L’irresistibile seduzione del vampiro:
Silvio Castiglioni ed Emanuela Villagrossi
in un doppio monologo sulle tracce del signore della notte,
da Polidori alla Cvetaeva
con la drammaturgia di Andrea Nanni e la regia di Giovanni Guerrieri
Destinato a un’immensa fortuna letteraria (dal Dracula di Stoker alla recente saga di Twilight) e cinematografica (dall’espressionismo tedesco a Hollywood), il signore della notte, il non-morto che si nutre del sangue di creature giovani e belle, nato dalla fantasia popolare e tenuto in vita dalla tradizione orale, conquista la dignità letteraria nel 1819 grazie al ventunenne John William Polidori, segretario di Lord Byron e autore del raccontoIl Vampiro. Intorno alla metà di quel secolo (tra il 1855 e il 1864) il folclorista Aleksandr Afanasjev dà alle stampe una raccolta di antiche fiabe russe, una delle quali si intitola Il vampiro. A quella fiaba si ispireràMarina Cvetaeva per il suo poema Il Prode, pubblicato nel 1924 a Praga e poi illustrato da Natalja Gončarova, incontrata dalla Cvetaeva nel comune esilio parigino.
Il racconto di Polidori e le opere della Cvetaeva (soprattutto le lettere e alcune prose familiari) sono i testi a cui Andrea Nanni si è ispirato per costruire un doppio monologo in cui la stessa vicenda – la seduzione del Vampiro nei confronti delle sue vittime – viene narrata da due diversi, e a volte inconciliabili, punti di vista: quello di un giovane lord inglese e quella della sua ancor più giovane sorella. In scena due vecchi che in un flashback ricco di suspense ripercorrono le tappe di un sinistro romanzo di formazione che parte dalla Londra del bel mondo e attraversa le rovine di Roma e di Atene per poi tornare a Londra secondo una struttura circolare che non chiude il racconto ma apre una spirale vertiginosa in un moltiplicarsi di riflessi illusori e di maschere sociali dietro le quali affiorano pulsioni inconfessabili, in bilico tra omosessualità e incesto. Il naufragio dei buoni sentimenti, l’innocente come vittima designata, la passione come territorio di caccia per predatori senza scrupoli, lo spettro della follia: nel racconto scenico il gotico si fa specchio di una sensibilità contemporanea intrisa di crudeltà, in cui non è facile distinguere tra vittima e carnefice. Uno specchio oscuro in cui affiorano i turbamenti della giovinezza, in cui balena improvvisa agli occhi degli spettatori la possibilità che il male si intrecci indissolubilmente con l’incarnazione della bellezza.
in scena
dal 9 al 21 novembre 2010
CRT Salone – vai al programma 2010/2011 del Crt
Milano