durante la seconda guerra mondiale, all’ascesa di Adolf Hitler verso il potere e il dominio tedesco. In epigrafe al libro omonimo di approfondimento, molto bello edito da Ponte Sisto, una considerazione di Marisa Fabbri per parole di Brecht è la prima risposta: “prima bisogna essere cittadini poi attori. Se l’attore non ha coscienza politica del suo tempo, il suo lavoro non vale nulla”, quali parole migliori per introdurre uno spettacolo di simile portata? Claudio Longhi ha capito il valore di Brecht risiedere nella carica morale, mai moralistica, ha compreso l’equilibrio fra gli estremi, la didascalia e il grottesco, rendendo tutto questo spettacolare, centrando cioè il risultato dell’equazione che il drammaturgo ha segnato sulle sue carte e che egli stesso chiamava “farsa tragica”.
Siamo a Chicago, e si legge Berlino. Così è chiara la scelta della forma musical per aggiungere peso all’allegoria, per affinare il grottesco. Lo stesso valga per gli elementi che Longhi e Luca Micheletti ottimo dramaturg scelgono in rappresentanza: i cavoli (denaro) di cui si parla fin dal principio e che sono sparsi per lo spazio scenico, sono giunti lì con le classiche casse bianche da trasporto ortofrutticolo, che sovrapposte e inondate di una certa luce diventano rapidamente grattacieli, ossia simboli di quel capitalismo del cui impero sono fondamento. Questo disegno, davvero vincente e di scarso intellettualismo, è il sintomo di quanto giustamente Brecht ci sia in questo lavoro. Sullo sfondo la crisi economica (che Chicago aveva ben conosciuto) e il pericolo della politica asservita al capitalismo, ma anche il senso della cospirazione e del tradimento con cui il potere alimenta sé stesso, attingendo alla grandezza di Shakespeare dal Riccardo III al monologo più famoso del Giulio Cesare, che ascoltiamo prima per bocca di Ui, poi in una registrazione d’adunata mentre l’attore si veste da Ui.
Arturo Ui è Umberto Orsini, ma si potrebbe anche dire il contrario e non guasterebbe, mentre attorno si muove un cast di lungo respiro in cui brillano le stelle di Lino Guanciale (Rohm), Giorgio Sangati (Goering) e ancora Micheletti, che rende il magnifico maleficio attorno alla figura di Goebbels e inarca il suo fisico flessuoso a impersonare la doppiezza. Musica e ritmo fanno il resto e l’emozione guadagna presto la scena, fin quando il finale, aggiuntivo rispetto a Brecht, rispetta Brecht e ne porta all’oggi tutta la carica espressiva, così da tornare alla domanda iniziale e rispondersi: Arturo Ui è un uomo che si è fatto da solo, ha trasposto il capitalismo nella politica con propositi di stabilità, ha frugato nei suoi mezzi imponendoli come i soli e di più facile attuazione, ora se questo Ui invece dei baffetti avesse un trapianto di capelli o una plastica facciale, stupirebbe poi molto? Ecco perché questo autore, perché con semplicità diretta sa dire a un’epoca, la nostra, le storture che i tempi portano dietro come il fiume i sassi, sempre le stesse in forme erose o raggruppate, ma riconoscibili, Brecht è l’arma non di alfabetizzazione ma di coinvolgimento che stimola gli alti d’ingegno a coltivarne altri. I cavoli sanno crescere in tutti gli orti, ma è l’intelligenza che li semina, li coglie e ne sa fare alta cucina.
Simone Nebbia
in scena fino al 29 aprile 2011
Teatro Argentina [vai al programma 2010/2011]
Roma
orari spettacolo
ore 21.00
giovedì e domenica ore 17.00
lunedì riposo
La resistibile ascesa di Arturo Ui
di Bertolt Brecht
regia Claudio Longhi
musiche originali Hans-Dieter Hosalla
traduzione Mario Carpitella
con Umberto Orsini
Nicola Bortolotti, Simone Francia, Olimpia Greco, Lino Guanciale, Diana Manea, Luca Micheletti, Michele Nani, Ivan
Olivieri, Giorgio Sangati, Antonio Tintis
Dramaturg Luca Micheletti
scene Csaba Antal
costumi Gianluca Sbicca
luci Paolo Pollo Rodighiero
Teatro di Roma, Emilia Romagna Teatro Fondazione
Calendario date in tournée:
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