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Se non ci sono altre domande.
La macchina scenica di Virzì e la noiosa vita dell’uomo qualunque

L’ambientazione messa in piedi da Paolo Virzì per questo suo debutto teatrale è la pancia del mostro mediatico per eccellenza: la televisione, per di più in una delle sue peggiori deformazioni, ovvero il talk-show con il caso umano. Tutto è creato a puntino per immergere attori e spettatori in quell’atmosfera tipica di alcuni programmi pomeridiani dove la sovraesposizione mediatica dello sventurato diventa pane per tutti.

Il Teatro Eliseo è (fino al 15 maggio) uno studio televisivo, qui viene trascinato il Michele Cozzolino interpretato da Silvio Orlando. Il palco del teatro diventa il luogo deputato all’autopsia della mediocre vita di un impiegato di medio livello. I presentatori/cerimonieri lo pungolano di domande, impediscono che scappi ed evitano (inizialmente) di rispondere all’interrogativo principale: “Perché Michele Cozzolino è qui”. Su questa domanda ruota gran parte del mondo creato attorno allo “show”: attori che dalla platea e dalla balconata interpretano giornalisti e opinionisti pronti a fustigare o acclamare le gesta dell’uomo qualunque, cartellette stampa distribuite a profusione dove la finzione dell’evento trova un prolungamento oltre la scena, cameraman pronti a ritrasmettere (guidati da una vera e propria regia televisiva) i volti dei protagonisti su grandi pannelli capaci al mutamento della luce di diventare opachi o trasparenti. Ma in questo delirio di macchina teatral-televisva il mistero è presto rivelato e si palesa con tale ingenuità da rendere inutile qualunque tentativo di tenerlo nascosto anche da parte di chi scrive.

Su tale interrogativo la produzione di Nuovo Teatro e Teatro Eliseo dà il meglio creando la propria esca, ma è un’ aspettativa che ha vita breve e dopo qualche decina di minuti perde per strada qualunque affascinante riverbero kafkiano per essere ricondotta verso i più rassicuranti binari di un ponderabile “altro mondo”. Purgatorio o tunnel verso la luce che sia, oppure semplice e laico effetto onirico, ognuno di questi casi chiude il mistero in una scatola di comprensione infiocchettata e pronta per la consegna. Così basta poco tempo per decifrare il gioco, capire che Michele Cozzolino è più di là che di qua e, se non è addirittura già morto, sta rivivendo la propria vita nel più classico dei flashback. Effetto audio-video del grafico cardiaco all’inizio, ripetizione dell’effetto alla fine dello spettacolo e via, le 2 ore e mezzo di show sono passate.

Vi giuro non è snobismo, ma in quei due giri e mezzo d’orologio c’è veramente poco altro. Cozzolino si scontra con i giornalisti che lo giudicano sulla propria condotta, c’è lo spettatore rompiscatole di turno, il critico intellettuale che trasmette in radio e poi qualche scampolo di teatro, certo ben recitato ma senza la capacità di colpire. Appaiono grazie alle mutazioni scenografiche la moglie di Cozzolino e l’amante, tanto per non farci mancare la solita crisi di coppia, il bullo delle scuole elementari tornato per chiedere un aiuto a Michele e farsi assumere nella sua società – aiuto che gli verrà negato per un’inconscia vendetta – e poi ancora amori impossibili, agognati, e per il destino sfuggiti. “Insomma la vita nel suo più sanguigno palpitare” come direbbe qualche rassicurante volto da Tg. Ed è proprio questa pretesa di creare l’eterno “romanzo” della vita che è al limite della noia, la pretesa di emozionarci a tutti i costi sorvolando decenni di vita di un uomo qualunque come farebbe un aviatore su una cittadina mai vista. E noi dal piccolo biposto ci accontentiamo di sorridere a quei brandelli di felicità e tristezza, senza pretendere mai una presa di posizione o un approfondimento. Così è per il sistema televisivo, usato da Virzì come contenitore di questa vita qualunque, “fustigato” con ironici buffetti senza mai diventare nocciolo del problema. Perché in definitiva se Michele Cozzolino vive un’esperienza, mentale o extracorporea che sia, all’interno di uno studio televisivo, sembra che l’autore voglia farci riflettere sulla potenza di un medium che ormai ha invaso le menti e rischia di varcare la soglia dell’oltre morte condizionando la geografia dei nostri purgatori, purtroppo anche questo tema è solo uno tra i tanti e anzi diventa secondario rispetto alla noiosa vita del Cozzolino di turno.

in scena dal 15 marzo al 15 maggio 2011
Teatro Eliseo [vai alla stagione 2010/2011] Roma

Vai all’articolo di presentazione dove troverai il cast completo, i video del backstage

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

2 COMMENTS

  1. Sono andata a vedere lo spettacolo incuriosita dalla recensione e dal prestigio di Silvio Orlando. Devo dire che sono uscita dal teatro con l’amaro in bocca. Uno spettacolo che non mi ha emozionato e che ho trovato lento, ridondante e banale. Peccato…

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