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Con Capitolo due Massimiliano Civica riporta la commedia nel teatro d’arte

Recensione. Capitolo due di Neil Simon è il nuovo spettacolo di Massimiliano Civica che ha debuttato al Teatro Vascello di Roma nel programma di Romaeuropa. Prodotto dal Teatro Metastasio ha replicato poi a Torino e da gennaio 2025 sarà in tournée a Genova, Modena, Prato, Milano.

Foto Cosimo Trimboli

Certe rivoluzioni sono piccole e silenziose, nel nostro asfittico sistema teatrale possono arrivare quando meno sono annunciate. Ci voleva Massimiliano Civica, che con il comico spesso stringe relazioni fruttuose, – si pensi anche a Belve del 2018 – per farci tornare a riflettere su quello strano oggetto – mai ben identificato dalla cultura teatrale italiana – che è la commedia, ancora meno a fuoco quando si tratta di commedie contemporanee. Perché il rapporto che i teatri italiani – non puramente commerciali – hanno con la comicità è quello che solitamente si ha a una festa con gli invitati con cui nessuno vuole parlare. É un rapporto strano, ne avevo già parlato qualche anno fa in questo articolo. La comicità trova posto nei teatri d’arte solo come genere ibridato e nella ricerca quando parla a cerchie più ristrette. Raramente però appaiono opere che sfuggono ai recinti delle catalogazioni trovando posto addirittura nei palcoscenici più importanti della più alta aristocrazia teatrale. Con Capitolo due di Neil Simon, prodotto dal Metastasio con la regia del suo direttore, è accaduto questo felice cortocircuito. E nella replica alla quale ho avuto modo di assistere certe risate erano talmente rumorose da coprire talvolta l’incipit successivo del dialogo. Perché il comico a teatro ha questo potere, in maniera ineludibile restituisce performativamente e sonoramente la relazione diretta di ogni spettatore o spettatrice con la scena. È perciò espressione conclamata di come ci posizioniamo nel mondo, nella società.

Foto Cosimo Trimboli

Civica si occupa qui anche della traduzione e dell’adattamento del testo, questioni centrali quando si parla di meccanismi comici. E infatti tutto è modernissimo, vivente e vicino a noi nella lingua teatrale di Capitolo due. Filologica invece l’ambientazione, pur nella sua essenzialità, mobili e costumi anni ’70, con il palco del Vascello idealmente diviso in due parti: quella di sinistra è la casa di George, con un arredamento più scuro e meno ricercato, scrivania spaziosa grigia e divanetto dalla foggia ordinaria; nella parte di destra, l’appartamento di Jennie, stesso arredamento ma con mobili di design, scrivania dagli angoli arrotondati e divanetto ocra con i piedini di metallo. Tra i divani due comodini stretti che servono solo per i due telefoni: in quel punto, che ospita lo strumento usato per eccellenza per avvicinare persone lontane, i corpi dei protagonisti sono invece vicinissimi.

Foto Cosimo Trimboli

Facciamo un passo indietro. Neil Simon scrive questa commedia nel 1977, quattro anni dopo la morte della sua prima moglie. Lo spettacolo debutta a Los Angeles nello stesso anno, ma è a Broadway che avrà un successo meritato e costante, con ben 856 repliche. Lo scrittore newyorkese ne scrisse anche una versione per il cinema diretta nel ‘79 da Robert Moore e interpretata da James Caan che però non ebbe la stessa accoglienza dell’allestimento teatrale. Il capitolo due del titolo sta proprio nella possibilità di rimettersi in carreggiata dopo un evento distruttivo: George, il protagonista della pièce, qui uno straordinario Aldo Ottobrino, amava sua moglie come si ama una compagna di vita, la cui sparizione apre un vuoto insostenibile. La maestria di Simon sta nel mascherare il tragico con il comico: non solo la perdita di una compagna di vita, ma anche un amore che nascendo si porta dietro tutta l’instabilità e la fragilità di qualcosa che inizia – i passi indietro, il rischio dei paragoni con la moglie… In questa New York di fine ’70 tutto è intriso di malinconia e umorismo (come nelle migliori pellicole di Woody Allen), e il secondo non è solo una difesa contro la prima, anzi talvolta la sottolinea e con leggerezza ci lascia sguarniti di fronte alla nostra caducità. Certo, si parla “solo” di amore, ma di che altro vuoi parlare (per dirla con Brunori) quando la relazione amorosa è il fulcro di uno scandaglio umano di tale profondità?

«A Londra è stato inquietante. Camminavo per le strade cercando Barbara. Entravo nelle boutique e i commessi mi chiedevano: “Ha trovato quello che cercava?”. “No. Non è qui” rispondevo. Pensavo: “È uno scherzo. Non è morta. Ha organizzato una fuga romantica. Mentre tutti la credono morta, io e lei ci incontriamo qui a Londra, andiamo a vivere in una casetta e trascorriamo gli anni insieme. Noi due. Da soli. In segreto. Era capace di pensare una cosa del genere. Lo sai.» (Atto 1 , Scena 1)

Foto Cosimo Trimboli

C’è però un ingrediente segreto in questo spettacolo ed è tutto nella recitazione, nella compostezza degli interpreti, nella ricerca, di precisione, sulla parola che ha ogni volta la traiettoria della linea retta: il testo in questo modo è come se avesse una consistenza solida, tridimensionale, e con questa solidità apparisse di fronte agli attori e alle attrici. Non si perde così una virgola della straordinaria drammaturgia. Se si pensa anche alla estrema pulizia della scenografia, all’ecologia dei movimenti ripetitivi e geometrici degli interpreti si riconosce una precisa visione – che da anni è ormai il cuore della ricerca del direttore del Metastasio -, una sorta di minimalismo quasi orientale che, alle prese con l’umorismo di Simon, diventa terreno neutro e accogliente nel quale far fiorire la comicità e la malinconia. Per i quattro in scena la difficoltà maggiore sta nel non risultare meccanici e noiosi: Ottobrino brilla con la sua maestria, anche per la capacità di operare leggerissime coloriture e per quel volto controllato, con il viso leggermente allungato e gli occhi tristi che lo fanno assomigliare a Buster Keaton, Francesco Rotelli – che interpreta il fratello di George – nasconde (ma non troppo) una piccola follia toscana, Ilaria Martinelli veste bene i panni di Faye, l’amica della coprotagonista, caotica nella vita e irrisolta in amore, e poi Maria Vittoria Argenti che con rigore interpreta l’attrice Jennie Malone, misurata in tutti i più piccoli movimenti, ma sorprendente in un’esplosione nel finale che la rende umanissima e con la quale non possiamo non identificarci; quando raccogliendo le ultime energie dichiara il proprio amore con un lungo monologo che termina in questo modo: «Se mi vuoi, lotta per avermi. Come io sto lottando per me. Tutti e due ce lo meritiamo. Però ammetto che un difetto ce l’ho. Un difetto enorme. Non so quando smettere di parlare. Per questo ti chiedo scusa. Ho finito.»

Foto Cosimo Trimboli

Nota a margine: nelle prime repliche al Teatro Vascello, ospitate nella programmazione di Romaeuropa (poi Capitolo due replicherà anche a Torino e Genova e nel 2025 a Modena e a Milano) si notavano i microfoni panoramici sistemati sul proscenio. Mi sembra un modo pratico e immediato di Massimiliano Civica per contribuire al dibattito, ormai all’ordine del giorno sull’amplificazione delle voci degli attori, si pensi alle varie interviste rilasciate da Umberto Orsini qualche mese fa, la posizione di Alessandro Serra o il recente post su Facebook di Emma Dante, per citarne solo alcuni; l’utilizzo dei panoramici in questo caso permette di aiutare l’attore anche nel caso della ricerca di una recitazione più intima mantenendo però la spazialità del suono teatrale.

Andrea Pocosgnich

Novembre 2024, Roma Teatro Vascello, Romaeuropa Festival

Prossime date in calendario tournée:

16.01 – 19.01  2025 GENOVA, Teatro Modena
21.01-26-01 2025 PRATO, Teatro Fabbricone
30.01 – 02.02  2025 MODENA, Teatro Storchi
06.02  2025 UMBERTIDE (PG), Teatro dei Riuniti
08.02  2025 CASTELNUOVO DI GARFAGNANA (LU), Teatro Alfieri
01.04 – 06.04 2025 MILANO, Teatro Strehler
02.04 / 2025 MILANO, Teatro Strehler

CAPITOLO DUE

di Neil Simon
uno spettacolo di Massimiliano Civica
con Maria Vittoria Argenti, Ilaria Martinelli, Aldo Ottobrino, Francesco Rotelli
scene Luca Baldini
costumi Daniela Salernitano
luci Gianni Staropoli
traduzione e adattamento Massimiliano Civica
proprietà intellettuale della traduzione di MTP Associati Srls
produzione Teatro Metastasio di Prato

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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