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PARENTI TERRIBILI (di J. Cocteau, regia F. Dini)

Questa recensione fa parte di Cordelia di gennaio 25

Foto Serena Pea

Sono dei parenti davvero terribili quelli che Filippo Dini ha portato al Teatro Elfo Puccini, anzi, terribilissimi. È attraverso loro, e senza indugio alcuno, che il regista porta a compimento la sua trilogia sulla famiglia disfunzionale (con Casa di bambola di Ibsen e Agosto a Osage County di Tracy Letts) immergendosi nel testo del 1938 del francese Jean Cocteau, restituito nella traduzione da Monica Capuani. Nevrotici e dalla verve corrosiva, questi parenti non hanno scampo: sono intrappolati dalla curata scenografia, che li chiude in una morsa stretta e dall’alto gradiente tensivo, ora concentrata morbosamente sulla camera da letto, ora sospesa sopra i capi e “incombente” come il destino; sono intrappolati dalle distorte dinamiche relazionali, dall’amore non corrisposto della cognata Leonie (Milvia Marigliano), beffarda e affabile nel muovere i fili della trama, dal complesso edipico tra madre/figlio di Yvonne (Mariangela Granelli) e Michael (Cosimo Grilli), che ha un livello di tossicità davvero mortale, dalla ribellione di un padre (il regista stesso) a quello stesso complesso e dalle ripercussioni di questi moti familiari su una giovane relazione che fatica a reggerne il peso, quella tra il capriccioso figlio e Madeleine (Giulia Briata). Dini orchestra questi rapporti sulla scena con l’abilità dell’esperienza e alterna la strillante tragicità della madre, un pugno di angoscia e ansie, alla comicità di marito e cognata, che si trovano a gestire un tradimento e il suo inevitabile mascheramento. È una comicità che, tuttavia, urla anch’essa: in questa pièce, come anche in altri dei suoi lavori, la regia fa esplodere come una granata ogni personaggio, così dimostrando un’isteria fittizia, tutta nervi e monotono. Ed è forse questo quello che manca al lavoro di Dini, una modulazione più netta della tensione in scena che si articola tra momenti alti e bassi, tra acuti e gravità, che permetta di distillare il dramma per far emergere una comicità più naturale e meno esasperata. (Andrea Gardenghi)

Visto al Teatro Elfo Puccini di Milano. Crediti: di Jean Cocteau, traduzione Monica Capuani, regia Filippo Dini, con Milvia Marigliano, Mariangela Granelli, Filippo Dini, Giulia Briata, Cosimo Grilli, produzione TSV – Teatro Nazionale, Fondazione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile Bolzano

Cordelia, gennaio 2025

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Andrea Gardenghi
Andrea Gardenghi
Andrea Gardenghi, nata in Veneto nel 1999, è laureata all’Università Ca’ Foscari di Venezia in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali. Prosegue i suoi studi a Milano specializzandosi al biennio di Visual Cultures e Pratiche Curatoriali dell’Accademia di Brera. Dopo aver seguito nel 2020 il corso di giornalismo culturale tenuto dalla Giulio Perrone Editore, inizia il suo percorso nella critica teatrale. Collabora con la rivista online Teatro e Critica da gennaio 2021.

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