Recensione. A Lecce il Balletto del Sud è una armata di talenti che nelle mani di Fredy Franzutti si è trasformata in una antologia ispirata al repertorio modernista di Mikail Fokin, realizzata nel 2022 a 80 anni dalla morte.
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Più ricostruzioni per tutti! Verrebbe proprio voglia di dire perché è stata una vera orgia della memoria, un baccanale carnevalesco dell’archeologia, un tripudio della stratificazione incomponibile del passato che si dissemina sempre presente. Fredy Franzutti ha confezionato con Il Cigno (visto con la sua compagnia Balletto del Sud al Teatro Apollo di Lecce) una larga galleria barocca in forma antologica di quadri coreografici ispirati al repertorio di Mikail Fokin. È lavoro del 2022, e omaggia l’immensità di questo pioniere del balletto modernista, a ottanta anni dalla morte. Il lavoro di Franzutti ha inoltre una imponente cornice drammaturgica ispirata alle sue memorie scritte e pure di recente tradotte in italiano (ma combinate qui per l’occasione da Walter Prete): una drammaturgia che in scena è tenuta in piedi benissimo dall’attore Andrea Sirianni.
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Ma nell’angolo di proscenio c’è, di questa serata, il più vero coreografo in seconda, il pianista Scipione Sangiovanni, che ha eseguito brani diversissimi mantenendo per ognuno identità e sfumature stilistiche anche molto differenti. Mica facile, né scontato: per Nicolas Nabokov, il 900 musicale era pari a uno zoo. È stato dunque come entrare in studio, tra i sudati fuochi della fucina coreografica, in un’abbuffata sapiente, una baldoria pure molto istruttiva. L’iperbole è dovuta perché il godimento sempre sovrasta. Franzutti rivendica a sé l’immagine dell’artigiano di bottega (e tutta la retorica della compagnia d’autore) ma non son più tempi, “Signora mia per carità”, e io non ci casco: è invece impresario scaltro e bravissimo che lavora per un preciso folto & fidato pubblico che lui stesso ha cercato ed educato nel tempo come un ingegnere pignolo perché visionario, o come un rabdomante birbone perché di lungo corso. Nessuno provi a distinguere questi ruoli perché si succedono nel paradosso, e pure gli riescono, benissimo.
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Non tutto però funziona: Les Sylphides (Chopin) non è granché, manca lo spazio, e la nostalgia; il frammento da Petruška (Stravinskij) sembra declassato a una troppo interscambiabile pulcinellata; ma invece Arlecchino e Colombina (da Carnaval, musica di Schumann) funzionano che è una meraviglia (per gli occhi e il cuore: sono Hiroki Kobajashi e Alice Leoncini), come sorprendente la reimmaginazione di Franzutti per l’ensembe della Tarantelle dalla Chopiniana di Fokin (vera trouvaille della serata, con tanto di fondale dipinto a pastello con il golfo di Napoli e il Vesuvio fumante); ma poi i brani da Le Pavillon d’Armide (Čerepnin), con la magica e centrata presenza di Giulia Ricciardulli; Lo spettro della rosa (von Weber) reso attualissimo dalla stordita (dal sonno!) Alice Leoncini e dal seduttivo di-petali-vestito Ovidiu Chitanu; e il duo hot da paura tratto da Shéhérazade (Rimskij-Korsakov), di Aurora Marino e Robert Chacon; Uccello di fuoco (Stravinskij) e, infine, La morte del Cigno (Saint-Saëns) della prima vibratile e intensa, poi algida e precisa Nuria Salado Fustè.
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Sono insomma tutti pezzi di bravura ballati con talento e generosità e un dignitoso rispetto dei caratteri e degli umori da una compagnia straordinaria (Franzutti naturalmente aggiunge molto del suo con perizia e dedizione non meno che con calcolata immaginazione, ed è uno spasso sentire i racconti sull’incetta di tappezzerie d’epoca e rivestimenti consunti da cui ricucire i costumi effetto d’epoca). Alla fine soprattutto resta la capacità di incarnare oggi (nei modi più liberi e affettivi possibili) la varietà e la ricchezza del comporre fokiniano di ieri, davvero proverbiale in tanta forza di contaminazione: questa è una compagnia che tutt* dovrebbero vedere, extra-Lecce!
Stefano Tomassini
Lecce, Teatro Apollo, Febbraio 2025
IL CIGNO
creato nel 2022 in occasione degli 80 anni dalla morte di Michel Fokine
coreografie di Fredy Franzutti da Michel Fokine
musiche di
Fryderyk Chopin, Robert Schumann, Aleksandr Nikolaevič Čerepnin,
Igor Stravinskij, Carl Maria von Weber, Nicolaj Rimskij-Korsakov, Camille Saint-Saëns
testi di Walter Prete
nuova creazione
produzione n°45 FF 2022
durata: 1h,40 minuti