Di male in peggio. Dopo una convocazione fatta circolare via email tra giornalisti e operatori del settore teatrale laziale, le strutture vincitrici dei Bandi Pubblici finanziati dalla Regione Lazio – Assessorato alla Cultura, Arte e Sport, tramite la Legge regionale n. 32 (legge regionale 10 luglio 1978 n. 32 e successive modifiche) hanno indetto una conferenza stampa in piazza per rilevare il parziale blocco dei pagamenti che la Regione Lazio deve erogare per i progetti culturali già realizzati nel 2010 e l’incertezza sul 2011 rispetto al finanziamento biennale (Officine Culturali e Attività Ricorrenti), il bando della Provincia di Roma per l’annualità 2011 e il bando per iniziative culturali da svolgersi nei Municipi gestito dal Comune di Roma.
Questo per avere chiaro di che cosa stiamo parlando. Nonostante il tempo avverso (un vento da tagliare le orecchie e pioggerellina ad aghi degna del peggior inverno londinese), circa una trentina di persone era presente stamattina (2 marzo 2011) per dare man forte alla causa. “Cultura Bene Comune” è stato lo slogan di questa mini-mobilitazione contro una situazione che apparentemente continua a peggiorare. Incertezza e precarietà sono le parole chiave di un ambiente, quello delle realtà produttive del Lazio, che va inaridendosi sotto i violenti colpi dei tagli al bilancio.
In questo lungo momento di crisi in ogni settore ci si riempie la bocca di parole come “ritardo nei pagamenti”, “poca trasparenza da parte delle istituzioni” etc.
Stamattina in piazza Oderico da Pordenone, di fronte al palazzo della Regione Lazio, sono intervenuti, megafono alla mano, Roberta Nicolai (Triangolo Scaleno Teatro), Alessandra Ferraro (Margine Operativo), Gianluca Riggi (Teatro Furio Camillo), ma anche Giulia Rodano e Luigi Nieri, consiglieri regionali e Gianluca Peciola, consigliere provinciale, per restituire un po’ di verità alle parole diramate dai piani alti.
Peciola ha sottolineato che anche nella giunta precedente, prima dell’arrivo di Renata Polverini, c’erano state difficoltà. Ma “c’era trasparenza – ha aggiunto – è stato fatto il possibile guardando a quelle realtà territoriali e di lavoro più deboli. Stavolta si parla di un blocco generalizzato, rischiando di mandare in tilt l’intera regione”.
Per dare un po’ di numeri, stiamo parlando della messa in pericolo di 8 Attività Ricorrenti, per circa 1 milione 450 mila euro di tagli, scempio contro il quale, ha sottolineato Rodano, occorre “un atto di coscienza civile”, che porti ad agire sì come “lavoratori dello spettacolo, ma ancora prima come cittadini”. Se sono 162 le strutture sostenute (almeno sulla carta) dalla Regione, quello che la piccola delegazione, ricevuta dall’assessore alla Cultura Fabiana Santini, ha spinto per chiedere, è sì uno sblocco delle risorse promesse, ma ancor di più delle risposte chiare sulla prospettiva dei prossimi anni. “Il problema principale – è stato specificato in conferenza stampa – è quello dell’incognita. E non sono solo le aspettative delle realtà produttive a non trovare risposta, ma anche quelle dell’utenza”. Insomma, non si sa che cosa si possa assicurare alle persone – molte, a quanto sembra – che quella cultura la stanno davvero chiedendo, soprattutto nei centri della regione con un substrato culturale meno scontato rispetto a quello romano.
Ancora a proposito della trasparenza, resta il fatto che “la situazione di cassa – che per legge deve essere nota, ndr – non giustifica più – aggiunge Rodano – il blocco totale”. Quello che davvero serve in termini progettuali per l’assegnazione dei contributi è aggiungere alla sacra regola dell’ordine di tempo anche un criterio di buon senso che tenga conto maggiormente di quelle realtà svantaggiate, meno collegate, che hanno più bisogno di fare rete. I fondi servono anche a questo.
E per regolarizzare questa disastrosa tendenza bisognerebbe, secondo quando ascoltato in conferenza, “tentare una via legislativa” che comprenda davvero le realtà territoriali, andando alla ricerca di un tessuto vivo fino a raggiungere “le zone più difficili della regione e della comunità, contro una politica solo di eventi”. Anche perché gli operatori, soprattutto le Officine culturali, sono realtà che producono posti di lavoro. E nel frattempo, suggerisce il direttore del Teatro Argot Studio di Roma Tiziano Panici, “4 milioni, forse fino a 5 e mezzo vengono destinati alla Fondazione Zeffirelli, prendendoli chissà da dove, si dice dal Fondo Sociale Europeo e dalle casse destinate alla formazione”.
Il risultato dell’incontro di oggi? Come si legge nel comunicato stampa “l’Assessore ha garantito che entro la fine di marzo saranno effettuati i pagamenti, non ancora erogati, relativi ai saldi 2009 e agli anticipi 2010 delle Officine e delle Attività Ricorrenti. Ha preso l’impegno di verificare la situazione relativa al bando per attività culturali svolte nei Municipi di Roma. Ha inoltre garantito che nei prossimi giorni verranno definite le convenzioni 2011 per i progetti biennali (Officine e Attività Ricorrenti) per i quali ha indicato un taglio dei contributi tra il 13% e il 15%, e per la ristrutturazione dei teatri. L’Assessore ha annunciato la volontà di redigere la legge regionale sullo spettacolo dal vivo entro l’estate 2011 e di intraprendere un percorso di audizioni per la costruzione della stessa. Su richiesta della delegazione l’Assessore si è resa disponibile a continuare un percorso di dialogo e di confronto sulla programmazione culturale nella Regione Lazio”.
Sì, il punto è proprio qui: in una situazione globale disastrosa per la cultura e l’istruzione, c’è un solo modo per assicurarsi che gli impegni assunti dalle istituzioni siano portati a termine e i fondi di cui si ha diritto spesi bene. Che a monitorare la situazione in tempo reale e a determinarne le direzioni siano le strutture stesse, le uniche realtà davvero legate ai processi produttivi dei territori. Allora davvero ci sarebbe bisogno di quella famosa Legge quadro per il teatro, per impedire un taglio come il più recente, di un ulteriore 25%, ad oggi nemmeno certificato.
Michelle Martini
ma i cari vecchi mecenati? o il più moderno fundraising (che poi è la stessa cosa in grande) non saranno l’unica via di scampo?…
solo che anche in quel caso ci sarebbe visogno di leggi (e di una cultura civile soprattutto) che ne favorisca l’innesto e lo sviluppo. Usa docet=)