È una delle massime studiose italiane di balletto nella prima metà dell’Ottocento, e già in passato si era diffusamente occupata della genesi di Giselle, che Vittoria Ottolenghi apostrofava, con giusta cognizione, come «balletto perfetto». Eppure, in questo nuovo volume, Elena Cervellati, che insegna all’Università di Bologna, mette insieme due nomi, due icone, «due eterogenei prodotti culturali» (secondo le sue stesse parole), nati in Francia ma poi subito processati in «una necessaria traduzione interculturale» in Italia, «tra gli anni Quaranta e gli anni Sessanta del XIX secolo», per disseminarsi come esperienze leggendarie del mondo romantico e fantastico e notturno. Unitamente a una puntuale ricostruzione storica e analitica della ricezione italiana del balletto e della geografia che in qualche modo ne ha definito la sua identità europea, si aggiunge una imponente sezione di materiali inediti, che allargano notevolmente l’orizzonte della lettura. E delle conoscenze. Oltre a una prodigiosa bibliografia finale, si aggiungono i libretti (nelle importanti traduzioni che sono veri e proprî adattamenti quando non invenzioni di nuovi immaginarî), le critiche sulla stampa periodica (di penne illustri, come Carlo Tenca e Felice Romani, pure Collodi), le cronologie delle tournée e i numerosi componimenti d’occasione in lode di Taglioni. Così, ad esempio, nel perentorio epigramma di Giovanni Marchetti (poeta e noto dantista) del 1842: «Diva Tersicore | De’ Vati Achei | Fosti una Favola | Sino a Costei». (Marie Taglioni e Giselle in Italia. Migrazioni e traduzioni del balletto romantico nell’Ottocento, di Elena Cervellati, Ephemeria, 2024)