Questa recensione fa parte di Cordelia di aprile 25
Farm in the Cave è una formazione proveniente dalla Repubblica Ceca sempre alla ricerca di un dialogo tra i diversi linguaggi. Nel caso dello spettacolo del 2022 portato allo Spazio Rossellini grazie ad Orbita e Atcl (secondo di un dittico dedicato a Farm in the cave) il Commander del titolo è il nickname del leader della Feuerkrieg Division, un gruppo neonazista che ha operato in Estonia tra il 2018 e il 2020. Fino a qui non ci sarebbe nulla per cui sgranare gli occhi, i collettivi neonazisti sono purtroppo una realtà europea, solo che in questo caso si trattava di un’organizzazione dedita a fare proselitismo online tra i giovanissimi e il suo leader, Commander, aveva appena 13 anni. Ecco allora che mentre il pubblico si siede nella platea del Rossellini, nello schermo sistemato su un parallelepipedo che incombe sulla scena in loop viene proiettato un video in cui bambini con camicia bianca e cravatta giocano ad acchiapparella: pelle bianchissima, biondi, in salute e sorridenti. Eppure qualcosa di inquietante affiora nei loro sguardi e in quelle divise da perfetto “ariano”. Come d’altronde sarà inquietante anche il video successivo, nel quale si vede la camera del ragazzo: un joypad penzola dalla scrivania, c’è un acquario; oppure la scena – sempre proiettata – in cui i ragazzini parlano come adulti di argomenti come sesso e morte mentre mangiano un gelato. La partitura fisica e musicale è potentissima, imita azioni di guerra, combattimenti, fino al grottesco parossismo, alternando soli a coreografie di gruppo, la ricerca è sul gesto, sulla violenza e sulla relazione con la musica dal vivo e il tessuto rumoristico. Una performance totale e sbalorditiva quella diretta da Viliam Dočolomanský (parte di un progetto più ampio sul tema, il quale comprende anche uno sviluppo educativo fatto di video e workshop) che però nulla ha a che vedere con il teatro documentario: costringe lo spettatore a scavare in questa storia (anche successivamente alla visione), a ricercarla nella foresta di immagini e rimandi che compongono la drammaturgia di scena (come per le centinaia di coni che cadono verso la fine alludendo a quei gelati mangiati dai ragazzini), in un continuo travaso tra performance live e video. (Andrea Pocosgnich)
Visto allo Spazio Rossellini Concept, regia e coreografia: Viliam Dočolomanský Drammaturgia: Sodja Lotker, Markéta Hrehorová Musiche: Štěpán Janoušek Video: Erik Bartoš, Sláva Pecháček, Karel Šindelář Light Design: Felice Ross Sound Design: Eva Svobodová Con: Andrej Štepita, Gioele Coccia, Nicolas Garsaults, Barbora Ješutová, Matuš Szegho, Hana Vara-dzinová, Štěpán Janoušek, Šimon Janák In video: Julian Hajduk Brown, Heřman Tajovský, František Souček, Tomáš Richard Brenton, Michal Vrubel, Kryštof Brož, Kryštof Koníček, Oliver Vyskočil, Mikuláš Rychetský a další. Progetto co-prodotto da DOX Centre for Contemporary Art and LOFFT – DAS THEATER, con il supporto di The PPF Foundation, Ministry of Culture of the Czech Republic, Città di Praga, European Solidarity Corps, Città di Lipsia– Cultural Office in partnership con O2 Chytrá škola, Prague Music Performance e Stable-Studios. L’evento è in corealizzazione con Spazio Rossellini/ATCL