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SONATE BACH (coreografia e regia di Virgilio Sieni)

Questa recensione fa parte di Cordelia di dicembre 24

Foto Orlando Caponetto

A Cango ogni performance è unica, forse irripetibile. Per la natura dello spazio, per il dèmone che lo abita, per la memoria dei muri carica di voci. Qui Virgilio Sieni ha ripreso uno dei suoi lavori più belli, Sonate Bach. Di fronte al dolore degli altri (sulle Tre sonate per viola da gamba e pianoforte di J.S. Bach, e in dialogo coll’omonimo libro di Susan Sontag del sottotitolo). È del 2006 ed è scandito da 11 date emblematiche di tragedie del nostro presente, ma ora ritorna a noi trasformatissimo: niente musica eseguita dal vivo, in compenso si è aggiunto un interprete, ed è venuta a mancare la proiezione di un video (di Sofri), a suo tempo importante, oggi qui dispensabile. Le immagini di orrore di un mondo sempre più in fiamme già circondano e assediano abbastanza il nostro quotidiano. Le ragioni di un nuovo e rinnovato immaginario di compassione, di fronte all’orrore e alla morte, alla sopraffazione e all’ingiustizia, devono trovarsi direttamente nella prossimità dei corpi. Una prossimità che allude (e immagino debba condurre) a una comunità di cuori. La disposizione spaziale di Cango consente questo, perfettamente. L’inedito avvio è perturbante: i danzatori entrano camminando sulle ginocchia, come corpi mutilati nel buio che li inghiotte. Sono anatomie in rovina che chiedono, nel gesto, risposte. In scena, sorprende Jari Boldrini (sempre più dinamico e in stato di grazia) perché sa sempre cosa fare e dove e quando, non ha bisogno nemmeno di pensare; Maurizio Giunti è certo più istintivo, ma il suo fare non è meno puntuale e preciso e luminoso; mentre Andrea Palumbo si raccorda perfettamente con un atletismo gestuale capace di continue epifanie, come le linee di Valentina Squarzoni che sovrastano tutto, quasi in ogni istante della sua presenza. Ma è Giulia Moreddu il corpo più sapiente nel presentarsi dolente e inerte e trasfigurato dalla sofferenza (in una lunga, febbrile e sospesa slow motion con Jari che fa tremare i muri), di fronte alla quale siamo tutti costretti, sottomessi, spettatori incapaci d’azione. (Stefano Tomassini)

Visto a Cango. Coreografia e regia Virgilio Sieni, Interpreti Jari Boldrini, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, Andrea Palumbo, Valentina Squarzoni, Musica J.S. Bach Tre Sonate per viola e pianoforte (BWV 1027, 1028, 1029), Costumi Giulia Pecorari, Giulia Bonaldi, Marysol Maria Gabriel, Luci Andrea Narese, Virgilio Sieni, Direzione tecnica Marco Cassini, Produzione Compagnia Virgilio Sieni, in collaborazione con Festival Chiassodanza, RED Festival Reggio Emilia Danza.

Cordelia, dicembre 2024

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Stefano Tomassini
Stefano Tomassini
Insegna studi di danza e coreografici presso l’Università Iuav di Venezia. Nel 2008-2009 è stato Fulbright-Schuman Research Scholar (NYC); nel 2010 Scholar-in-Residence presso l’Archivio del Jacob’s Pillow Dance Festival (Lee, Mass.) e nel 2011, Associate Research Scholar presso l’Italian Academy for Advanced Studies in America, Columbia University (NYC). Dal 2021 è membro onorario dell’Associazione Danzare Cecchetti ANCEC Italia. Nel 2018 ha pubblicato la monografia Tempo fermo. Danza e performance alla prova dell’impossibile (Scalpendi) e, più di recente, con lo stesso editore, Tempo perso. Danza e coreografia dello stare fermi.

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